L’omaggio a cinque Caduti austriaci

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    A margine delle cerimonie ufficiali sull’Adamello, si è svolta una piccola testimonianza di ciò che può significare la guerra.
    Siamo nel luglio 1915 e l’Italia è appena entrata nel conflitto mondiale. L’Adamello non è ancora diventato il teatro epico che conosciamo ma gli eserciti italiano ed austriaco si scambiano le prime scaramucce.
    Che non sono uno scherzo: perdono la vita cinque soldati austriaci, i cui corpi restano sul versante italiano della montagna. I loro compagni non possono andare a recuperarli e così, con un muto accordo fra gente di montagna, i nostri compongono le salme e depongono una lapide che li ricorda. Gli austriaci non hanno sparato, gli italiani hanno compiuto un gesto di pietà per cinque coetanei. Quella tomba è rimasta a lungo sconosciuta, coperta dalla neve e dai detriti, lontana dagli itinerari turistici. Pochi anni fa è venuta alla luce, è stata restaurata, ed ora è meta di un pellegrinaggio faticoso, semplice, ricco di emozione. Il presidente Parazzini, il senatore Tarolli e pochi altri hanno reso onore a questi soldati; il parroco di Temù ha benedetto la tomba, tutti hanno cantato la preghiera dei Caduti in montagna, quel Signore delle Cime che Bepi de Marzi ha donato al mondo.