Fra i terremotati, per dare aiuto e solidariet

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    Sei, sette file ordinate di tende blu montate dove una volta c’era un prato o lo stadio del paese. Si vive così, in pochi metri quadri, caldi di giorno e molto freddi la notte, a Paganica, San Demetrio, Barisciano e in tutte le decine di tendopoli dell’Abruzzo. La notte del 6 aprile molto ha cambiato. Al dramma e ai lutti, alcuni dei quali hanno cancellato intere famiglie, si somma la paura della popolazione per il susseguirsi delle scosse.

     

    Molti paesi sono stati violati nell’intimo, a L’Aquila interi quartieri saranno da ricostruire, Onna non esiste più. Chi ha ancora una casa non si fida e preferisce stare scomodo ma al sicuro. Chi ha una tenda l’ha montata nel giardino di casa, in migliaia si sono rifugiati negli accampamenti con lo smarrimento e la paura negli occhi ma con una dignità esemplare. Da chi aveva la bottega o la casa costruita con amore e sacrificio, all’imprenditore che dà lavoro a decine di persone, la parola che riecheggia nei loro discorsi è ricominciare. Perché prima lo si fa, prima ci si rimpossessa della propria vita e anche della propria identità.

    Gli aiuti della Protezione civile nazionale che ha allestito in tempi record la Direzione Comando e Controllo nella palestra della Scuola sottufficiali della Guardia di Finanza a Coppito, sono stati importanti e immediati. Anche l’ANA ha fatto la sua parte.

    I nuclei cinofili dell’Associazione, i primi a giungere a L’Aquila e nelle frazioni vicine per cercare persone intrappolate sotto le macerie, sono stati attivati appena 3 ore dopo il sisma e coordinati da Franco Bottegazzore e successivamente dal coordinatore nazionale Giovanni Martinelli. Al nucleo Maiella della Sezione Abruzzi si sono aggiunte altre 10 unità cinofile che nei giorni successivi, tra avvicendamenti e integrazioni, hanno raggiunto il numero massimo di 19. Un lavoro contro il tempo per animali e conducenti che, tra Paganica e Onna ha permesso di salvare 5 delle 23 persone trovate sotto le macerie.

    L’ANA ha inviato nei giorni successivi altri 750 volontari (che nei giorni successivi, con i cambi, sono arrivati a oltre 1.500) la metà dei quali aggregati alle colonne mobili regionali. I volontari hanno trasportato cucine da campo per garantire il sostentamento della popolazione, gruppi elettrogeni e materiale per i collegamenti radio. Nei primi giorni si è pensato all’essenziale: gli alpini hanno montato tende, posizionato i bagni chimici, aperto le cucine mobili e raccolto materiali necessari al funzionamento del campo. Hanno lavorato giorno e notte senza sosta. Non tutto è perfetto, ma molto funziona. E gli ospiti vedono e percepiscono l’impegno di quelle tute gialle con il cappello in testa che si parlano in abruzzese, bergamasco, bresciano o veneto, ma che quando c’è qualcosa da montare o cucinare s’intendono con un’occhiata.

    È proprio per essere vicino alle penne nere della Protezione civile ANA e portare solidarietà a chi ha perso tanto che il presidente nazionale Corrado Perona ha voluto recarsi nei luoghi del terremoto, accompagnato dal consigliere nazionale abruzzese Ornello Capannolo. Appena giunto il presidente Perona ha visitato il campo di Paganica, sede del coordinamento della Protezione civile del 4º Raggruppamento, dove ha incontrato il presidente della Sezione Abruzzi Antonio Purificati.

    È l’ora del pranzo a Paganica. Una fila ordinata di persone attende di essere servita. Si passa sotto l’alta copertura in legno e plastica montata per proteggere lo spazio tra il banco delle cucine mobili e il tendone mensa. Un piatto di pasta, affettati, verdure, dolce e frutta, da bere acqua e altre bibite a seconda delle disponibilità giornaliere. Accanto alla zona cucine e mensa, un pullmino per le comunicazioni radio e poi tende ovunque, tranne che per gli spazi dedicati ai servizi medici, al mezzo del servizio postale mobile, ai servizi chimici, ai bagni e alle docce. Comodità (soprattutto per i più anziani) e privacy sono un miraggio, ma ci si arrangia.

