La Messa di Natale , nel ricordo dei Caduti

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    La tradizionale Messa in Duomo degli Alpini, la Messa di Peppino Prisco e la cerimonia del ricordo dei Caduti che aveva in Peppino l’oratore ufficiale, anche quest’anno si è rivelata una manifestazione imponente, segno che la voglia di ricordare è ancora un vero e proprio imperativo categorico per le penne nere. Dopo la rassegna di una compagnia in armi e dei circa sessanta Vessilli e trecento gagliardetti da parte del gen. di C.A. Armando Novelli unitamente al nostro presidente nazionale Corrado Perona, ci si è trasferiti all’interno del Duomo.

    La Santa Messa, commovente e solenne, è stata celebrata dal cardinale arcivescovo Dionigi Tettamanzi, sempre attento alle molte opere di solidarietà promosse dall’ANA e, come ha precisato nell’omelia, fortemente colpito dal complesso di attività solidali degli alpini sia in Patria che all’estero e dal calore degli alpini, così bello . Con il cardinale c’erano anche mons. Bazzari, presidente della Fondazione don Gnocchi e cappellani alpini.

    Spiccavano i nostri cari reduci, si percepiva la presenza dei Caduti. Il coro della sezione ANA di Milano ha intonato Stelutis alpinis, e pregato che il Signor fermi la guere , e poi alla Comunione la nuova canta Preghiera degli alpini , che è stata accompagnata dal maestoso organo della cattedrale. Al termine della funzione, i ringraziamenti di rito sono stati sul La Messa di Natale , nel ricordo dei Caduti sagrato del Duomo, tenuti dall’assessore Provinciale Grancini, dal rappresentante della Regione Lombardia, Piergianni Prosperini e dal vice sindaco di Milano De Corato.

    Di rara intensità emotiva l’intervento dell’oratore ufficiale Tito Dagrada, che fu grande amico di Peppino Prisco. L’occasione fu un incontro, negli anni ’50, nello studio legale di Prisco, dove era presente anche don Carlo Gnocchi che con voce sottile diceva la sua tristezza del prendere ogni sabato la sua macchina per inerpicarsi sulle strade di una valle (Valcamonica? Valtellina?Valchiavenna?) e poi in valli laterali, sempre uguali, per arrivare dopo uno sterrato, sempre uguale, ad una cascina, sempre la stessa, dove lo aspettava una donna vestita di nero cui raccontare (mentendo) di belle morti con la parola mamma , sulle labbra di giovani partiti forti e baldanzosi, morti in terre lontane.

    E don Gnocchi, nonostante dicesse: Se Cristo non mi aiuta, non ce la faccio più , si chiedeva cosa sarebbe successo della memoria di questi morti, quando non ci fossero più state persone come lui. I Caduti sarebbero diventati solo nomi freddi su lapidi fredde. Questo episodio, unito al ricordo spesso ossessivo dei Reduci di Russia, fu l’origine della Messa per i Caduti. È seguita la sfilata fino in piazza Sant’Ambrogio dove, adiacente l’antica e storica basilica, è situato il mausoleosacrario dei Caduti milanesi di tutte le guerre, al quale è stata deposta una corona al suono del Silenzio.

    La sera di sabato il comitato di redazione della collana In punta di Vibram IPDV L’impronta degli Alpini , ormai arrivata alla 6ª edizione, ha presentato al Teatro Dal Verme il bellissimo volume Il segno degli Alpini , di cui tratteremo nella nostra rubrica In biblioteca . A scaldare la platea ci ha pensato poi la ricostituita fanfara della brigata Cadore sotto la regia del maresciallo Fiorello De Poloni. (g.m. p.w.)


    Il Labaro sfila in Duomo. (foto Viapiana)