Da Zenica un ponte con un liceo vicentino

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    Gode di ottima salute la scuola cattolica multietnica e multireligiosa di Zenica, in Bosnia, a 70 chilometri da Sarajevo, costruita sei anni fa dagli alpini del Triveneto per dare un aiuto a un Paese che si stava risollevando dalla guerra. Lo ha constatato la delegazione dell’ANA di Vicenza tornata nella città ancora per costruire. Non con le braccia ma con il cuore, per sostenere uno scambio culturale fra i ragazzi della città bosniaca e quelli di un liceo vicentino.

    La delegazione era composta da Luciano Cherobin, già vice presidente nazionale e incaricato dal Consiglio nazionale e dall’allora presidente Giuseppe Parazzini di seguire la costruzione della scuola, Silvano Turato, artigiano vicentino che a Zenica si fece otto turni di lavoro, dal prof. Diego Peron, delegato del preside del liceo scientifico ‘Quadri’. La visita ha permesso di incontrare una realtà vivace, una scuola bene organizzata (la frequentano 640 fra bambini e ragazzi, dall’asilo alla maturità), che contrasta con l’abbandono in cui versano molti edifici in un Paese che stenta ancora a riprendersi dalle ferite della guerra.

    Soprattutto la scuola ‘San Paolo’ persegue quel progetto di multietnicità sostenuto anche dall’Unione europea e dalla Cei, che convinse l’ANA a destinarvi i 900 milioni di lire raccolti con una sottoscrizione a favore della gente bosniaca. È il principio alla base delle KS C, le scuole cattoliche dell’Arcidiocesi di Sarajevo, ‘Scuole per l’Europa’ aperte nelle sette città più importanti, sia nelle zone musulmane (dove i cattolici sono il 20 per cento) che in quelle serbe. Scuole molto rinomate, con 4300 studenti e 500 fra insegnanti e impiegati. Scuole aperte a tutti: cattolici, musulmani, ortodossi, protestanti, atei.

    Quella di Zenica la dirige don Anto Ledic, un prete straordinario, diventato subito amico degli alpini (e promosso ‘sul campo’ alpino ad honorem), campione nazionale di sollevamento pesi, cantante e batterista, paladino di quella convivenza fra persone di religioni diverse che è l’unica strada per riportare la pace in una terra martoriata e divisa. Lo ha ribadito mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo, che ha ricevuto la delegazione dell’ANA in arcivescovado. Un incontro cordialissimo fra vecchi amici che si erano conosciuti durante la costruzione della scuola.

    ‘In Bosnia non c’è stata guerra religiosa ha detto l’hanno voluta i politici. Adesso il Paese è una federazione divisa in varie parti in base a etnie e religioni, serbi da una parte e croati dall’altra, per evitare convivenze difficili e tensioni. Da parte nostra c’è la più ferma opposizione all’ideologia che solo da separati si può convivere. Noi diciamo invece che la pace dipende dalla capacità di convivenza di etnie e religioni diverse: si può e si deve imparare a vivere assieme, accettando differenze che in realtà sono ricchezze.’

    Parole sacrosante per gli alpini vicentini, che nella visita a Zenica hanno anche gettato le basi per un ‘gemellaggio’ fra la scuola San Paolo e il liceo scentifico Quadri di Vicenza. L’iniziativa si riallaccia al progetto della Regione Veneto per la diffusione della cultura alpina nelle scuole, per tramandare ai ragazzi i nostri ideali alpini che con la fine della leva non passano più alle nuove generazioni.

    Il progetto della Regione, seguito per l’Ana di Vicenza da Luciano Cherobin, è stato recepito dal liceo Quadri, una scuola ben preparata agli scambi culturali con Romania e Olanda, che ha voluto coinvolgere la scuola bosniaca proprio per la sua multietnicità. La missione è servita anche per gettare le basi di questo programma culturale, che prevede visite reciproche degli studenti delle due scuole, lezioni comuni in classe, visite turistiche e una festa finale per suggellare la nuova amicizia.

    Il progetto è piaciuto subito agli insegnanti bosniaci e non ci è voluto molto a trovare un accordo. C’è tanta voglia di vedere l’Italia: il primo viaggio a Vicenza dovrebbe farlo un gruppo di insegnanti. Gli alpini sperano che possano arrivare in tempo per l’adunata di Bassano, per far vedere ai docenti bosniaci migliaia di italiani che hanno i loro stessi ideali di amicizia, solidarietà e senso civico.

    Dino Biesuz