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venerdì, 3 Maggio 2024

Comandante ci mancherai

Chi conosceva il generale di Corpo d’Armata Luigi Morena, il Comandante, era convinto che questo momento non sarebbe mai arrivato. Gino, come si faceva chiamare dalla gran parte degli amici, sembrava eterno. E invece, con lo zaino dei suoi novantanove anni abbondanti sulle spalle, è “andato avanti” anche lui. Un uomo davvero speciale, per la tempra fisica che gli ha permesso di arrivare alla sua età, per la lucidità e l’effervescenza dello spirito, che non l’hanno mai abbandonato. La sua grande dote, tuttavia, era l’affabilità con cui riusciva a farsi voler bene a prima vista, con un sorriso che era un segnale di apertura e di accoglienza. Metteva chiunque a proprio agio, con qualcuna delle sue battute fini e spiritose.

La mia scuola Carlo Buffa di Perrero

Vorrei ringraziarvi perché l’articolo “Ricordi di famiglia” mi ha riportata tra le crode del Cristallo, lungo la stupenda ferrata Di Bona che ho avuto la fortuna di percorrere alcuni anni fa e mi ha fatto conoscere la figura di Carlo Buffa di Perrero. Qui a Pieve di Cadore c’è una grande caserma (ex btg. Cadore) intitolata a suo nome e proprio lì negli anni ’50 io frequentai i tre anni di scuola media. Fu la prima scuola media nata in Cadore. 

Un grande uomo, un grande alpino

Caro direttore, non ti ho mai scritto perché non ho problemi da sottoporti o mie lamentele sul comportamento della gente. Leggo sempre, divertito, le tue risposte, sempre azzeccatissime. Quando, però, mi è arrivato L’Alpino, con i miei tre alpini cantori in copertina, non potevo non chiamarti per urlare, alto e forte, il mio calorosissimo grazie al direttore e ai suoi collaboratori. 

Non sono un eroe, sono un alpino

Vorrei non passasse sotto silenzio l’emblematico episodio mandato in onda da una televisione. All’intervistatore che lo stava elogiando per aver condotto fuori zona rischio una bimba, portandola sulle proprie spalle per non meno di 7 chilometri, un giovane alpino in tuta mimetica che faceva parte dell’Esercito accorso in aiuto alle popolazione terremotate, ha risposto semplicemente: “Non sono un eroe, sono un alpino”. Grazie alpino, da tutti gli alpini d’Italia.

Lettera firmata 

Il territorio: Conegliano

Famosa per aver dato i natali al celebre artista Giambattista Cima, di cui conserva la casa natale e una bella Pala nel Duomo, Conegliano ha sviluppato sia il settore industriale, sia il settore agricolo, diventando insieme a Valdobbiadene il riferimento del distretto del Prosecco Doc, ora Docg. Il centro storico si sviluppa lungo l’antica via XX Settembre (Contrada Granda) con piazza Cima, scenario in giugno della “Dama Castellana”.

Il mio presidente

Quando era Presidente dell’Unirr, era anche il mio Presidente. Abbiamo collaborato a lungo in quell’Unione che da sempre ricorda i reduci e ricerca i luoghi di sepoltura dei Caduti. Ma a legarci non fu soltanto il lavoro. 

Per i caduti in Russia

Il tempio di Cargnacco, dedicato alla Madonna del conforto, è l’unico e il maggior sacrario italiano dedicato ai Caduti della Campagna di Russia. In esso riposano circa ottomila e duecento salme di soldati ignoti e poco più di cinquecento resti noti, idealmente suddivisi tra i vari Corpi e Reparti presenti nelle steppe gelate della Russia. Il Sacrario sorse grazie alla volontà del cappellano alpino don Carlo Caneva, reduce di Russia e poi parroco di Cargnacco, su progetto dell’architetto Giacomo della Mea, ufficiale degli alpini, reduce di Grecia e Russia. 

Mario Rigoni Stern

Ci sono luoghi che più di ogni altro legano la storia del battaglione Vestone e delle sue tre compagnie (53ª, 54ª e 55ª) a quella di Mario Rigoni Stern, sergente maggiore della 55a. Uno è l’osservatorio Torino di Cima Caldiera, sull’altipiano dei 7 Comuni. Su quella montagna erano posizionate le truppe italiane che nel giugno del 1917 lanciarono sanguinosi attacchi verso l’Ortigara, tenuta dagli austriaci. Nell’osservatorio, Rigoni mi mostrò una piccola lapide: è l’unica in Italia che ricordi la 55ª compagnia del battaglione Vestone, presente in questi luoghi durante la Grande Guerra e su tutti i principali fronti di guerra nella Seconda.

Una maxi colletta

Sono un alpino di Belluno ed essendo stato toccato nell’animo dal disastro che da mesi ha colpito il Centro Italia, ho avuto l’idea (anche se in realtà forse l’hanno già avuta in molti, ma non si sono fatti avanti come me ora) di tentare una “maxi colletta”, cioè una sorta di “raccolta improvvisata” di denaro coinvolgendo tutti gli alpini d’Italia.

Una proposta di leva

Considerato il fatto che molto difficilmente il servizio militare obbligatorio verrà reintrodotto, propongo un servizio civile obbligatorio con possibilità di scegliere la specializzazione “Alpina”. Servizio obbligatorio per tutti i ragazzi e le ragazze, da 6 a 12 mesi, al termine del ciclo scolastico scelto; piccola paga giornaliera più vitto e alloggio (magari sabato e domenica a casa); periodo riscattabile ai fini pensionistici; logica stile militare (squadre, compagnie, battaglioni, comandanti a tempo indeterminato, ecc.). 

Con fierezza e riconoscenza

Nikolajewka, 74 anni dopo. Ricordo di dolore e sacrificio capace di trasmettere un forte segnale di pace e fratellanza. Lo tengono vivo gli alpini e in particolare la Sezione di Brescia, che ha l’onore di celebrare la ricorrenza a livello nazionale, ogni cinque anni anche in forma solenne come sarà nel 2018. Ma anche la manifestazione in forma “ordinaria” conferma la solidità del messaggio alpino: a Brescia, infatti, si sono ritrovati i vessilli di trenta Sezioni, i gagliardetti di centonovanta Gruppi e non meno di mille penne nere per partecipare alle cerimonie ufficiali a ricordo del tragico ed epico evento del 1943 in Russia. 

Il giorno del ricordo

Contrariamente alle scoraggianti previsioni meteo, Basovizza ci ha accolto con un tiepido sole e un “borino” abbastanza leggero da non dar fastidio, sufficiente a rendere l’aria frizzante. Eravamo veramente in tanti quest’anno attorno al Pozzo della Miniera (Foiba di Basovizza): associazioni degli esuli e delle famiglie degli infoibati, intere scolaresche di studenti, due provenienti dalla Sicilia, e Associazioni combattentistiche e d’Arma.

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