24 agosto 1919: esce a Udine il primo giornale degli alpini

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    Il 4 novembre del 1918 segnò per l’Italia la fine della Grande Guerra e con essa l’opera di smobilitazione del proprio esercito. Dei 61 battaglioni alpini esistenti nel novembre 1918 ne furono disciolti 38 e ne rimasero 23, poi passati a 26. La smobilitazione procedette a rilento, poiché bisognava coordinare il ritorno alla vita civile di circa tre milioni di ex militari, per molti dei quali il futuro si presentava tutt’altro che roseo.

     

    Tanti erano infatti i problemi che la Nazione si trovò ad affrontare nell’immediato dopoguerra: dalla scarsità di lavoro in generale all’opera di ricostruzione dei paesi distrutti dalla guerra, fino alla riqualificazione di questa enorme massa di manodopera che la guerra aveva mobilitato e che ora stentava ad essere riassorbita dal tessuto sociale. Anche per questo motivo le ultime classi smobilitate rientrarono alle famiglie verso la fine del 1920.

    Ciò che colpiva maggiormente la gran parte di questi ex militari, non erano solo i problemi, pur assillanti del Paese, ma anche il clima politico del dopoguerra, con fazioni apertamente antimilitariste che tendevano a scaricare sull’esercito tutti i malanni della Nazione. In questo particolare clima, dove concetti come Patria o Valore erano spesso derisi ed umiliati, si inserisce la nascita a Milano dell’Associazione Nazionale Alpini, l’8 luglio 1919, con lo scopo principale di raccogliere attorno a sé tutti gli ex combattenti alpini per unirli in un’Associazione il cui scopo principale sarebbe stato quello di mantenere viva la storia dei reggimenti e battaglioni Alpini, con le loro tradizioni e i loro valori.

    Nello stesso contesto storico e con le stesse finalità, presso il Deposito dell’8º Alpini di Udine, vedeva la luce il 24 agosto dello stesso anno il primo giornale alpino, scritto e preparato da alpini, che, ovviamente non poteva che chiamarsi L’Alpino . l quotidiani udinesi del 22 agosto 1919 ne riportarono la notizia con un trafiletto. I primi numeri de L’Alpino vedono la luce (quindi) nella nostra città; la redazione fu installata in una stanzetta della caserma dell’8º e la direzione fu affidata a Italo Balbo, che la assunse però in modo effettivo soltanto con il quarto numero (I. Nonino; Vita di Balbo; La Panarie, lu./dic. 1940).

    Va subito sottolineato che se le due iniziative alpine sorsero quasi in contemporanea, è altrettanto vero che nacquero in modo autonomo, tanto che sul 4º numero de L’Alpino , del 14 settembre 1919, veniva pubblicata una lettera della Sede Centrale dell’Associazione Nazionale Alpini di Milano, con la quale si plaudeva all’iniziativa. Questo primo settimanale d’informazione, al servizio degli alpini in armi e in congedo, sarà destinato a diventare in breve l’organo nazionale dell’ANA. Il Comitato di redazione era formato dal ten. Italo Balbo, direttore, classe 1896, dal ten. Enrico Villa, classe 1899, (che sarà tra i fondatori della sezione di Aqui Terme) e dal sottotenente Aldo Lomasti, fiorentino con progenie a Pontebba, capo redattore responsabile.

    Fin dal primo numero il nuovo giornale fece sentire la sua voce, in un ambiente notoriamente ostile a tutto ciò che parlasse di Patria e di Valori; una parte degli scritti era firmata dalla redazione, ma molti articoli provenivano da ex combattenti ufficiali e soldati che avevano trovato in questa nuova testata una voce che ricordava loro eroismi e tradizioni alpine che molti tendevano già a dimenticare. Questo aspetto, che sul nuovo giornale si rimarca spesso, va tenuto presente, perché era uno dei motivi fondanti della nostra rivista. Oltre al ricordo delle gesta alpine passate, il giornale si interessava fattivamente dei reduci, pubblicando articoli inerenti le indennità spettanti agli ex combattenti, dando utili consigli agli invalidi, ai decorati, ecc.

    Unica voce alpina che alla fine della guerra si levava con un accorato coro verso un’arena politica tanto vasta quanto sorda; basti ricordare che perfino gli esordi dell’ANA furono tutt’altro che facili ed anche il giornale udinese ebbe il suo bel daffare verso chi tendeva a screditare tutto ciò che si legava in qualche modo agli ex combattenti. Nonostante ciò, il nostro bel settimanale continuava ad uscire puntualmente, grazie ai numerosi soci sostenitori che settimana dopo settimana aumentavano di numero, garantendo così la vita del foglio alpino, che fin dai primi numeri aveva messo in chiaro quali erano i suoi scopi.