    Nei campi anche i gesti ordinari come lavarsi o mangiare necessitano di programmazione perché si è in tanti e si deve cercare il momento giusto per far meno fila. Si pensa anche ai più piccoli: una parte del campo è dedicata a zona giochi per i bambini perché anche loro hanno bisogno di svagarsi e socializzare. Sopra tutto la sicurezza del campo, che è garantita principalmente dai volontari dell’Associazione Carabinieri. È questa, con qualche variante, la vita nelle tendopoli che spesso, ingrandendosi per ospitare più gente, intitolano i viottoli tra le tende con via Verdi , via Tricolore e l’onnipresente piazza della Speranza .

    Dopo Paganica il presidente nazionale ha visitato il campo di Barisciano (dove lavorano gli alpini piemontesi coordinati da Bruno Pavese), un comune di 1.800 abitanti e una delle tendopoli più in quota, allestita a 1.000 metri. Quindi a Monticchio (alpini della Lombardia) e San Demetrio ne’ Vestini, dove gli alpini delle Sezioni del Veneto (3º Raggruppamento), inizialmente coordinati da Orazio D’Incà e da Giuseppe Vignaga, hanno la responsabilità del campo e del servizio di guardia. Ma sono attenti alle esigenze di tutti, come quella di inserire nel menù giornaliero anche una pietanza adatta ai musulmani. La tendopoli principale inoltre è stata allestita nello stadio del paese, ma altri 5 campi satellite sono stati preparati in modo da dare la possibilità alla gente di allontanarsi il meno possibile dalle proprie abitazioni.

    Il presidente Perona ha portato il saluto anche nel campo Friuli di Acquasanta dove accanto agli alpini c’è una nutrita rappresentanza dei Vigili del Fuoco e in quello del Globo , a L’Aquila (coordinato da Espero Corrado, 2º Raggruppamento), uno dei più grandi che sorge nel piazzale antistante ai centri commerciali, dove alpini della Protezione civile lavorano a stretto contatto con i militari del battaglione San Marco . Ultimi in ordine di tempo sono stati i campi di Sassa dove ci sono gli alpini di Trento e di Tempera.

    Ma non è mancata una visita del presidente Perona e del consigliere nazionale Capannolo anche alla caserma Rossi, sede del 9º Alpini comandato dal colonnello Andrea Mulciri. La caserma Rossi è stata parzialmente lesionata e alcune strutture sono inagibili, per questo tutti gli alpini sono alloggiati in tenda nei piazzali della caserma. A Latina, all’adunata nazionale, il 9º avrebbe dovuto sfilare con la Bandiera di guerra: Sono dispiaciuto dice il col. Mulciri ma non ce la sentiamo di lasciare l’Abruzzo anche per poco, con tutto quello che c’è da fare qui .

    Gli alpini della Protezione civile si daranno i cambi ancora per mesi, in modo da lasciare meno solo l’Abruzzo. Agli oltre 1.500 volontari che fino ad oggi hanno lavorato per 10.500 giornate se ne aggiungeranno altri. La solidarietà è arrivata in modo commovente a L’Aquila e in Abruzzo da ogni parte d’Italia. Dopo gli uomini arriveranno le idee per la ricostruzione. Come quella di alcuni alpini di Vittorio Veneto, gemellati con gli alpini di Paganica, che hanno lasciato lavoro e famiglia e una settimana dopo il terremoto erano in Abruzzo. Sul tavolo carte in scala per discutere di un grande progetto di solidarietà.

    I campi gestiti dall’ANA: Sassa (3º Rgpt.), Paganica (4º Rgpt.), San Demetrio (3º Rgpt.), L’Aquila Il Globo (2º Rgpt.)

    Altri campi dove ci sono alpini: Monticchio (sez. della Lombardia), Barisciano (Piemonte), S. Maria del Ponte Tione (Liguria), Goriano Tione (Liguria), Lucoli (sez. Aosta), Acciano (sez. Cagliari), Tempera.

    Matteo Martin

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