Julia, sempre nel cuore della gente

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    Non c’è famiglia, in Friuli, cui il nome Julia non richiami una serie di ricordi. Del resto, la naja alpina nella Divisione prima e nella brigata poi, è il comune denominatore d’una tradizione entrata così profondamente nell’animo da far sì che essere alpino ricordano i nostri vecchi era divenuta quasi una caratteristica antropologica, e non averlo fatto, raccontano sorridendo, comportava qualche problema perfino per trovare la morosa. Ma è anche memoria triste, perché con la divisione Julia da qui sono partiti tanti figli e padri che non sono più tornati.

    È un nome che durante la guerra, nei mesi della campagna di Russia, veniva sussurrato con una stretta al cuore, perché nonostante la propaganda di regime la gente capiva che c’era una tragedia in corso non avendo per settimane, mesi, notizie del loro caro. Julia è un tutt’uno con alpini, e gli alpini in armi ma anche in congedo sono accorsi con una meravigliosa gara di solidarietà nei giorni del terremoto del ’76. I friulani non dimenticano. Per questo all’Adunata di Udine, vent’anni dopo, la gente è scesa in strada per festeggiarli e mai adunata fu così imponente. Per questo le celebrazioni dei 60 anni della brigata si sono trasformate in tre giorni di festa l’11,12 e 13 settembre con i paesi e le città imbandierate, con centinaia di alpini andati a rivedere i luoghi della memoria, città per città, spesso purtroppo trovando caserme vuote e silenziose da riempire di ricordi.

    La festa è iniziata a Udine venerdì mattina con la cerimonia dell’alzabandiera curata dal comando brigata. In piazza Libertà stipata da migliaia di alpini con le massime autorità della Regione, il gen. C.A. Armando Novelli comandante del Comando Forze terrestri e il gen. Gianfranco Rossi comandante della brigata, al suono della fanfara della Julia un picchetto ha reso gli onori al Gonfalone della città decorato di Medaglia d’Oro al Valor Civile e poi accolto da un’ovazione al Labaro scortato dal presidente Perona e dal Consiglio Direttivo Nazionale. Mentre il Tricolore saliva sul pennone della specola del Castello dalla piazza si è levato l’Inno di Mameli.

    Nel pomeriggio, inaugurazione della Cittadella degli Alpini, una rassegna che presenta l’alpino di oggi: lo stesso spirito di un tempo, ma con tecniche, mezzi, armamenti moderni e tecnologie avanzate. Poi nella Sala del Popolo, al Palazzo Comunale, il saluto del sindaco Honsell al presidente Perona e al gen. Rossi e in serata, presentazione al teatro Giovanni da Udine del libro sui 60 anni della Julia. Sabato mattina, saluto ufficiale del presidente della Provincia, Pietro Fontanini, seguito dalla riunione straordinaria del CDN (ne scriviamo a pag. 6).

    Nel pomeriggio puntata a Tarvisio, dove erano convenuti un migliaia di alpini, molti dei quali abruzzesi. C’era anche il nostro presidente Perona che non tornava in città da 55 anni. Vi ho ritrovato il cuore della gioventù , dirà poi. Breve sfilata, tanti ricordi, deposizione di una corona al monumento ai Caduti, poi di nuovo a Udine per la Messa in Duomo e la festa al comando della brigata. Domenica si presenta in un clima di attesa. A metà mattina inizia la sfilata, e sembra che il tempo abbia fatto un passo indietro, tanto è uguale a quella del ’96: una marea di penne nere. Ci sono cinque Bandiere di guerra e il nostro Labaro. Un boato accoglie gli abruzzesi che sfilano per primi, poi è la volta dei vari blocchi, ben dieci raggruppamenti, alpini in divisa in apertura e poi quelli in congedo.

    C’è anche, con relativa banda musicale, la rappresentanza di un reggimento di montagna ungherese che, con analogo reparto sloveno, forma la brigata multinazionale a comando Julia. E poi la banda militare statunitense, bande e fanfare associative, che si erano esibite un po’ in tutto il Friuli nei due giorni precedenti e ora sono qui per il gran finale. È passato un pezzo di storia d’Italia, che ha riportato ricordi e una travolgente ondata di emozioni. Talvolta fatte anche di rimpianto, e non solo perché i vent’anni sono passati, ma perchè è impossibile pensare al Friuli, e all’Abruzzo, senza la Julia. Non per nulla tutti e tre hanno come emblema l’aquila, ed è un’aquila che vola alto.

     


    COLTE AL VOLO

    • A Udine, tra i numerosi gruppi musicali che hanno allietato la sfilata c’erano anche alcune formazioni straniere: la banda delle Forze Navali Statunitensi in Europa e Africa (o Banda delle Forze Alleate) nell’impeccabile divisa bianca e la Banda Ungherese di Debrecen.
    • Tra i più applauditi, i reduci della Julia, che hanno salutato la folla dai mezzi militari. Alcuni sono iscritti alla Sezione di Udine: Luigi Papinutto (classe 1908 del btg. Mondovì), Adelchi Marchesi (cl. 1909, btg. Cividale), Giovanni Zucchiatti e Ferdinando Mangilli (cl. 1910, 8º Alpini), Domenico Liussi, Augusto Di Luch, Olinto Del Fabbro e Giacomo Pilotto (cl. 1911, 8º Alpini).
    • Udine era imbandierata con oltre quattromila Tricolori, 1.500 in più di quelli inizialmente previsti. Nella maggior parte dei negozi era esposta in vetrina una bandiera o un cappello alpino. Nomine tanto firmissima è il motto della Julia che fu adottato ufficialmente nel decreto legge n. 2233 del 31 ottobre 1935. Il suo nome deriva dal 3º Comando superiore alpino Julio .
    • La sacra icona della Madonna del Don, portata dagli alpini dalla Campagna di Russia e custodita dai padri cappuccini di Mestre, è tornata in Friuli dopo 55 anni, in occasione dell’anniversario della Julia. (M.M.)

    Pubblicato sul numero di ottobre 2009 de L’Alpino.