Alla Madonna delle Nevi sul Rocciamelone

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    Da sempre, alzando lo sguardo al cielo, gli abitanti della Val Susa scrutano il massiccio del Rocciamelone, con la sua imperiosa vetta di forma piramidale. È una montagna ricca di storia e di leggende; nei secoli passati era considerata dalla popolazione locale, impressionata dalla sua mole, la più alta cima delle Alpi (anche se erroneamente, poiché è alta, solo, 3.538 metri). A memoria storica, una delle prime ascensioni fu quella del 1° settembre 1358. Il cavaliere Bonifacio Roero d’Asti, per sciogliere un voto fatto mentre era prigioniero dei turchi in Terra Santa, durante le Crociate, raggiunse la cima portando con sé un trittico bronzeo, una straordinaria incisione in ottone dorato che fungeva da arredo liturgico, conosciuto con il nome di “altarolo”, e lo pose in una cappella costruita sul monte.

     

    Da quel momento il Rocciamelone fu meta di pellegrinaggio e divenne un luogo di culto e di beatitudine spirituale. Quanti raggiungevano la vetta, però, avevano bisogno di un riparo e, sin dai tempi remoti si provvide con delle costruzioni: il primo rifugio fu quello eretto dal Crociato, e successivamente – come nel 1798 e nel 1895 – fu edificata una cappella che dava anche riparo ai viandanti. A fine Ottocento il prevosto della Cattedrale di San Giusto Antonio Tonda, il professor Giovanni Battista Ghirardi e il vescovo Edoardo Giuseppe Rosaz (poi elevato a Beato), pensarono di erigere una statua alla Vergine, realizzata dallo scultore Antonio Stuardi grazie al contributo di 10 centesimi, offerti da 130.000 bambini italiani. Per portare la pesante statua in vetta si pensò subito agli alpini della Val Susa.

    Da quel momento, la loro storia si legò indissolubilmente al Rocciamelone. Il 15 giugno 1899 la statua, alta tre metri, fu inaugurata in piazza d’armi a Susa, alla presenza del comandante del 4° Alpini col. Tommaso Gilli; sotto il controllo dello scultore Stuardi fu scomposta in otto parti di sei quintali e mezzo ciascuna, più gli otto quintali dell’armatura. Quindi, dal 26 al 28 giugno, sessanta alpini del battaglione “Susa”, al comando del tenente Parravicini e sotto la supervisione del tenente Ferretti, trasportarono la statua, prima con le carrette, poi con l’aiuto dei muli, fino a Ca’ d’Asti dove i pezzi rimasero fino al 25 luglio, mentre in vetta venivano eseguiti i lavori di fondazione per il piedistallo.

    Portare a braccia i pesanti pezzi della statua fino in vetta per gli alpini fu un’impresa: lavorarono cinquanta ore, dal mattino del 26 luglio per poco più di due giorni. Il 28 tutto era pronto per il montaggio che fu completato il 12 agosto. Il 28 agosto 1899 la statua fu inaugurata. Dopo la posa della statua della Madonna c’era anche l’esigenza di un luogo che potesse ospitare un sacerdote per l’assistenza ai pellegrini. Per questo, dopo varie difficoltà, considerato che la cappella in legno si era nel frattempo completamente deteriorata, nel 1920 il vescovo di Susa, mons. Castelli, benedisse la posa della prima pietra di una cappella-rifugio voluta dalla locale diocesi. Anche in questa realizzazione contò molto il lavoro dei volontari e l’opera fu inaugurata il 12 agosto 1923.

    Tra i manufatti presenti sul Rocciamelone c’è anche il busto bronzeo di re Vittorio Emanuele II – il quale aveva effettuato la salita al monte nel 1838 quando era ancora solo principe di Sardegna – e il rifugio “Cà d’Asti”, che fu costruito nel 1974, poco più in alto rispetto alla cappella. Sulla sommità del monte si trova, inoltre, il santuario più alto d’Europa, intitolato a Nostra Signora del Rocciamelone. Ogni anno, in occasione della festa della Madonna della Neve, molti escursionisti e alpini di ogni età marciano per un’ora e mezza per rendere omaggio alla Vergine, assistendo a una Messa ai piedi della statua.

    Quest’anno il pellegrinaggio si svolgerà il 29 luglio. Per info: valsusa@ana.it