Bentornati a casa, alpini della Taurinense

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    Resterà nella memoria dei biellesi l’immagine delle Compagnie dei cinque reggimenti della Taurinense con una Compagnia del Nizza Cavalleria schierate con le Bandiere di guerra in piazza Martiri della Libertà, nella giornata del ritorno ufficiale della brigata dalla difficile missione di sei mesi in Afghanistan. La popolazione di Biella ha accolto con calore e affetto gli alpini, vivendo due giorni di festa. Le Compagnie sono state ospitate dai gruppi della sezione di Biella guidata da Edoardo Gaja, a conferma del legame stretto fra alpini in armi e quelli in congedo, ma è stata anche la dimostrazione di una riconoscenza per l’aiuto che le penne nere della brigata diedero alla città e alla provincia nei giorni tragici della devastante alluvione del ’68.

    A suggello di questa memoria è stato celebrato il decimo anniversario del gemellaggio della Taurinense con la Provincia, artefici dieci anni fa l’allora comandante della brigata generale Biagio Abrate, attuale segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli Armamenti e il presidente della Provincia Orazio Scanzio, alpino, allora presidente, oggi vice presidente. Giovedì 4 novembre il gemellaggio è stato ripetuto in piazzale della Provincia, con la partecipazione di una compagnia del 9º reggimento e la fanfara della Taurinense. La presenza alpina nella storia del territorio ha detto Scanzio è testimoniata dalle pagine di eroismi, amor di Patria, abnegazione. Dall’essere, gli alpini, sempre un punto di riferimento ed ora anche di orgoglio per come conducono le missioni all’estero.

    Domani ha concluso daremo il benvenuto alla brigata, oggi celebriamo il 4 Novembre, giornata delle Forze Armate e dell’Unità d’Italia rivolgendo un pensiero ai Caduti, ed in particolare ai quattro alpini della Julia caduti nelle scorse settimane, proprio all’inizio del loro mandato in Afghanistan . Gratitudine per il sostegno ai reparti alpini è stata espressa dal generale Berto. Il vostro affetto ci ha accompagnato in questi sei mesi difficili ha detto Grazie a nome di tutta la brigata . Poi, dopo la foto ricordo accanto al cippo che testimonia il gemellaggio, si è svolta la sfilata fino al monumento ai Caduti, in piazza Vittorio Veneto, dove è stata data lettura del Bollettino della Vittoria. Il sindaco Gentile ha ripercorso le tappe dell’Unità d’Italia partendo dalla Grande Guerra, ultima del nostro Risorgimento e ricordato come, nel 1923, venne costituita dai reduci la sezione di Biella, con una cerimonia che vide una vasta partecipazione di cittadini .

    Ha commemorato le due medaglie d’Oro biellesi sul Labaro dell’ANA: quella del cappellano del 9º reggimento, padre Giovanni Brevi, e del capitano del 2º Danilo Astrua, caduto sul Don alla testa degli alpini della sua Compagnia del battaglione Borgo San Dalmazzo. Poi ha reso onore agli alpini Caduti o feriti nelle missioni internazionali degli ultimi trent’anni: in Libano, Croazia, Bosnia Erzegovina, Somalia, Mozambico, Ruanda, Albania, Kosovo, Macedonia, Iraq e Afghanistan. E ha concluso con la parole del messaggio del ministro della Difesa La Russa: Nelle Forze Armate vivono i valori di ogni buon cittadino: il senso dello Stato, l’orgoglio dell’identità nazionale, l’amor di Patria .

    In serata, al Teatro Sociale, uno strepitoso concerto per i festeggiamenti del 150º con la banda cittadina Giuseppe Verdi riduttivo chiamarla banda perché ha suonato da grande orchestra e la fanfara della Taurinense. Hanno dato il meglio e riscosso un grande successo da parte del pubblico che stipava il teatro e delle centinaia di biellesi che hanno seguito lo spettacolo all’esterno da un grande schermo. Nel teatro e in piazza il tifo era da stadio. Nell’intermezzo il sindaco ha conferito la cittadinanza onoraria e consegnato il sigillo della città al generale Biagio Abrate e al nostro presidente nazionale Perona.

