Dodicimila per la Cadore

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    Cronaca di un successo annunciato. ‘È andata oltre le aspettative ha detto alla fine uno stanco ma felice Arrigo Cadore, presidente della Sezione organizzatrice c’erano circa dodicimila alpini in città in questa tre giorni, il colpo d’occhio sulla fiumana umana è stato entusiasmante’. È andata così per il terzo raduno degli ex della disciolta brigata Cadore , organizzato dalla sezione ANA di Belluno, che ha visto la città del Piave pacificamente invasa dalle penne nere arrivate un po’ da tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia, da tutte le regioni del Nord, Marche, Molise, Puglia, persino dall’estero.

    Tutti con un solo obiettivo: rendere omaggio alla ‘Brigata che non c’è più ma che vive nei nostri ricordi’, come è stato ripetutamente sottolineato. Da venerdì 28 a domenica 30 agosto si sono succedute varie manifestazioni: una mostra fotografica su Arturo Andreoletti, curata da Orazio Andrich, una sull’intervento di Protezione civile in Abruzzo ed un’altra dedicata alla compagnia Genio pionieri, curata da C. Ezzelino Dal Pont; la proiezione di un documentario di Giorgio Cassiadoro sulla storia della Cadore e sull’attualità del 7º reggimento alpini; una celebrazione al sacrario di Col Visentin, dedicato ai Caduti del 5º artiglieria alpina e del gruppo Val Piave con l’apposizione di una targa con la preghiera dell’artigliere; un applaudito concerto della fanfara e del coro dei congedati della Cadore ; infine la grande sfilata conclusiva per le vie del centro cittadino imbandierate a festa.

    Momento centrale del raduno è stata la cerimonia per la consegna all’ANA della cittadinanza onoraria della città di Belluno. Al sindaco il presidente Corrado Perona ha risposto con parole vibranti: Questo riconoscimento è un onore, ma è anche un impegno che gli alpini sapranno rispettare, perché noi siamo quelli che sanno essere presenti sempre dove possiamo essere utili e di questa terra siamo forza vitale, generosa, legata ai migliori valori della convivenza civile .

    La stessa sfilata, con il passo di marcia scandito da ben sei fanfare e bande, ha dato ai presenti la misura che la brigata Cadore è viva nei cuori di tutti, come ha sottolineato con evidente commozione il presidente nazionale Perona, presente in tribuna assieme al vicario Marco Valditara, al vice Cesare Lavizzari, al direttore de L’Alpino Vittorio Brunello e a un nutrito gruppo di consiglieri nazionali di scorta al Labaro. Accanto a loro, tra gli altri, il sottosegretario Carlo Giovanardi, l’assessore e il consigliere regionale del Veneto Elena Donazzan, Dario Bond, l’on. Franco Gidoni, il presidente della Provincia di Belluno Gianpaolo Bottacin, il sindaco del capoluogo Antonio Prade, il prefetto Provvidenza D. Raimondo e il comandante della Julia gen. Gianfranco Rossi.

    L’attuale 7º Alpini non ha voluto mancare all’appuntamento e le sue compagnie di formazione con la bandiera di guerra del battaglione ‘Feltre’ hanno sfilato in testa al corteo al comando del colonnello Fabio Majoli. Dietro di loro è stato un continuo susseguirsi di vessilli e gagliardetti di varie associazioni combattentistiche e d’arma, di sezioni e gruppi dell’ANA e poi la lunga teoria dei vari reparti della ‘Cadore’ dai reggimenti ai battaglioni, dai gruppi alle compagnie, dai servizi al Meteomont, all’aviazione leggera, plotone paracadutisti, nucleo carabinieri e le rappresentanze delle altre brigate alpine ‘Taurinense’, ‘Orobica’, ‘Tridentina’.

    Dopo un’ora e mezzo di sfilata a chiudere è arrivato il blocco variopinto della Protezione civile dell’ANA con la squadra sanitaria e veterinaria che costituiscono il fiore all’occhiello dell’Associazione, oggi ancora impegnati in Abruzzo. Dopo gli onori finali a labari e gonfaloni, la fanfara dei congedati della ‘Cadore’ ha offerto un saggio della sua bravura offrendo ai presenti uno spettacolare carosello fuori programma a suggello di un legame profondo tra gli alpini e la terra bellunese.

    Un dato importante del raduno: per l’occasione, ripulita dai volontari della sezione bellunese, è stata riaperta la caserma ‘Fantuzzi’, già sede del comando della Cadore . Lì, dopo il rancio, è stato dato il via alla stura dei ricordi più vivi che mai per coloro che in quella caserma prestarono il loro servizio di leva. Ora, grazie anche all’opera degli alpini, la Fantuzzi passerà al Ministero dell’Interno per un futuro utilizzo per le forze di polizia, ponendo così fine a un degrado che durava dal 1997. E la caserma di quelli della Cadore tornerà a vivere.

    Dino Bridda

    Pubblicato sul numero di ottobre 2009 de L’Alpino.