Gli alpini: cittadini ingovernabili?

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    L’Italia, sino a pochi anni fa, aveva un esercito di giovani: persone normali strettamente legate al tessuto sociale, alle famiglie, al mondo del lavoro. Si compiva il sacro dovere della difesa della Patria e trovava applicazione il ripudio della guerra. Un luogo in cui avveniva un processo di educazione delle nuove generazioni. Consci dopo due guerre mondiali che risolvere le periodiche crisi economiche con le armi è una strada troppo dolorosa, abbiamo trovato vie nuove (l’Unione Europea meglio la battaglia sulle quote latte che la battaglia della Marna). I nostri governi hanno cancellato quell’esercito e l’hanno sostituito con uno costoso di professionisti pronti ad obbedire sempre. Hanno cancellato anche noi alpini troppo legati al territorio, troppo autonomi: ingovernabili?

    Giacomo Oliviero Sommariva del Bosco (CN)

    L’A.N.A. ha sempre difeso, talvolta anche con asprezza, il servizio di leva e uno dei motivi era, allora e lo è ancora oggi, legato alla convinzione che fosse un’esperienza positiva per il processo di educazione delle nuove generazioni . Fin qui siamo d’accordo. Dove forse ti sei lasciato prendere la mano è verso la fine della lettera, dove parli con venatura critica di professionisti pronti ad obbedire sempre e di alpini ingovernabili . Nella nostra storia militare non esiste la disobbedienza e, non a caso, i nostri reggimenti sono stati spesso impiegati in missioni impossibili perché affidabili. Lo riconosce perfino un osservatore disincantato come Hemingway, riportando una conversazione tra ufficiali prima di un’azione molto rischiosa sulla destra Piave, nel celebre romanzo Addio alle armi: solo gli alpini possono attaccare quella postazione austriaca. Siamo ingovernabili? Governare gli italiani non è difficile, è semplicemente inutile e noi apparteniamo con orgoglio alla stirpe italica. Tuttavia non confondiamo l’indipendenza di pensiero, l’ingegnosità nel trovare soluzioni ai problemi, l’allergia alla disciplina formale, l’aria un po’ guascona e festaiola con la mancanza di fermezza nell’assolvimento del dovere, l’avversione per chi comanda, l’indisciplina. Come soldati, qualsiasi generale ci vorrebbe ai suoi ordini. I politici, fortunatamente no.