    Venerdì mattina c’era in città l’atmosfera del grande evento. Centinaia di alpini stavano confluendo in via Lamarmora, da dove poi è partita la sfilata, con in testa la fanfara Valle Elvo, che percorrendo piazza Vittorio Veneto, via Italia e piazza 1º Maggio è giunta in piazza Martiri della Libertà. Un’ora dopo, sullo stesso percorso, sono sfilate le Compagnie delle cinque brigate e la Compagnia dei lancieri del Nizza Cavalleria precedute dalla fanfara.

    È stato un incedere solenne, fra gli applausi, quello di questi alpini che affettuosamente vengono chiamati genericamente ragazzi , mentre sono uomini e donne, che assumendosi la responsabilità, i doveri ed i pericoli della loro missione, hanno fatto onore all’Italia con quell’umanità che ha storicamente il soldato italiano e per la quale si distingue da tutti gli altri. Molti di questi ragazzi avevano i lineamenti tesi che tradivano i mesi di tensione, i pattugliamenti, le esplorazioni, le ricognizioni: tutte operazioni ad alto rischio come testimoniano gli attentati, i Caduti, i feriti. Il sindaco Gentile ha ribadito l’affetto e la vicinanza della città agli alpini ed esaltato la loro opera per il mantenimento della pace anche attraverso tante iniziative di solidarietà.

    Gli ha fatto eco il presidente della Provincia Simonetti, per il quale la Provincia di Biella si sente orgogliosa di essere gemellata con la brigata . Il generale Berto, che di lì a poco avrebbe ceduto il comando al generale Francesco Paolo Figliuolo, ha riassunto il successo della missione. È stato un salto in un altro mondo, non solo perché le montagne, le valli ed i deserti sono geograficamente e climaticamente lontani, ma anche perché ci siamo immersi in un Paese dove i problemi di sviluppo e sicurezza che da anni si perpetuano senza tregua incidono così profondamente nella vita della gente da renderla immensamente distante dal nostro modo di vivere e concepire la vita. Eppure qualcosa sta cambiando!

    La gente che era fuggita per paura dei talebani è tornata nei villaggi, i bambini vanno di nuovo a scuola, è ripresa l’attività commerciale, i negozi sono aperti. E se questo mutamento è stato possibile, è proprio grazie agli uomini ed alle donne che stanno di fronte a noi ha detto indicandoli con orgoglio. Se li guardate bene, nei loro volti, consumati da mesi di tensione e fatica, scoprirete che i grandi valori esistono, che esiste una parte d’Italia di cui essere fieri e che questa parte d’Italia porta il tricolore sul braccio e il cappello alpino in testa . E ha continuato: A Herat, Shindand, Bala Mourgab, Farah, Bakwa, che ora suonano come nomi esotici, è rimasta una parte di noi.

    È rimasto il sangue dei nostri feriti: Buonacucina, Scirè, Cornacchia, Rapisarda e di tutti quelli che sono seguiti. È rimasto il sangue dei nostri Caduti: Ramadù, Pascazio, Positano, Gigli, De Cillis, Romani, Ville, Manca, Pedone, Vannozzi. Gli attentati che hanno spezzato le loro vite ci hanno scosso profondamente, ma non ci hanno piegato, ed il grande dolore che è presente in tutti noi è vivo e ci ricorda il loro sacrificio, ci unisce alle loro famiglie ed ai loro cari, cui ci stringiamo con forza. Non li dimenticheremo mai . E ha concluso: Con questa missione termina il mio comando della brigata. Voglio esprimere la mia ammirazione per il vostro coraggio fisico, per il vostro spirito di sacrificio. Spero di essere stato per voi un alpino tra gli alpini .

    È per me un piacere oggi essere qui con voi oggi ha esordito il generale di C.A. Giuseppe Valotto, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, dopo aver salutato il sottosegretario alla Difesa Crosetto e rivolgendosi alle compagnie schierate anche per rimarcare il rientro della brigata e contemporaneamente l’avvicendamento del gen. B
    erto con il gen. Figliuolo. Dovrei proseguire con i saluti istituzionali, ma consentitemi, autorità, di parlare da comandante giustamente e pienamente fiero dei propri uomini e della proprie donne . E dopo l’omaggio alle gloriose alle bandiere di guerra il suo pensiero è stato per coloro che per la pace e la stabilità dell’Afghanistan hanno dato tutto, anche la loro stessa vita.

