Non ti ricordi quel mese di aprile , recita la celebre canzone popolare e titola l’opuscolo curato dall’Assessorato al Turismo della Regione Lombardia, dal Ministero della Difesa, dalla Provincia e dal Comune di Milano, in collaborazione con l’ANA e soprattutto per interessamento della sezione di Milano, nel 90º della fine della Prima Guerra Mondiale.
Che la capitale economica e morale d’Italia si sottraesse ad un appuntamento così importante era impensabile, che lo facesse alla grande è nel suo costume. Così la sera del 15 novembre davanti all’imponente struttura dell’Arcimboldi, numero due dei teatri cittadini, gran folla, come ad una prima. Gli organizzatori hanno l’aria preoccupata: i 2.500 posti si riempiono in fretta e negare l’ingresso a parecchie centinaia di persone deluse, magari venute da lontano, non è uno scherzo. Con uno strappo veniale alla puntualità meneghina apre la serata il consigliere nazionale Cesare Lavizzari.
I toni sono dimessi e forse c’è un po’ di emozione nel ripercorrere le tappe della memoria segnate nell’agenda ANA. Ricorda le fiaccole accese da sezioni e gruppi alla stessa ora del 3 novembre davanti ai memoriali dei Caduti in Italia e nei quattro continenti. E non poteva mancare, costi quello che costi, un grande falò sulla cima dell’Ortigara, a fronte della Colonna mozza.
Nel concludere, Lavizzari afferma che con la serata agli Arcimboldi si vuole trasmettere un’emozione diversa, con un concerto fuori ordinanza. Celebri canzoni del repertorio alpino e popolare entrano così in un tempio della musica, interpretate dal coro ANA di Milano e dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che i grandi eventi diventano storia quando qualcuno li canta. L’assessore al Turismo Pier Gianni Prosperini, cappello in testa, si è esibito in un elogio all’alpinità, definita grande nella sua modestia, auspicando che tutta la penisola sia alpinizzata, partendo dal ricostituito Lombardo Veneto.
Il recupero storico era puramente casuale e dovuto all’ingresso in platea dell’assessore del Veneto Elena Donazzan. Il presidente Perona, nel saluto conclusivo, dichiarandosi irrimediabilmente sabaudo, assicura che il regno degli alpini non ha confini. Al Doss Trent aggiunge credevo di aver esaurito le emozioni. Invece non si esauriscono mai alla vista di tanta gente che vuole essere con noi. Questo, ritengo, perché non abbiamo mai ammainato la bandiera e la nostra è una fede che non si inventa . E riprendendo una battuta di Prosperini conclude: La prossima volta andremo a San Siro .
Abbassamento di luci, entrano l’orchestra e il coro. Pur non essendo la prima volta che la coralità popolare va a nozze con la musica colta scrive Angelo Foletto nell’introduzione alla brochure, distribuita all’ingresso, c’è molta aspettativa perché l’Orchestra, diretta da Giovanni Veneri, è uno dei più prestigiosi complessi internazionali del ramo e il coro ANA diretto dal maestro Massimo Marchesotti gode di una reputazione di tutto rispetto. Fra qualche settimana si esibirà in Australia. Le armonizzazioni di Veneri, compositore e direttore di talento, sono attese con grandi aspettative.
L’attacco dell’Orchestra a La preghiera degli Alpini è solenne, come si conviene ad un testo sacro, con qualche indulgenza all’impianto sinfonico, ma subito il coro si prende il ruolo di narratore, mai sopraffatto dalle suggestioni degli archi. Ne esce una serata di straordinaria intensità emotiva, accentuata dalle letture di lettere e brani, recitati con grande bravura dagli attori Massimo Poggio, Federica Armillis e Andrea Fazzari. Storie di donne come Maria Plozner Mentil, di prigionieri di guerra, di morti sulla mina del Monte Cimone, storie che vanno dai Monti Scarpazzi, al Ponte di Bassano, al Piave si alternano con un susseguirsi di passaggi dalla melodia, alla canzone, alla memoria. Un’esperienza indimenticabile. (v.b.)
Pubblicato sul numero di dicembre 2008 de L’Alpino.
Una panoramica della platea del teatro degli Arcimboldi gremita in ogni ordine di posti con lo sfondo dell’orchestra sinfonica di Milano Giuseppe Verdi e il coro della Sezione ANA di Milano.