Gli alpini e la politica

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    Ad un raduno di congedati alcune cose non mi sono piaciute per nulla. Alla fine della messa è stata letta una Preghiera dell’Alpino rabberciata. Alcune espressioni a qualche orecchio debole suoneranno fuori tempo, però mi sembra che le armi in certi luoghi del mondo ancora oggi sappiano cosa siano realmente, ma a qualcuno di cui sopra non viene in mente che le parole possono essere usate anche solo in senso figurato, significando ad esempio difendere semplicemente noi stessi e la nostra identità?Mi ha dato molto fastidio il discorso del sindaco che ci ha propinato uno show tutto politico, aggredendo verbalmente, microfono in mano, chi lo contestava. I rappresentanti delle istituzioni , di qualunque colore, che palesemente approfittano di noi per darsi visibilità, lasciamoli a casa.

    Carlo Fontana Treviglio (Bergamo)

    Se la politica entra in casa nostra, qualcuno le ha aperto la porta. In generale ci limitiamo a tenere rapporti corretti con le Istituzioni nell’ambito delle attività associative. E dobbiamo fermarci lì. Il sindaco lo conoscono tutti, si sa come si comporta, se ci è vicino per condivisione di ideali o per convenienza. Ci si regola di conseguenza. Lo stesso vale per le altre autorità civili. Lasciarci strumentalizzare è un grave segno di debolezza, stavo per scrivere pochezza e motivo di discordia. Nessun cedimento quindi, anche perché non siamo in debito nei confronti di chicchessia. Al contrario possiamo vantare qualche credito. Sulla Preghiera de l’Alpino ho scritto più volte in questa rubrica, personalmente ho risposto a tanti lettori, ovviamente schierati come si conviene su fronti opposti. Non è il caso di andare oltre.