    Ed ha elencato, nome per nome, gli alpini Caduti in Afghanistan dal caporal maggiore Giovanni Bruno ai quattro alpini della Julia uccisi in un attentato il 9 ottobre scorso. Ragazzi determinati e generosi, consapevoli del compito affidatogli autentici eroi del nostro tempo ha proseguito Valotto come sono stati definiti dalle massime autorità afghane . I nostri soldati suscitano unanime apprezzamento della popolazione civile, ma il loro impegno scatena l’opposizione di coloro che non vogliono l’Afghanistan in pace e in prosperità.

    Il Capo di SME ha espresso la più sincera ed affettuosa vicinanza, mia e di tutto l’esercito italiano, ai famigliari degli alpini Caduti. Con umiltà di soldato, con spirito di padre e di marito voglio dirvi che la vostra forza d’animo e la vostra compostezza sono stati esemplari e costituiscono per noi uno stimolo per continuare la nostra opera al servizio del paese e della società . Dopo aver ricordato che grazie all’opera della Taurinense sono state allargate le fasce protette della provincia di Herat, dove la popolazione è ritornata, i vari interventi di ricostruzione, i successi di un approccio tutto italiano con la popolazione, riconosciuti anche dai comandanti americani della missione ISAF, e i tanti militari italiani impegnati nelle aree di crisi, dal Libano ai Balcani, dalla Georgia a Bagdad, ha affermato che si tratta di uno sforzo che non ha precedenti dalla fine del secondo conflitto mondiale al servizio della pace e della collettività .

    Infine, espressa riconoscenza alle associazioni d’Arma, e in particolare all’Associazione Alpini, si è rivolto ancora agli alpini della Taurinense: Siate fieri di quello che avete fatto, soprattutto per come l’avete fatto. L’Esercito, La Nazione e, unitamente a me, il generale Novelli comandante del COMFOTER e decano degli alpini, sono orgogliosi di voi .

    Il sottosegretario alla Difesa, on. Crosetto, dopo aver esordito spiegando il motivo di queste missioni in uno scacchiere fucina di terrorismo che minaccia la stessa Europa, ha parlato del senso del dovere, dell’abnegazione e della semplicità degli alpini, e degli altri soldati italiani che si alternano in Afghanistan e che alla richiesta di andare lì hanno risposto di sì, senza chiedere nulla. In un momento in cui le massime istituzioni, anche governative, molto spesso non danno segnali positivi di servizio al Paese, il Paese deve agganciarsi a chi questi segnali positivi di cosa significa servire un Paese li dà, ogni giorno e in silenzio. I nostri alpini, i nostri soldati, rappresentano questo, in modo pulito e serio… . Crosetto è stato interrotto da un lungo applauso. Poi ha ripreso: Per questo oggi sono qui: per ringraziarvi, inchinarmi davanti ai nostri Caduti e al lavoro che ciascuno di voi ha fatto. Perché lo Stato deve riconoscere i cittadini che lo servono con dignità e rispetto. E voi lo avete fatto .

    È quindi seguita la semplice cerimonia del cambio di comando della brigata, assunto dal generale Figliuolo, che ha rivolto il saluto alle autorità civili, al capo di SME gen. Valotto, ai generali Novelli, comandante delle Forze Operative Terrestri e Primicerj, comandante delle Truppe alpine, nonché al nostro presidente nazionale Perona. Un ringraziamento particolare è stato per il sindaco Gentile, per la calorosa accoglienza dei biellesi agli alpini. La cerimonia si è conclusa con la consegna di onorificenze ad alcuni militari della brigata. Poi, i generali Berto e Figliuolo sono stati ospiti della Sezione e hanno avuto un commovente incontro con i reduci. In occasione della due giorni alpina è stata aperta una mostra al Cantinone con una ricca esposizione di fotografie della Taurinense in Afghanistan. Testi e foto, integrati da materiale del Museo nazionale storico delle Truppe Alpine diretto dal gen. Stefano Basset, saranno destinati ad attività didattiche organizzate per gli studenti.

    Giangaspare Basile

    Pubblicato sul numero di dicembre 2010 de L’Alpino.