Il belletto alla “sua” caserma

    0
    212

    Di nome fa Giovam Battista. Con la “m” davanti alla “b”, precisa subito. Che non si metta in dubbio la sua originalità. Di cognome fa Gherardi, artigliere da montagna dal 1980, gruppo “Sondrio” di stanza a Vipiteno. Ora vive a Osio Sotto, in provincia di Bergamo, con la moglie peruviana e due splendidi rampolli, Gabriele e Victor. Lui, agli alpini, vuole un bene dell’anima. Ed è riconoscente anche allo Stato, checché ne dicano i malpensanti, perché come ci tiene a dire “a lui la naja ha aperto gli occhi”.

     

    Cosa intenda con questa espressione ce lo spiega col candore di un bambino. «Sono uscito dalla Lombardia, per la prima volta, quando sono andato a fare il CAR a Merano. Per la prima volta ho preso il treno. Per la prima volta ho trovato una doccia con cui potevo lavarmi quando ne avevo bisogno e lì, prima volta nella vita, alla domenica mi davano anche il dolce». Dodici mesi, volati come un fulmine, in cui ha sentito la vita crescergli addosso. Alla fine il ritorno a casa ma, come ci tiene a dire «fisicamente a Bergamo, ma a Vipiteno con il cuore». E a Vipiteno, la sua seconda casa, Giovam Battista ci ritorna ogni anno. Lo ha fatto anche questo, a giugno, esattamente «11.700 albe dopo il congedo».

    Arriva e va nella “sua” caserma – la Menini De Caroli – come fa ogni volta, ma stavolta gli basta un colpo d’occhio per farsi venire il groppo in gola. L’asfalto dei viali e delle piazzole interne ha i tratti caratteristici di un pezzo di gruviera. Buche che le intemperie e l’uso continuo hanno scavato come avrebbero fatto delle talpe voraci. Giovam Battista che nella vita di professione fa l’artigiano edile, interessandosi anche alla manutenzione di strade e lavori di escavazione, va dritto dal capitano Trama, comandante della caserma. Bastano poche parole per intendersi e arrivare all’accordo. Il reggimento ci metterà l’asfalto, il battaglione un po’ di manovalanza alpina, per il resto ci pensa lui. Il 22 agosto il nostro “inviato” è sul “percorso di guerra”.

    Ci arriva con autocarro, ruspetta, piastra vibrante, badili e picconi… La caserma gli passa cinque, sei alpini. Gli assegnano anche una stanza, con bagno e doccia, che a lui sembra un Resort a cinque stelle, «compreso vitto, alloggio e cubo, gratis». Non sono consentite distrazioni. Alle otto in punto alzabandiera con i militari, poi un caffè veloce allo spaccio e quindi via al lavoro. La prima settimana tre giorni tirati tirati, poi un «permesso premio, un 48 bis, per tornare a casa». La seconda settimana, un po’ più intensa per portare a termine il lavoro. In tutto 540 quintali di asfalto e 200 di materiale stabilizzante, quello che serve da mettere sotto, per riempire risparmiando asfalto. Il tutto gratis et amore per gli alpini.

    Alla fine, il grazie è il saluto corale del battaglione (che allora era comandato dal ten.col. Carlo Cavalli, il nuovo comandante è il ten. col. Andrea Bettella), davanti al quale Giovam Battista spiega il perché di quel suo gesto di generosità. Emozionato, ricorda che «lì, in quella caserma, lui ha avuto l’opportunità, per la prima volta nella vita, di fare la doccia quando ne aveva bisogno». Forse avranno sorriso le nuove generazioni in ascolto. Ma a lui, questa cosa aveva cambiato la vita. Di fatto aveva risvegliato l’alpino che si portava dentro.

    Luca di Stefano