El Alamein Una lunga battaglia per dire: Africa addio

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    Africa Nord Orientale, Libia, Cirenaica. Nel luglio del 1942 l’armata italo tedesca guidata dai generali Erwin Rommel ed Ettore Bastico, dopo aver costretto al ripiegamento l’8ª Armata comandata dal generale britannico Claude Auchinleck, minacciava la vitale linea di rifornimenti britannica del Canale di Suez.

    Sullo scacchiere, all’esercito italo tedesco che contava 96.000 uomini, 56.000 dei quali italiani, 600 carri armati e quasi 500 aeroplani, si erano opposti 150.000 uomini, un numero doppio di carri e il triplo di aeroplani. Quello del generale Rommel era un esercito vittorioso, ma mostrava evidenti segni d’usura, acuiti dall’indebolimento della catena di approvvigionamento, troppo distante dai reparti avanzati che non erano nemmeno stati impinguati dai necessari rinforzi. Dall’altra parte della trincea, l’8ª Armata del generale Auchinleck era esausta e si apprestava al rafforzamento delle difese per contrastare un’eventuale controffensiva.

    A 105 chilometri da Alessandria, la posizione di El Alamein (Egitto), tra il Golfo di El Arab e la depressione di El Quattara costituiva uno sbarramento breve ma non aggirabile dagli italo tedeschi: un terreno operativo che si riduceva ad una fascia costiera la cui larghezza variava tra i 50 e i 150 chilometri.

    Preoccupato per le difficoltà dell’esercito Alleato, il 3 agosto del 1942 il primo ministro britannico Winston Churchill decise un mutamento drastico dell’alto comando, affidando l’8ª armata al generale Gott, che però perse la vita quattro giorni dopo nell’abbattimento dell’aereo su cui si stava spostando. La successione e il comando toccarono quindi al generale Bernard Montgomery.

    Rommel, consapevole del vantaggio britannico nel rafforzamento delle prime linee, tentò un contropiede e il 30 agosto 1942 decise di sferrare un attacco con le forze corazzate contro le posizioni britanniche ad Alam Halfa. All’azione mancarono dei requisiti fondamentali: la sorpresa, i rifornimenti e un supporto aereo adeguato. Solo tre giorni dopo il generale Rommel diede l’ordine ai suoi soldati di desistere, cosicchè l’attacco fallì e con esso anche la possibilità di occupare il Canale di Suez.

    Per rendere conto personalmente dell’operato e descrivere la situazione venutasi a creare in Africa, il generale Rommel si recò quindi in Europa, affidando temporaneamente il comando dell’armata italo tedesca al generale Georg Stumme.

    La situazione di stallo indusse gli Alleati a saggiare la forza del nemico con una serie di attacchi mirati, con mezzi aerei, navali, terrestri e da sbarco che furono impegnati principalmente contro le basi di Tobruk, il campo di aviazione di Barce e l’Oasi di Gialo. Ma il Big party , questo il nome del piano Alleato, non diede i risultati auspicati: i tedeschi affondarono l’incrociatore Coventry , gli italiani i cacciatorpedinieri Sikh e Zulu e le unità terrestri alleate furono costrette a ripiegare.

    Il 23 ottobre 1942 il vero attacco Alleato, denominato operazione Lightfoot , era imminente ma gli alti comandi dell’Asse sembravano aver sottovalutato i nuovi repentini sviluppi. Gli Alleati avevano attaccato le forze dell’Asse a sud, per poi tentare di sfondare le posizioni italotedesche a nord e mandarle in rotta. Il generale Stumme per rendersi meglio conto della situazione volle ispezionare le prime linee ma non fece più ritorno.

    A ritornare in Africa il 25 ottobre fu invece il generale Rommel che prese le consegne dal generale von Thoma, sostituto temporaneo del generale Stumme.

    All’alba dell’attacco Alleato lo schieramento italo tedesco era composto da tre Corpi d’Armata italiani, comandati dal generale Bastico, più l’Afrika Korps tedesco:

    1. Il X Corpo d’Armata italiano era formato dalle divisioni Pavia, Folgore e Brescia e la 2ª brigata paracadutisti tedesca Ramcke.
    2. Il XX Corpo d’Armata italiano era composto dalla divisione Bologna e Trento e dalla 164ª Infanteriedivision tedesca.
    3. Il XXI Corpo d’Armata era composto dalla divisione corazzata Ariete e Littorio e dalla divisione motorizzata Trieste.

    Questa era la dislocazione delle truppe italiane e tedesche:

    • Sud El Quattara: 17ª divisione fanteria Pavia comandata dal gen. Scattaglia e composta dal 27º e 28º rgt. fanteria e dal 26º artiglieria.
    • Sud: 185ª divisione fanteria Folgore comandata dal gen. Frattini e composta dal 186º e 187º rgt. paracadutisti e dal 185º rgt. artiglieria paracadutisti.
    • Sud: 132º divisione corazzata Ariete comandata dal gen. Arena e composta dal 132º rgt. Carri, dall’8º rgt. Bersaglieri e dal 132º rgt. artiglieria motorizzata.
    • Sud: 21ª Panzerdivision comandata dal gen. Von Randow.
    • Sud: 2ª brigata paracadutisti Ramcke appartenente al X corpo d’Armata.
    • Nord: 133ª divisione corazzata Littorio comandata dal gen. Bitossi e composta dal 133º rgt. Carri, dal 12º rgt. Bersaglieri, dal 133º rgt. artiglieria motorizzata e dal gruppo Lancieri Novara.
    • Nord: 102ª divisione motorizzata Trento comandata dal gen. Masina e composta dal 61º e 62º rgt. fanteria, dal 46º artiglieria e dal 4º btg. Granatieri.
    • Nord: 27ª divisione Brescia comandata dal gen. Brunetti e composta dal 19º e dal 20º rgt. fanteria e dal 1º artiglieria.
    • Nord: 25ª divisione fanteria Bologna comandata dal gen. Gloria e composta dal 39º e 40º rgt. fanteria e dal 205º rgt. artiglieria.
    • Nord: 7º rgt. Bersaglieri. Nord Cresta Kidney: 15ª Panzerdivision comandata dal gen. Von Vaerst.
    • Nord: 164ª Infanteriedivision comandata dal gen. Lungrhausen.

