#Controlemolestie

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    Ma che necessità c’era del manifesto culturale #controlemolestie e del relativo manuale di consapevolezza con indicazioni utili per un corretto approccio a questo tema? Davvero qualcuno pensa che gli alpini abbiano bisogno di regole comportamentali nell’approcciarsi al gentil sesso, specie nelle Adunate? Da cosa nasce tutto ciò? Sulle polemiche seguite all’Adunata di Rimini sapete cose che noi non sappiamo? Perché io sapevo che le oltre 500 segnalazioni di (presunte) molestie subite da donne a Rimini durante l’ultima Adunata non hanno avuto seguito e l’unica denuncia presentata, contro ignoti, è stata archiviata. Per settimane le penne nere sono state esposte al pubblico ludibrio, con centinaia di articoli ed editoriali di riprovazione, come se noi alpini fossimo tutti barbari assatanati di sesso e di alcool che si ritrovano una volta l’anno nelle Adunate non per onorare i morti aiutando i vivi ma per dare sfogo a repressi istinti animaleschi. I latini dicevano: “Excusatio non petita, accusatio manifesta”, ovvero “scusa non richiesta, accusa manifesta”. Allora c’era bisogno che l’Ana realizzasse il manifesto e il manuale?

    Roberto Martinelli, Gruppo di Genova Centro, Sezione di Genova

    Gentilissimo primo cittadino di Rimini e sua vice, ho seguito in tv la marcia contro la violenza sulle donne a cui ha partecipato il locale Gruppo alpini. Sono orgogliosa di questa presenza; penso che vedere gli alpini prodigarsi in iniziative umanitarie anche in queste occasioni, dopo che mezzi di comunicazione anche prestigiosi in occasione dell’Adunata nazionale tenuta proprio a Rimini hanno infierito, gettando fango ancor prima delle indagini non su eventuali singoli, ma su un’intera istituzione, sia veramente ammirevole. E forse diventa imbarazzante per chi, ancor prima dell’evento, espose manifesti contro l’Adunata degli alpini, giudicati in anticipo. Ricordo le reazioni: se le cose stanno così, dicevano molti alpini, quando avranno bisogno di noi che si rivolgano altrove. In realtà un cuore buono, dopo l’istintiva e comprensibile reazione di fastidio, torna sui suoi passi ed alla prima richiesta d’aiuto risponde comunque “presente”. Festeggio 50 anni di matrimonio col mio vecio alpino e sono andata a tantissime Adunate e non ho mai visto la presenza di bocia e veci alpini creare odio. Comunque la raccomandazione rimane quella di non trasformare una presunta galanteria in una molestia, ma soprattutto di non fare mai di tutt’un’erba un fascio. Perciò, arrivederci a Udine, dove gli alpini sono considerati un valore aggiunto.

    Nadia Negri

    Caro Roberto, cara Nadia nessuno, tantomeno nell’Ana, ha mai pensato di “dare lezioni agli alpini”. Le molestie verbali, anche se in Italia non costituiscono reato perseguibile in quanto tale, sono un fenomeno trasversale che richiede un cambiamento culturale importante, per rispettare anche solo a parole libertà e dignità di chiunque: ma non sono, l’abbiamo affermato in ogni occasione, un problema “degli alpini”; anzi gli alpini si propongono come parte attiva per favorire una soluzione. Facciamo di solidarietà e difesa dei più deboli un caposaldo, perché non dovremmo farlo anche in questo campo? Gli alpini, forti dei loro valori e in quanto uomini, dicono a tutti gli uomini “chiediti come viene percepito o vissuto quello che stai dicendo o facendo a una persona che ha il diritto di andare per strada senza essere apostrofata né tanto meno importunata da individui che non conosce”. Sul sito www.controlemolestie.it oltre a manifesto e manuale trovate il comunicato stampa che li ha accompagnati: credo che sia chiarissimo e più che esaustivo, soprattutto se letto senza preconcetti. Purtroppo, però, in una comunicazione che vive ormai solo di polemiche si è davvero fatto, spesso strumentalmente, di ogni erba un fascio, addossando all’Ana responsabilità di singoli. L’Associazione ha vissuto con dolore la campagna negativa, ma come sempre ha deciso di rimboccarsi le maniche e affrontare il tema: sono certo che sarà ancora una volta il nostro buon esempio a prevalere, grazie anche a Sezioni e Gruppi. Affermazioni che mirano a sminuire la questione, come “allora non si può più dire, cantare niente o corteggiare una ragazza” servono solo a mantenere contrapposizioni sterili: si può fare tutto, nel rispetto di tutti. E nelle strade e nelle piazze continueremo a cantare anche “L’uselìn de la comare”, in allegria, con tutti.