L’artiglieria da montagna ieri e oggi (2° parte)

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    Non hanno mai avuto particolare successo i tentativi di realizzare un mezzo meccanico che potesse sostituire, potenziandole, le funzioni svolte dal mulo. Alla fine degli anni Sessanta sono stati distribuiti ai battaglioni logistici delle brigate i muli meccanici, Moto Guzzi tre per tre, che hanno avuto breve vita operativa. Alla fine degli anni Settanta sono stati introdotti in servizio i motocarrelli, che pur sottoposti a successivi miglioramenti meccanici e tecnologici, si sono rivelati comunque inadeguati a sostituire il mulo, rimasto fino alla fine della guerra fredda il protagonista del trasporto operativo e logistico in alta montagna, ovvero in presenza di vie di comunicazioni limitate al movimento appiedato.

    Nei primi anni Ottanta, per rispondere alla esigenza di dotare la brigata alpina di una artiglieria di supporto generale incaricata di battere gli obiettivi di responsabilità della brigata ad un gruppo sui tre in organico alla grande unità, i pezzi da 105/14 vennero sostituiti con pezzi da campagna da 155/23 trainati da trattori TM 69. Dalla fine degli anni Ottanta, caduto il muro di Berlino, le cose cambiarono rapidamente. Con la soppressione dei primi gruppi di artiglieria da montagna dotati di 105/14, anche i muli vennero ritenuti non più necessari.

    Quelli più giovani e di nuova rimonta (provenienti dal centro di riproduzione di Grosseto), compresi quelli delle compagnie mortai dei battaglioni alpini, furono concentrati in un’unica sezione salmerie del gruppo Lanzo, presso la caserma D’Angelo di Belluno. Si pensava, in un primo tempo, di conservarne le tradizioni riunendoli in una sezione storica che però, pochi anni più tardi, dovette misurarsi con la crescente contrazione degli arruolamenti.

    Non pochi reparti, infatti, in quegli anni erano sottoalimentati ed operavano in evidente carenza di risorse. Alla fine del 1993 anche l’ultima sezione salmerie venne soppressa ed i muli vennero venduti. Alcuni furono acquistati da alpini in congedo che li sottrassero al loro prematuro, immeritato ed infausto destino.

    A partire dagli anni Novanta anche i reparti di artiglieria da montagna vennero impiegati molto spesso privi dei materiali di artiglieria in dotazione ed in qualità di unità di manovra, unitamente a tutti i reparti della forza armata nelle operazioni di controllo del territorio in Patria, nelle regioni del Sud d’Italia, e all’estero: Mozambico, Albania ed ex Jugoslavia.

    La fine della contrapposizione bipolare e l’insorgenza di nuovi scenari internazionali, che hanno determinato il progressivo passaggio da un esercito di leva a quello professionale per disporre di uno strumento commisurato alle nuove esigenze operative, hanno infine comportato l’ulteriore soppressione di altri gruppi di artiglieria. Diversamente dal passato, quando nelle brigate alpine il rapporto tra battaglioni alpini e gruppi di artiglieria da montagna era di uno a uno, al termine del processo di ristrutturazione durato più di dieci anni, in ambito brigata alpina c’è attualmente un solo reparto di artiglieria, a fronte di tre reparti di fanteria alpina, denominati reggimenti.

    Il reggimento di artiglieria, in organico alle due brigate alpine ha in dotazione due linee di materiali di armamento. Si tratta di 24 obici FH 70 da 155/39, trainati da moderni trattori che dispongono anche di una cabina per il trasporto dei serventi, e di 6 mortai rigati Thomson da 120 millimetri di fabbricazione francese, trainati da VM90. Sotto il profilo tecnico artiglieresco, il reggimento per l’impiego dell’obice FH70 dispone di un sistema per il calcolo dei dati di tiro denominato SAGAT (Sistema di Automazione per il Gruppo Artiglieria Terrestre).

    Dispone inoltre di moderni sistemi per la rilevazione dei dati topografici, l’acquisizione degli obiettivi e la sorveglianza del campo di battaglia. Gli artiglieri da montagna, come avviene per gli alpini, pur provenendo per la gran parte dalle regioni del Sud d’Italia, una volta completata presso i reggimenti di addestramento volontari la formazione di base e, presso i rispettivi reparti, i corsi formativi di ciascun incarico, svolgono l’attività di qualificazione alpinistica e sciistica in ambito di ciascuna brigata di appartenenza, ed i corsi di perfezionamento presso il Centro Addestramento Alpino.

    Anche i montagnini del 1º e 3º reggimento di artiglieria terrestre delle due brigate alpine, nei periodi di ricondizionamento intercorrente tra gli impegnativi periodi di impiego nei teatri operativi all’estero, svolgono le attività tipiche delle tradizioni alpine: le marce, le escursioni, le ascensioni alpinistiche i raids ed i CaSTA (Campionati sciistici delle Truppe alpine).

    Negli ultimi anni i reggimenti di artiglieria in organico alle brigate alpine hanno operato in Afghanistan e nel teatro balcanico in funzione di unità di manovra per il controllo del territorio, privi dei materiali di artiglieria, confermando eccellenti capacità ad operare in contesti multinazionali e non comuni conoscenze delle procedure tecnico operative tipiche delle operazioni di supporto, di mantenimento e di ristabilimento della pace nelle aree di crisi.

    Col. Donato Lunardon


    Il colonnello Donato Lunardon

    Il colonnello Donato Lunardon è nato a Rossano Veneto (Vicenza) il 15 agosto 1951. È coniugato ed ha 3 figlie. Prima di frequentare l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Applicazione d’Arma, ha prestato servizio presso la compagnia genio pionieri della brigata Cadore . Quale ufficiale di artiglieria da montagna ha prestato servizio ai gruppi Lanzo e Belluno nei quali ha rispettivamente comandato la 44ª e la 24ª batteria someggiata. Ha frequentato il 111º corso di Stato Maggiore e Superiore di Stato Maggiore.

    Ha conseguito la laurea in scienze strategiche ed il master di 2º livello presso l’Università di Torino. Ha in seguito comandato il gruppo Lanzo e, successivamente, il 2º reggimento artiglieria alpina Vicenza . In qualità di ufficiale di Stato Maggiore ha prestato servizio presso il Comando 4º C.A. alpino e Comando Truppe alpine, dove attualmente ricopre l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore Supporto