'Al mio caro bambino…'

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    La fantastica storia d’una cartolina di guerra spedita a un bimbo di quattro anni dal fronte della Cirenaica.

    Chi dice che i nostri cari, quando non sono più tra noi, smettono di parlarci?Capita invece che inaspettatamente, incredibilmente, li sentiamo vicini come quando erano in vita e che se ne senta la presenza così viva da provare ancora forte il rimpianto della loro scomparsa ma soprattutto il significato delle parole che non furono mai dette, dei gesti che non avevamo mai compreso.
    Basta una foto, l’incontro con un vecchio e comune amico, una circostanza singolare quale soltanto la vita è capace di presentarci mescolando con stupefacente imprevedibilità il percorso di persone e cose, segnando così il nostro destino.
    La storia che raccontiamo è una di queste, e per quanto s’intoni al clima natalizio d’irreale e generale suggestione, è una storia vera che pur affondando nella tragedia perché ci riporta agli anni più drammatici del secondo conflitto mondiale, ha un lieto fine.

    ATTO PRIMO
    Siamo nel marzo del 1942, in Cirenaica, nella Libia orientale. Pochi mesi e la tragedia si abbatterà sui nostri soldati al fronte d’una guerra che già volge al peggio. L’unico conforto per i nostri soldati è la posta che arriva da casa, lettere che fanno loro dimenticare, anche se per poco, il luogo in cui si trovano per tornare a casa sul filo dei ricordi e rivedere i volti cari. Per questo Nino Cason non si scorda del compleanno di Tonio, il quart’ultimo dei suoi sei figli che compie quattro anni. E gli scrive una di quelle cartoline che la propaganda di quel tempo forniva ai nostri soldati sicuri della vittoria . Al mio caro bambino Cason Antonio, Castion, Belluno e trenta centesimi di francobolli con la scritta Libia. Tanti e tanti auguri per il tuo compleanno, e dai tanti bacini ai tuoi fratellini e alla cara mamma scrive Nino e dì la preghiera per papà tuo che ti vuole tanto, tanto bene .
    La cartolina, attraversa l’infido mare e arriva finalmente a Belluno. All’ufficio postale deve passare, come tutta la corrispondenza di guerra, attraverso il vaglio della censura. Ma qui, inspiegabilmente, scompare. E non sarà recapitata.

    ATTO SECONDO
    Arriva l’8 settembre ’43, il giorno più buio della nostra storia moderna. Alle Poste di Belluno l’addetto alla posta militare Alfonso Bonifazi ha un solo pensiero: andarsene al più presto per sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi che stanno deportando i nostri soldati. Raccoglie uno scatola di cartone da un mucchio di immondizia, la riempie con poche cose personali e intraprende il viaggio per tornare al suo paese, Magliano di Tenna, in provincia di Ascoli Piceno. La scatola resterà chiusa per 57 anni.
    È lo stesso Bonifazi a raccontare che un giorno, andato a ripulire un piccolo ripostiglio, tra le tante cose da gettare via c’era questo piccolo ricordo della mia vita. Così, nello spezzare questa grossa scatola è caduta ai miei piedi la cartolina… . Era rimasta nel sottofondo della scatola, per un singolare gioco del destino, probabilmente sin dal tempo della spedizione dalla Libia.

    ATTO TERZO
    A questo punto l’anziano impiegato ha concluso un lavoro interrotto dagli eventi tragici di quell’8 settembre: ha voluto recapitare la cartolina arrivata da così lontano. Ha cercato il nome di Cason sull’elenco telefonico di Castion. Ha parlato con Elena Cason Antonio è mio zio . Ed ecco che a quel bimbo d’un tempo arriva una lettera da Magliano di Tenna, portata a mano, per ulteriore sicurezza, da un amico che veniva a villeggiare in Cadore.
    Gentilissimo signor Cason, per me ritrovare lei a Pieve di Cadore è stato un sogno meraviglioso. Lei è nato veramente a Castion?Questa cartolina del fronte cirenaico le è stata inviata da suo padre ? .
    Ricordi lontani, racconti sentiti dalla madre, la figura del padre scomparso pochi anni dopo il rimpatrio dalla dura prigionia in Africa. Un turbinìo di sentimenti, commozione e una stretta al cuore: Antonio Cason ha letto e riletto la lettera, ha telefonato a questo anziano impiegato postale. Sono bastate poche parole, rotte da un nodo in gola, per sentirsi parte d’uno stesso destino, legati ad una stessa famiglia da quella piccola cartolina spuntata come per incanto, caduta a terra quasi piovuta dal cielo. Poi l’incontro con Antonio a Magliano di Tenna, un lungo abbraccio, gli occhi lucidi di pianto, un affetto come di padre e figlio legati da un sentimento profondo.

    Dite voi, non sembra una storia di Natale, d’una festa da trascorrere anche con coloro che non vediamo, ma che sono ancora fra noi perché ci vogliono bene?