Il cappello alpino

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    Visto l’avvicinarsi dell’Adunata a Udine e le problematiche verificatesi a Rimini lo scorso anno, sarebbe possibile vietare alle varie bancarelle di vendere il nostro capello a chiunque, per evitare che questi personaggi si rendano protagonisti di fatti che poi sarebbero imputati a noi veri alpini?

    Enzo Colauzzi Pietrobon

    Caro Enzo, problema antico, ma legalmente non di semplice soluzione. Il cappello alpino, infatti, non è un “marchio” o un “modello” di proprietà Ana e come tale tutelato. Semmai lo è dell’Esercito, ma le limitazioni al suo uso riguardano la riproduzione di una divisa che identifichi chi la indossa come appartenente a quella Forza armata: per far credere di essere un alpino in servizio, quindi, il cappello non è sufficiente. È vero che di cappelli “farlocchi” ne girano tanti, purtroppo, in Adunata, ma posso assicurarti che non pochi, legittimi possessori del cappello perché han fatto la naja ma non soci Ana prendono l’Adunata come occasione per esagerare coi festeggiamenti. Ci sono anche ragazzini che indossano cappelli autentici, molto vecchi per foggia e consunzione, magari quelli dei loro nonni. C’è bisogno soprattutto di senso di responsabilità ed educazione: perciò ogni socio Ana deve essere d’esempio e attivarsi perché un simbolo a noi così caro e carico di significati sia rispettato.