L’abbraccio di Cividale agli alpini

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    Il cambio dei comandanti dei reparti è un rito che si ripete con un cerimoniale che non ammette creatività. Che si faccia all’interno di una caserma o su una piazza pubblica nulla cambia nella disposizione dei reparti in armi, nell’ingresso delle autorità civili e militari, nei brevi indirizzi di saluto. Si potrebbe pensare che la cronaca, una volta scritta, potrebbe servire per ogni circostanza, con piccoli ritocchi.

     

    Invece chi ha avuto il privilegio di partecipare al cambio di Cividale, il 16 aprile, ha vissuto una giornata diversa, di intenso coinvolgimento. Sarà l’atmosfera di una città che ha visto tanta storia scorrere sul solco smeraldino del Natisone, saranno gli edifici e le piazze carichi di un passato alpino pieno di memorie care, certo è che in piazza Duomo abbiamo provato le emozioni del bel tempo antico.

    Lì c’era tutta la comunità, dai bambini e ragazzi delle scuole, alla gente incuriosita, agli alpini delle Sezioni e dei Gruppi sempre indaffarati con vessilli e gagliardetti come se fosse un’adunata di reclute, alle forze dell’ordine e ai nostalgici alla ricerca di un commilitone che lì deve pur esserci. In questo contesto di festosa accoglienza entrano nel recinto riservato alla cerimonia i vessilli e gagliardetti ANA, il Labaro scortato dal vicepresidente vicario Marco Valditara e dai consiglieri Antonio Cason, Giuliano Chiofalo, Luigi Bernardi e Nino Geronazzo, una dozzina di gonfaloni con i relativi sindaci, i prefetti di Udine e Gorizia, i giovani in armi, applauditissimi, la bandiera di guerra dell’8º Rgt., il comandante uscente della Julia, gen. Paolo Serra e quello subentrante, gen. Gianfranco Rossi.

    Ultimi a fare il loro ingresso, il comandante delle Truppe alpine, gen. D. Alberto Primicerj, del COMFOTER, gen. C.A. Armando Novelli che accompagna, per la protocollare rassegna, il capo di Stato Maggiore dell’Esercito Fabrizio Castagnetti. La famiglia alpina, la società civile e tanta gente, che per qualche ora dimentica gli assilli della quotidianità, sono presenti a festeggiare i nostri soldati, molti dei quali sono appena rientrati da una difficile e rischiosa missione in Afghanistan. Prende la parola il gen. Serra. Saluta le autorità, gli alpini, i presenti e dedica solo qualche cenno all’importante esperienza di comando della Julia e di consistenti forze multinazionali, in un’area strategica dell’Afghanistan, Herat, dove si sta giocando una partita difficile, contro un avversario fantasma che semina terrore e morte.

    Non è stata una trasferta senza rischi, ma i nostri soldati sono riusciti a stabilire con la popolazione afgana rapporti di stima e di fiducia che lasciano intravedere un segno di speranza nel futuro. Al controllo militare del territorio si è affiancata un’attività umanitaria con aiuti alla popolazione e opere essenziali per la crescita delle comunità. Ambulatori, scuole, ponti, realizzati anche con il contributo di amministrazioni civiche, comitati, sezioni ANA, hanno contribuito a rompere la diffidenza ancestrale degli afgani verso gli stranieri, soprattutto se in armi, e a radicare, in persone abituate a subire violenze e sopraffazioni di ogni genere, il seme della simpatia verso i nostri soldati. I sorrisi dei bambini sono stati la migliore ricompensa, dice il gen. Serra, senza dimenticare quanto importante sia stato l’aiuto dell’affetto delle famiglie, degli amici, dei superiori . Nell’esprimere la stima ai suoi soldati, li definisce saggi e fortunati, eccezionali , e dichiarandosi soddisfatto di loro si commuove.

    Questo tocco di umanità completa il ritratto di un brillante ufficiale, di cui gli alpini vanno fieri. E la piazza applaude a lungo. Il gen. Rossi, con la sua discrezione pari alla determinazione, saluta le autorità presenti e riserva ai comandanti della Julia che lo hanno preceduto molti sono presenti in tribuna e tra questi anche il gen. C.A. Bruno Iob parole di affettuosa riconoscenza. Al collega gen. Serra testimonia i sentimenti di una lunga e sincera amicizia, consolidata da un fruttuoso percorso di lavoro insieme. L’impegno nell’addestramento dei nostri militari, costantemente perseguito in questi ultimi anni, ha coinciso con l’esigenza di coniugare modernità e conservazione della tradizione alpina. Una scommessa che si ha motivo sia stata vinta.

    Conclude affermando che essere della Julia significa custodire e infondere, a chi ne perpetua il nome, lo spirito ereditato. Il sindaco di Cividale, Attilio Vuga, ricordato che l’Afghanistan è un paese esistente solo sulla carta perché ha bisogno di ricostruire le strutture della sua organizzazione amministrativa dopo trent’anni di guerra, ha espresso il suo compiacimento per l’opera svolta dai nostri militari, in condizioni di estrema difficoltà, ma accompagnati dalla stima e dalla simpatia della popolazione, come ha avuto modo di constatare nel corso di una sua visita.

    La strada della solidarietà afferma soprattutto attraverso l’iniziativa Un ponte per Herat’, è stata una ricchezza per noi. È andata oltre le aspettative. Un forte stimolo per tutti a contribuire alla rinascita di quel paese . Nel concludere si complimenta con il gen. Serra, anche per la sua umanità, e assicura che gli alpini sono ancora nel cuore della gente. Come una volta. Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, gen. Castagnetti, dopo aver reso omaggio alla Bandiera di guerra, manifesta la soddisfazione di portare il suo saluto a dei soldati che rientrano da una missione particolarmente impegnativa, in un territorio compartimentato, che presenta condizioni estreme di impiego. Il 7º e l’8º Rgt. hanno dimostrato di possedere preparazione professionale, sicura azione di comando e controllo operativo. Lo spirito di Corpo è un valore aggiunto quando si devono affrontare compiti importanti e ad alto rischio.

    Aiuta a sviluppare sentimenti autentici di comprensione e di umanità. Il Comandante riconosce lo straordinario aiuto offerto alla polizia e all’esercito afgani e sottolinea come la sinergia con le amministrazioni locali, le sezioni ANA ed altre associazioni in progetti a favore della popolazione, dia un ulteriore contributo alla crescita d’immagine dei nostri militari. Il gen. Castagnetti infine ricorda l’importanza dell’Esercito nella politica estera italiana. Siamo presenti in paesi come il Kosovo, il Libano ed altri, senza dimenticare gli oltre 4.000 soldati impiegati in operazioni di polizia interna. Manifesta infine la sua soddisfazione per la grande professionalità di questi splendidi uomini , complimentandosi con un bravo Serra! ed augurando al neocomandante gen. Rossi un’esperienza ricca di soddisfazioni . (v.b.)