Gli alpini par lasciano Bolzano

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    ‘Questi che vedete schierati innanzi a voi sono soldati di eccezione che vivono la loro professione con assoluta dedizione e convinzione, uomini che servono la Patria con la consapevolezza di poter sacrificare per essa anche la loro stessa vita. Questo, noi alpini paracadutisti, lo facciamo senza soluzione di continuità per 12 mesi all’anno dal 2004 . Il colonnello Giuseppe Montalto, comandante del 4º reggimento Alpini paracadutisti Ranger , con orgoglio ha presentato così i suoi alpini, dopo aver ricordato i vecchi alpini paracadutisti che ci hanno mostrato la via che noi oggi percorriamo con gli stessi valori puri .

     

    Nell’ampio piazzale della caserma Vittorio Veneto , battuta da un vento gelido, sono schierate tre compagnie di paracadutisti alpini del 4º reggimento Ranger (gli unici ad aver acquisito questa qualifica nell’Esercito italiano) e una compagnia di formazione di trasmettitori alpini del 2º reggimento. Una delle compagnie è ancora in assetto da combattimento: è appena arrivata da Pisa, direttamente dall’Afghanistan. È la cerimonia di commiato dei parà che dopo 47 anni di permanenza si preparano a lasciare Bolzano per trasferirsi a Montorio Veronese.

    È un trasferimento che avverrà a scaglioni e si concluderà nell’estate di quest’anno. Non per tutti: infatti 70 alpini anche con famiglia potranno restare a Bolzano, in altri reparti. Il cerimoniale è quello classico: onori ai vessilli delle sezioni Bolzano e Verona, dell’Associazione paracadutisti e dei bersaglieri e ad una decina di gagliardetti, infine arrivo della bandiera di Guerra di questo che è il reggimento più decorato delle Truppe alpine, con una Croce di Cavaliere dell’Ordine militare d’Italia, 2 Medaglie d’Oro al valor militare; 9 Medaglie d’Argento al valor militare; una Medaglia di Bronzo al valor militare; una Medaglia d’Argento di Benemerenza per l’assistenza; una Medaglia d’Argento al Valor Civile e un brevetto di paracadutismo.

    Dovrebbe essere una cerimonia festosa, invece si trasforma in un commiato quasi in sordina, i cui momenti sono scanditi da squilli di tromba e note della fanfara. C’è un che di ineluttabile, di un’appendice obbligata da recitare in fretta, unica concessione un velo di tristezza che si perde nell’aria. Si dirà che logisticamente questo trasferimento era una necessità, che Bolzano è una città cara, che il reggimento è sotto organico e i reclutamenti problematici anche per la mancanza di collegamenti aerei diretti per il centro sud, verso i luoghi di residenza delle famiglie (fattore, quest’ultimo, che privilegia la posizione centrale di Livorno e della Folgore), che… Tutto vero.

    In realtà sono quattrocento militari, molti con le famiglie, che lasciano una provincia che ha già pagato un alto tributo alla ristrutturazione dell’Esercito ed alla riduzione delle Truppe alpine. Il colonnello Montalto ha comunque rassicurato: Il nostro trasferimento è stato dettato da necessità che nulla tolgono alla nostra orgogliosa essenza alpina. Saranno sempre l’Alpe di Siusi la nostra zona di Lancio e queste montagne il nostro scenario a cui si assocerà il nostro reggimento. Il nostro spostarci fisicamente non potrà mai mutare ciò che siamo e sempre saremo alpini. Noi alpini paracadutisti ci teniamo a sottolineare che ci sentiamo alpini prima che ogni altra cosa e che la nostra identità oltre che le tradizioni fulgide da cui nasciamo non potrà mai essere messa in discussione ed è indissolubilmente legata alla montagna. Il nostro reggimento è diverso dagli altri, noi abbiamo l’esuberanza e la spregiudicatezza di chi sa aggredire il cielo, ma ancor più custodiamo gelosamente le leggi che la montagna ci ha insegnato .

    Grazie per quello che avete fatto e per l’esempio che lasciate , ha detto il sindaco Luigi Spagnolli, affermando che gli alpini paracadutisti, nella loro lunga permanenza a Bolzano, hanno scritto una parte della storia della città, ed è una storia di serietà, impegno, abnegazione . Il generale Alberto Primicerj, comandante delle Truppe alpine, ha esordito rendendo omaggio ai Caduti del reggimento nella missione in Afghanistan: il sergente Casagrande, il caporal maggiore scelto Ponziano ed il primo caporal maggiore Stefani. Poi ha espresso agli alpini il suo plauso per gli eccezionali risultati che avete sinora sempre e dovunque conseguito e che sono stati apprezzati anche in ambito internazionale per le missioni svolte in Mozambico agli inizi degli anni ’90 fino a quella in corso in Afghanistan .

    Rimarcato che il reggimento è l’erede del glorioso battaglione Monte Cervino, Primicerj ha ricordato il lungo anno trascorso in Afghanistan durante il quale ho avuto modo di apprezzare la capacità operativa del reggimento che mi ha veramente impressionato in senso positivo e per la quale vi dico una cosa sola: grazie! . Una capacità dovuta anche all’esperienza acquisita che ha favorito l’evoluzione del reggimento e costituito un traino per l’intera compagine delle Truppe alpine. Quanto al trasferimento, Primicerj ha ribadito che le ragioni sono tali e tante che non si poteva più procrastinare un provvedimento ormai inevitabile…. Ragioni di tipo addestrativo, operativo, logistico, infrastrutturale… e riflessioni che riguardano anche il personale .

    Il generale ha precisato che il Comando Truppe alpine sta impegnandosi a rimuovere ogni tipo di ostacolo, anche di natura economica, a coloro che si trasferiranno a Montorio . E ha assicurato: I criteri adottati sinora nel gestire il reggimento da parte del Comando Truppe alpine non cambieranno affatto in futuro: sarà mantenuta intatta quell’attenzione alla quale ho più volte menzionato . La cerimonia è finita qui. Agli ospiti è stato offerto un rinfresco. Dietro le palazzine del complesso, lunghe teorie di automezzi erano schierate. Forse era uno spettacolo usuale, ma la circostanza faceva venire una stretta al cuore.

    Giangaspare Basile

    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.