Il governo greco giudica non fattibile il progetto di una segnaletica sui luoghi del secondo conflitto

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    Sul ponte di Perati sventola ancora la Bandiera nera. Così come non è svanita la memoria delle migliaia di soldati italiani, alpini in particolare, che arrossarono con il loro sangue la Vojussa e il Saradaporos, che vi confluisce nei pressi dello storico ponte. Nelle nostre celebrazioni e ricorrenze il rispetto per i nostri Caduti è tutt’uno con quello dei Caduti che un tempo furono gli avversari.

    La morte non ha bandiere, l’unica cosa che resta, di chi ha perso la vita per il proprio Paese, è l’onore. Ed è ciò che gli alpini rispettano. Per questo, in quella terra, dove i segni del secondo conflitto sono ancora evidenti, più volte sono avvenuti pellegrinaggi di alpini che hanno visitato i luoghi, sacri a entrambi, recitando una preghiera e deponendo fiori con il tricolore, e poi una corona al monumento eretto in onore del soldato greco a Metaxas, presente il sindaco della cittadina.

    Più volte, in diverse circostanze, è stato inoltre proposto, sull’esempio di Rossosch, di lasciare anche in terra greca un segno di riconciliazione, di condanna della guerra, d’una pace condivisa in una concezione compiuta: una semplice segnaletica da porre sui luoghi più significativi: il ponte di Perati, passo Furca, nelle valli del Vojussa, a Pades, a Samarina, Distrato, Konitza, alla chiesetta di Armata, sul monte Smolika.

    L’intento è sempre stato quello di rendere onore ai soldati italiani e greci, commemorati con lo stesso rispetto, eroici figli di due Paesi che oggi condividono oltre alla stessa moneta, una Patria più grande chiamata Europa, i cui rappresentanti siedono nello stesso Parlamento comunitario. Per non dire delle migliaia di italiani che visitano la Grecia e le isole egee.

    Contatti furono dunque avviati con il Consolato generale di Grecia a Milano, e in particolare con il console, signora Nafsika Vraila, incontrata anche dal nostro presidente Corrado Perona per avviare la realizzazione del progetto. Eravamo, dunque, fiduciosi. Invece la risposta è avvenuta dallo stesso console il 6 marzo scorso, a nome delle competenti Autorità Elleniche , ed è una risposta che sorprende, disorienta e amareggia anche per il tono particolarmente duro, pur nel pacato e burocratico linguaggio diplomatico. Prendiamo dunque atto e rispettiamo la decisione del governo greco.

    Questo il testo della lettera:

    Illustre presidente,
    Facendo seguito al nostro incontro del 2 maggio 2007 ed alla successiva corrispondenza e, in particolar modo alla sua ultima del 2 marzo 2009, Le comunico che le competenti autorità elleniche, dopo aver esaminato con estrema serietà e valutato con la dovuta responsabilità il progetto già sottoposto in modo esauriente dalla Vostra Associazione, hanno trasmesso alla nostra Autorità Consolare nota, datata 16 gennaio u.s., con la precisa indicazione di essere comunicata alla vostra Associazione la disposizione contenuta in essa. Al presente, senza mettere minimamente in dubbio le vostre irreprensibili e oneste intenzioni, non viene giudicata fattibile la realizzazione del vostro progetto, in quanto non giovevole ed inoltre, nel caso del suo compimento, sussiste l’incognita di non essere gradito dall’opinione pubblica greca in quanto possa far emergere, non del tutto passate in oblìo, tuttora, sgradevoli memorie storiche. Colgo l’occasione per rinnovarLe, signor presidente, i miei sensi di stima e considerazione.

    Nafsika Vraila Console Generale di Grecia a Milano