Allegri, siamo famosi

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    Allegri, siamo famosi! Siamo sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. Insomma, un successo tutto italiano. Certo, potendo scegliere, preferiremmo argomenti che hanno fatto grande il nostro Paese, per i quali l’Italia viene chiamata, non si sa fino a quando, il Bel Paese.

     

    Dobbiamo accontentarci di quello che la quotidianità suggerisce, ed è una quotidianità amara. Cominciamo dalle montagne di rifiuti che appestano un’intera regione ai roghi che sprigionano diossina, alla gente infuriata con una classe politica che anziché realizzare le opere necessarie ha preferito sperperare i soldi in posti di lavoro senza obbligo di frequenza e in prebende per progetti infiniti, al solo scopo di accaparrarsi consensi, giostrando in un circolo vizioso e perverso di favori, potere e inefficienza.

    I politici di destra o di sinistra che siano si palleggiano le responsabilità di questo dramma che non ha uguali neanche nei Paesi del Terzo Mondo, quasi fossero stati all’estero durante il loro mandato. E si dicono vittime d’un sistema creato da essi stessi. Ma la fama, per certi versi anche peggiore, ci viene dalle contestazioni di frange ideologiche di studenti che, con un linguaggio e una mobilitazione che ci riportano agli anni bui della prima Repubblica, alla notizia della visita del papa all’Università la Sapienza hanno annunciato contestazioni violente e contro manifestazioni.

    Tanto che il papa si è visto costretto ad annullare la visita. Sarebbe stato un ritorno a casa, l’ateneo essendo stato fondato il 20 aprile 1303 da Bonifacio VIII per dare alla città eterna uno Studium urbis, una scuola aperta a tutti, non soltanto ai chierici e ai teologi. Papa Caetani non avrebbe mai immaginato che, seicento anni dopo, il suo successore sarebbe stato accusato d’essere conservatore e reazionario, e che gli sarebbe stato negato perfino l’accesso in questa che dovrebbe essere una culla del pensiero. Tutto questo in base ad un distorto concetto di laicità che offende prima di tutto la laicità stessa.

    Non possiamo non collegare questa manifesta ostilità alla posizione assunta dalla Chiesa sui grandi temi morali del nostro tempo. Stupisce tuttavia che ci siano intellettuali e scienziati convinti che per essere moderno , il papa dovrebbe abiurare i princîpi teologici, etici e morali che sono alla base del vangelo e del suo stesso apostolato. In pratica, che dovrebbe rinunciare a fare il papa.

    Ignorano, gli studenti progressisti che tanto tengono alla laicità della scienza, che dagli altri Paesi ci vengono ben altri esempi di democrazia e di dialogo: il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, che sarebbe azzardato definire un democratico di larghe vedute, ha visitato la Columbia University, invitato dal Corpo accademico, ed ha liberamente discusso con gli studenti, che pur l’hanno contestato.

    Per contro, la nostra Università ha conferito la laurea a personaggi dello sport e dello spettacolo ma ha impedito al papa, vescovo di Roma ed eminente teologo, di parlare. Purtroppo hanno appoggiato questa protesta anche 67 docenti, che si sono schierati con i contestatori. È forse l’aspetto più amaro di questa vicenda che ha reso un pessimo servizio all’Università e all’Italia. (g.g.b.)