AlbaNaia e il pilota Demostene

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    …ho un figlio che appena si regge ai primi passi. Per lui voglio scrivere questo mio diario di guerra intessuto fedelmente sui pochi appunti presi quasi ogni giorno nella Campagna italo greca (28 ottobre 1940 22 aprile 1941, ma che il mio reparto iniziò l’11 12 novembre), cui io partecipai in qualità di medico di Compagnia alpina, più che medico combattente in linea con gli altri ufficiali, in linea coi miei alpini.

    Non piani strategici che non conosco, ma solo la vita di linea, la nostra vita di ogni giorno, con la mentalità e la visione ristretta di chi conosce soltanto il suo tratto di linea e gli avvenimenti del suo reparto, raccontando solo quello che ho visto, che ho vissuto io, la nuda e sola realtà se pure spogliata qualche volta dei particolari più crudi, senza spiegazioni o commenti che mi sarebbero impossibili.

    Per mio figlio vinco quel senso di pudore che ogni combattente prova al ricordo in pubblico, per lui tento descrivere ciò che spesso è indescrivibile, per lui metto in pubblico ciò che non può essere del tutto compreso da chi non lo ha vissuto non solo giorno per giorno, ma minuto per minuto, per lui vinco la sensazione di sciupare, deturpare episodi magnifici raccontandoli. A mio figlio vadano queste pagine, che la guerra continua ed altri fronti ci attendono.

    Così scriveva mio padre al ritorno dalla guerra d’Albania prima di ripartire per il fronte russo con il battaglione Monte Cervino, da cui non fece ritorno. Quando giunsi al termine della lettura del diario fortunosamente ritrovato qualche anno fa mi dissi che la storia di quegli alpini, con i loro patimenti, i loro eroismi e le loro speranze, avrebbe dovuto essere conosciuta, pubblicata. Ma ben presto mi resi conto che nessun editore avrebbe mai pubblicato il diario di una guerra lontana nel tempo, dimenticata, spinta nell’oblio dalla successiva immane tragedia della guerra di Russia. E oltretutto privo dei nomi dei protagonisti (indicati solo con l’iniziale del cognome).

    Fu così che decisi di dare una nuova vita a quel diario (un cui primo stralcio era stato pubblicato su L’Alpino del 1º marzo 1943) e di trasformarlo in un romanzo. Nel rispetto naturalmente di quanto aveva scritto mio padre. Senza stravolgimenti, senza espedienti narrativi che ne tradissero la storia o i sentimenti di cui era intessuta. E così a ogni commilitone diedi un nome e un cognome, un paese d’origine, un modo di pensare, una caratteristica fisica, qualche abitudine.

    Diedi loro la parola. Trasformai in dialogo ciò che il diario lasciava intendere. Resi personaggio chi era solo una sigla. Gli appioppai un soprannome, un naso, un modo di ridere. Lo costrinsi a piangere, a sacramentare. Fu in tal modo che, poco prima dello scorso Natale, nacque AlbaNaia, edito da Mursia, con la prefazione di Giorgio Galli, ora giunto alla seconda edizione, in cui, al termine del IX capitolo, si legge:

    Oggi abbiamo avuto anche la prima visita di Vorrei Volare, un agile aereo greco, cui, non si sa perché, è stato appioppato questo soprannome. È un apparecchio davvero minuto, a un solo posto, dipinto di azzurro sulla parte inferiore delle ali e a striscioni multicolori sopra, che ha la bella abitudine di volare bassissimo, a cento duecento metri dal suolo, sui nostri reparti e mitragliarli con tiro rapido e, se vale la pena, lasciar cadere anche uno spezzone incendiario, il tutto a grandissima velocità.