    Ma con il proseguire della smobilitazione dell’esercito, vennero presto a mancare i collaboratori alla redazione friulana, fino al punto di costringerla, suo malgrado, a passare il testimone alla Sede centrale di Milano. Sul nº 11 del 14 dicembre 1919 (ultimo della serie) la redazione del giornale udinese si staccava dai suoi lettori con il seguente articolo: CONGEDO. Da oggi L’ALPINO trasporta altrove le sue tende. Lascia Udine e il Deposito dell’8º e viene assunto dall’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI, che ne continuerà le pubblicazioni con cura ed amore, conservandone intatto il programma di purissima fede patriottica e di battaglia contro i traditori del Paese ed i denigratori della Vittoria. É con dolore che ci distacchiamo da questo foglio, da noi creato con entusiasmo, dopo avergli assicurato una vita sicura con un lavoro tenace, e, soprattutto, mercè la benevolenza colla quale l’hanno accolto tutti i nostri amici Alpini, con o senza divisa, uniti da comuni tradizioni di gloria. Ma tutto ciò è voluto da necessità superiori.

    È finita la guerra e ritorniamo tutti alla vita civile di studio e di lavoro; il nostro direttore si appresta a svestire la sua bella divisa d’ardito alpino, a lungo e degnamente indossata con serena sicurezza, e noi non possiamo assumerci l’impegno di continuare le regolari pubblicazioni. L’Alpino non ha nulla da perdere divenendo l’organo della bella Associazione che riunisce in un fascio tutti coloro che hanno degnamente portato le fiamme verdi. Congedandosi così dagli abbonati, dagli amici, dai lettori, inviamo un caldo ringraziamento a tutti e, particolarmente mandiamo un riconoscente saluto al colonnello Costantino Cavarzerani (comandante dell’8º rgt., n.d.r.), che ci ha sempre sorretti nella nostra iniziativa.

    Noi ci riterremo sufficientemente ricompensati pel lavoro compiuto, se L’Alpino, mercè la continua simpatia dei suoi lettori, potrà svolgere completamente il già iniziato programma d’esaltazione dei nostri Eroi, mai sufficientemente ricordati nel loro sublime sacrificio per l’onore e la grandezza della Patria . Il 5 gennaio 1920 usciva quindi a Milano la nuova serie de L’Alpino, anno 2º, nº 1, a significare la continuità con il foglio friulano.

    Oggi, quelle copie consunte dal tempo, con la testata Liberty e quel sottotitolo Di qui non si passa , fanno tenerezza: sono un pezzo di storia degli alpini, che sono tutt’uno con la storia d’Italia. E mentre L’Alpino resta il mensile ufficiale, con una tiratura media di circa 385 mila copie, distribuite esclusivamente in abbonamento, l’Associazione conta anche altri 81 giornali di sezione e 88 di gruppo.

    Non sono giornali fotocopia. Sono lo specchio di quanto avviene nella società. Lo stesso Alpino’ tratta problemi e argomenti che, anche se apparentemente non riguardano direttamente la vita associativa, si riflettono pesantemente su tutto il mondo alpino: come il nuovo modello di difesa, con la drastica riduzione dei reparti alpini, e la sospensione della leva obbligatoria, problema, quest’ultimo, che trova tutta la stampa alpina schierata in difesa di valori insostituibili, che sono indispensabili non soltanto agli alpini ma a tutto il Paese.

    Particolare attenzione viene data ai nostri reparti impegnati in missioni di mantenimento della pace ed all’attività dei reparti in Patria. Pur affondando nella tradizione, fedele alla linea impostata dai Padri fondatori e dal CDN, L’Alpino è un giornale moderno anche tecnologicamente. A novant’anni dalla sua nascita, il giornale, anzi il nostro giornale
    , indubbiamente cambiato nella grafica e nei contenuti per adeguarsi ai tempi ed alla storia, persegue ancor oggi quello che fu lo scopo principale dei suoi fondatori: ricordare le gesta degli Alpini di ieri e di oggi dando loro il giusto risalto nell’ambito della moderna storia Patria.

    E spetta a noi, a tutti noi Alpini, in armi o in congedo, portare avanti questo storico fardello, carico di sacrifici e di fatiche, ma anche di grandi soddisfazioni, che fanno della nostra Associazione un unicum che potremmo definire mondiale.

    Paolo Montina

    ( ) Il testo integrale è stato pubblicato su Alpin jo, mame ; nº 1º; della Sez. di Udine.