Il cerimoniale ANA

    0
    128

    Una considerazione sulle direttive del cerimoniale ANA riguardo il cappello in chiesa, il segno della croce e il segno della pace. Mi pare si vogliano imporre atteggiamenti e disposizioni non sempre condivisibili. Per il cappello in chiesa mi ha fatto immenso piacere la lettera di padre Giuseppe Roda che dice: Celebro col nostro cappello in testa . Per il segno della croce e della pace visto che il cerimoniale parla di esenzione e non divieto, penso sia auspicabile una certa libertà. Senza commiserazioni o rimbrotti.

    Nicolino Romano Garessio (Cuneo)

    Leggo su L’Alpino di marzo sul segno di croce e lo scambio del segno della pace durante la S. Messa. Non sapevo della libretta del cerimoniale ANA che esenta alcuni da tali gesti, ma, come cattolico prima che alpino, non condivido in maniera assoluta tale invito . In chiesa il credente deve poter esprimere, anche con i gesti, la sua fede e capisco, condividendoli, gli sguardi di commiserazione e i rimbrotti dei presenti.

    Remo Pozzobon Breda di Piave (TV)

    Vi scrivo in relazione alla lettera pubblicata sul numero di marzo 2008 intitolata Il cerimoniale ANA . Secondo me il fatto che qualcuno mi dica quando farmi o non farmi il segno di croce lede la mia libertà. Il segno di croce è un fatto personale tra me e nostro Signore e nessun altro. Le indicazioni del cerimoniale non sono le Tavole della legge che nostro Signore ha dato a Mosè sul monte Sinai.

    Petruz Pierpaolo San Lorenzo Isontino (Gorizia)

    Diamoci una regolata altrimenti scoppia un’altra guerra di religione. Come non bastassero le diatribe su La preghiera dell’alpino ! Chi vuole tenere il cappello in testa quando entra in chiesa, chi vede messo in discussione il suo rapporto personale con il Signore, chi pensa ad una volontà perversa che vuole imporre le sue leggi anche in tema di fede. E come sempre due schieramenti opposti, agguerriti e irriducibili. La libretta non è la Bibbia e non è un libretto satanico. È stata varata dal CDN alcuni anni fa su insistenti richieste, da parte della base e non per ispirazione della cupola , di dare un po’ di ordine alle nostre manifestazioni e tra queste anche la presenza alle cerimonie religiose cui partecipiamo in modo ufficiale come associazione. Si tratta di un libricino di poche pagine, da considerarsi una specie di galateo alpino, dettato dal buonsenso allo scopo di trasmettere all’esterno l’immagine di una presenza organizzata. Poiché è poco letto e male interpretato qualcuno lo vede come una sorta di codice penale e si aspetta imminente l’istituzione di un severo tribunale speciale. Ma torniamo alle cose serie. I segni contestati si riferiscono ad alpini comandati a reggere il gagliardetto, vessillo o labaro; quindi con funzioni di rappresentanza. Se si hanno delle remore nei confronti delle indicazioni della libretta, si è liberi di non prendersi l’incarico di prestare quei servizi.