C’era la neve

    0
    56

    “Due reduci di Russia, uno di Albaredo e uno di Averara, tornati a baita, nel 1976 vollero perpetuare la fratellanza maturata in quella tragedia organizzando un incontro delle penne nere al Passo San Marco”. Quanto riportato sul manifesto è la genesi dell’incontro, che ha assunto la dimensione di raduno intersezionale, tra alpini bergamaschi e valtellinesi al valico del San Marco, che unisce la Val Brembana alle valli del Bitto.

    Una fratellanza che si perpetua da 47 anni, con gli stessi sentimenti, la stessa liturgia scarpona avvicendando solo qualche protagonista perché Cantore invia ogni anno qualche congedo ai veci. Se n’è avuta prova anche domenica 16 luglio, giornata luminosa e incandescente di aria fina quando il sindaco alpino di Averara, Mauro Egman, chiamato dal regista di giornata Francesco Brighenti a pronunciare il suo saluto, ha accarezzato i due cappelli alpini posti sull’altare – del padre e dello zio andati avanti l’anno precedente – prima di esprimere le commosse parole di saluto. Emozione condivisa da tutti i presenti, sottolineata con un forte applauso. Altrettanto forte l’applauso scaturito spontaneamente all’annuncio che Nevio Ravelli, capogruppo di Albaredo, era appena diventato padre di Ambra, una dolce stella alpina che allieta ora l’intera comunità.

    Gli alpini conservano questi sentimenti, sanno commuoversi insieme a gioire per chi arriva o chi “va avanti”, provano l’orgoglio di sentirsi famiglia nelle cerimonie scarpone e si prodigano con slanci di solidarietà quando le proprie comunità hanno bisogno e l’Associazione muove le braccia operative nelle emergenze. Dopo l’incontro e l’abbraccio al Passo tra le delegazioni guidate dai presidenti sezionali Sonzogni e Giambelli, l’alzabandiera, seguito dall’onore ai Caduti, in composta sfilata i presenti hanno raggiunto la conca adagiata sul pascolo dell’alpeggio valtellinese ove si sono ascoltati gli interventi e partecipato alla celebrazione della Messa. Primi a rivolgere i loro saluti i capigruppo di Albaredo e Averara, Nevio Revelli e Bruno Paternoster.

    Di seguito i sindaci Patrizio Del Nero e Mauro Egman, quindi i presidenti sezionali Gianfranco Giambelli e Giorgio Sonzogni a sottolineare incisivamente i valori e dettati associativi e a chiarire le linee operative del presente e del futuro ben rappresentate dal plotoncino dei ragazzi del Campo scuola. A chiudere gli interventi il consigliere nazionale Renato Spreafico, mandellese che per la prima volta ha potuto osservare lo spettacolo del 47º raduno, restandone impressionato per la dimensione offerta dai presenti e dalla vastità dell’ambiente che abbraccia orizzonti di catene montuose a 360°. Creato che i celebranti, don Dario Covelli e mons. Giuseppe Longhini, hanno definito a giusta ragione santuario naturale, luogo ideale per ritemprare il fisico e rinvigorire la propria spiritualità oltre a rimarcare l’importanza dei sentimenti amicali, la fratellanza e la solidarietà dei quali gli alpini sono portatori sani.

    Messa partecipata con raccoglimento e accompagnata dai brani soft della fanfara sezionale Valtellinese fino alla conclusiva benedizione e la bella uscita dai ranghi, tra le due file formate dai 127 gagliardetti, dei vessilli delle Sezioni Valtellinese, Bergamo, Como, Lecco, Ifms e dei ragazzi del Campo scuola. Presenti vari sindaci, autorità locali e rappresentanti di vari Gruppi lombardi a condividere il clima festoso del raduno, composto nei rituali momenti commemorativi, pirotecnico dopo sugli assolati pascoli del Passo. Naturalmente, come da regolamento, sui due versanti l’artiglieria dei paioli e delle griglie hanno fatto crepitare le sfiziosità per le migliaia di alpini, familiari e fans scarponi ai quali si sono aggiunti i plotoni di ciclisti e motociclisti che hanno arroventato il valico posto a 1.992 metri.

    Ultima annotazione: nel 1976, al primo incontro, disputato alla terza domenica di settembre con due spanne di neve, Egidio Abbate di Albaredo e Fortunato Lazzaroni di Averara, si ritrovarono in 11; a cubare l’edizione 47ª si possono stimare circa 2.500 presenze. In una società che corre fin troppo, gli alpini, con il loro passo, cadenzato da 104 anni di storia, sanno dove andare e cosa fare: al Passo San Marco potapota e valtulin lo confermano ogni anno.

    Marino Amonini