    Sfiorando audacemente gli avvallamenti e le creste del Beshenik ha sorvolato tutta la nostra linea, oscillando con le ali così tanto da darci modo di vedere il capo occhialuto dell’aviatore sporgere dalla carlinga mentre lanciava una grandinata di fuoco. Un attimo ed era già oltre, a seminare panico e distruzione. Hai visto che spettacolo? mi ha detto Nerbo, gli occhi sgranati, dopo aver tentato invano di colpirlo con il fucile mitragliatore.

    La prontezza con cui ci siamo riparati dietro il tronco degli alberi ha fatto sì che abbia lasciato dietro di sé solo due feriti, ma ha bucherellato molte delle nostre tende, tra cui la mia. Ero alle prese con i feriti quando Vorrei Volare è sbucato di nuovo e ha ripreso a fare fuoco, passando indenne tra i nostri colpi e ferendo a entrambe le gambe il capitano Saccani che con la pistola in pugno se n’era rimasto all’aperto a sparargli contro. Anche altri quattro soldati sono rimasti feriti. Nerbo ha garantito che la prossima volta che dovesse farsi vedere non la passerà liscia. Giuro che lo tiro giù! .

    Mai avrei immaginato di ricevere lo scorso 3 marzo la seguente e mail:

    Egregio signor Bianchi Rizzi: Per vostra informazzione il pilota greco di picolo aereo soprannominato ‘Vorrei Volare’ pagina 103, llibro ALBANAIA, è vivo, 92 anni, ed e ancora in stato di reccordare tutto. Tanti saluti

    Dimitri Paraskevopoulos

    Per apprezzare a fondo il contenuto di tale e mail bisogna tener conto che ‘Vorrei Volare’ era un aereo unico sul fronte italo greco con un unico pilota e che di greci che a tutt’oggi abbiano letto AlbaNaia in italiano non ce ne sono certo molti… forse uno. Subito risposi:

    Caro Dimitri, la vostra e mail mi ha sorpreso ed emozionato. Credo che molte straordinarie coincidenze abbiano consentito il nostro contatto. Vi sarò grato se vorrete rispondere a qualche domanda: dove risiedete voi Dimitri (in Grecia o in Italia)? dove risiede il pilota di Vorrei Volare? come avete fatto ad avere notizia del romanzo AlbaNaia e a procurarvelo per leggerlo? è possibile incontrarci e incontrare insieme il pilota di Vorrei Volare? Molti cordiali saluti

    Augusto Bianchi Rizzi

    E la risposta di Dimitri non si fece attendere:

    Caro Augusto Rispondo alle sue domande dicendo che io resiedo ad Atene come pure il pilota.Vedendo circa un mese fa una trasmissione su Rai 2 [?] ho saputo del libro ALBANAIA, e clicando su internet la parola Albanaia, ho visto la prefazione etc. In seguito ho ordinato il libro in Italia. Leggendolo ho seguito la storia di Vorrei Volare. Devi sapere che circa dieci anni fa il pilota ci aveva racontato come con uno piccolo aereo usava di volare sopra le linee nemiche e lasciar cadere spezzoni e grandinate di fuoco. Alora leggendo il libro ero rimasto sbalordito e commosso. In seguito 10 gioni fa ho visitato il pilota che tropo vechio 92 anni, io ne ho 81, gli ho mosrato e spiegato il libro, e stato tanto commosso, che dopo aver chacherato 1/2ora, è svenuto e hanno dovuto portarlo all ospidale. Ora sta meglio, pero contattero la famiglia per vedere quanto potro, se e possibile incontralo. Se avro notizie le contatero. Tanti saluti

    Dimitri

    P.S. I am sorry for my italian. Do you speak english?

    E il giorno dopo Dimitri mi scrisse ancora per dirmi che il signor Dimosthenes Carakitsos questo il nome del pilota stava meglio. Questo è tutto, per ora. Chissà che prossimamente non possa recarmi ad Atene a incontrare Demostene e con lui Dimitri. Sarebbe magnifico, e sono convinto che anche a mio padre farebbe piacere.

    (Tratto dal romanzo Albanaia di Augusto Bianchi Rizzi, Mursia Editore)