L'esercito della Grande Guerra

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    Leggo la lettera (L’Alpino n. 8 2008) del collega alpino Lorenzo Pavan che rispetto ma non condivido lo stare in disparte alle Adunate. Non sono d’accordo e reputo fuori luogo le affermazioni male armati, male vestiti e male guidati riferiti ai nostri soldati della Grande Guerra. Ritengo che l’ultimo giudizio possa limitarsi al comando del gen. Cadorna, fermo purtroppo a schemi ottocenteschi, ma sotto al gen. Diaz l’Italia ha vinto la guerra. Possiamo dedurre che l’equipaggiamento non fosse molto dissimile da quello degli altri eserciti.

    Emanuele Tabasso

    All’inizio della guerra eravamo in difficoltà, specialmente nelle artiglierie. Nel 1914 l’Italia disponeva di 40 batterie ed era la settima potenza mondiale, alla fine, guadagnata qualche posizione nella graduatoria, ne schierava 750. Dopo Caporetto gli aerei efficienti erano 198, ma a novembre del 1918 erano diventati 1.750, con una netta superiorità nei cieli sugli avversari (dati desunti da: La battaglia del Solstizio di Pierluigi Romeo di Colloredo Genova). L’armamento leggero più o meno si equivaleva: il vestiario era migliore per gli austriaci ma il vitto, specialmente dopo l’intervento dell’America, nettamente a favore degli italiani. Ho una considerazione diversa invece sul generale Cadorna, che ritengo una mente strategica di tutto rispetto. Non entro nel merito del carattere e sul modo di concepire il governo dei soldati. I suoi comandanti di armata e alcuni generali invece non sono sempre stati all’altezza dei compiti loro assegnati. Ma su questi argomenti si potrebbe discutere all’infinito.