    Il totale dei soldati dell’Asse era di 108.000 uomini (la metà tedeschi), con 500 carri armati disposti su un fronte di 57 chilometri, mentre gli Alleati comandati dal generale Montgomery erano forti di 220.000 uomini, più di 1.000 carri armati e l’assoluto dominio del cielo.

    Questa era la dislocazione delle truppe Alleate:

    • Sud: 7ª divisione corazzata Topi del deserto , comandata dal gen. Harding.
    • Sud: 44ª divisione fanteria, comandata dal gen. Hughes.
    • Sud: 50ª divisione fanteria, comandata dal gen. Nichols.
    • Sud: 4ª divisione Indiana, comandata dal gen. Tuker.
    • Nord: 1ª divisione Sud Africa, comandata dal gen. Pienaar.
    • Nord: 1ª divisione corazzata, comandata dal gen. Briggs.
    • Nord: 10ª divisione corazzata comandata dal gen. Gatehouse.
    • Nord: 2ª divisione New Zeland, comandata dal generale Freyborg.
    • Nord: 51ª divisione Highland, comandata dal gen. Winberley.
    • Nord: 9ª divisione australiana, comandata dal gen. Morshead.

    Il 26 ottobre la situazione era già disperata per l’esercito italo tedesco. Coperti dal fuoco dell’artiglieria e dell’aviazione, gli inglesi si erano impadroniti dei campi minati a protezione delle posizioni dell’Asse. Il 27 e 28 ottobre il generale Rommel tentò un contrattacco che fu stroncato dall’aviazione inglese. Il 2 novembre il generale Montgomery ordinò di preparare lo sfondamento decisivo, dando inizio all’operazione Supercharge .

    Due giorni dopo il fronte italo tedesco era infranto. Il 5 novembre dovette arrendersi la divisione Brescia, il 6 e il 7 fu la volta dei resti della Folgore (partita con 5.000 uomini e rimasta con 32 ufficiali e 272 paracadutisti) e della Pavia.

    Da quel momento il generale Rommel
    fu impegnato nel comandare una serie di sganciamenti in modo da proteggere soprattutto le unità corazzate tedesche. I reparti italiani rimasti arretrarono con maggiore lentezza e difficoltà: i 1.500 automezzi che il gen. Rommel aveva chiesto al capo di Stato Maggiore italiano Ugo Cavallero per far ripiegare le fanterie, erano stati negati. Il generale Cavallero sarà avvicendato il 30 gennaio 1943, al termine della ritirata italiana.

    Gli italo tedeschi lasciarono sul campo 12.000 uomini tra morti e feriti, 25.000 prigionieri e 450 carri armati; gli Alleati subirono tra morti, feriti e dispersi 23.500 perdite (quasi uguali, in proporzione, a quelle italo tedesche) e 500 carri armati.

    Numeri, ma anche nomi. Tra le prove di grande ardimento in battaglia è da menzionare quella della divisione Ariete ma soprattutto della divisione Folgore, insignita, con i suoi tre reggimenti della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Mancò la fortuna, non il valore , si legge sulla lapide del monumento nei pressi di El Alamein. Il col. Caccia Dominioni impiegherà anni per recuperare i nostri Caduti che ora riposano nel Sacrario al quale si recano in pellegrinaggio, ogni anno, delegazioni di associazioni d’Arma, ANA compresa. Combatterono dalla parte sbagliata , sentenzierà un ministro. Noi pensiamo invece che combatterono perché questo era il loro dovere di soldati.

    Winston Churchill elogiò, in un celebre discorso, l’eroismo degli italiani. Disse anche che se la vittoria di El Alamein non poteva dirsi l’inizio della fine, era certamente la fine dell’inizio , e che molto restava ancora da fare. L’inizio della fine stava però compiendosi: a novembre, la Sesta armata di Paulus era assediata a Stalingrado con l’ordine di resistere, secondo gli ordini di Hitler, fino all’ultimo uomo e all’ultima cartuccia . Inutilmente il generale von Manstein, con la sua Quarta Armata, tentò di aprire un varco per consentire a Paulus di ripiegare: venne fermato dallo stesso Hitler e agli inizi di febbraio del ’43, Paulus si arrese con i pochi superstiti ormai stremati. Con il cedimento del fronte in Africa e del fronte russo inizia la lunga agonia del Terzo Reich.

    Matteo Martin


    DAL 21 GENNAIO 1942 AL 13 MAGGIO 1943

    Questi i maggiori avvenimenti storici del 1942/’43 in Africa Settentrionale:

    • 21 gennaio 42: inizio dell’offensiva del generale Rommel in Africa Settentrionale;
    • 21 giugno 42: le forze dell’Asse occupano Tobruk;
    • 4 novembre 42: vittoria delle forze alleate a El Alamein;
    • 23 gennaio ’43: le truppe italiane abbandonano Tripoli;
    • 12 13 maggio ’43: resa delle forze dell’Asse in Tunisia.