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domenica, 15 Giugno 2025

L'imboscato e l'ufficiale

Spero di avere interpretato male le parole dell’alpino Mantero di Savona, tantomeno la sua risposta. Un imboscato che faceva fughe coperto addirittura da un ufficiale?

“Premio stampa alpina”: vince la Val Susa

“Lo Scarpone Valsusino”, giornale della sezione Val Susa, è il vincitore del “Premio stampa alpina 2014”. La commissione del premio, presieduta dal vice presidente vicario Adriano Crugnola, si è riunita lo scorso 5 marzo e ha valutato i contenuti, con particolare riguardo alle informazioni di servizio, la grafica, l’impaginazione e la leggibilità di altre quaranta testate. Secondo classificato è stato il “Baradell”, giornale della sezione di Como diretto da Achille Gregori, al terzo posto “Fiamme Verdi” della sezione di Conegliano, diretto da Antonio Menegon.

Cantore e il suo paradiso

L’alpino Magalotti da Cesena si domanda: “Ma gli alpini sanno chi fu veramente Cantore?”. E bolla il burbero generale sampierdarenese (genovese), come una ‘testa calda’ che si riteneva ‘spavaldamente immortale’ rimanendone… fregato; ben gli sta, sembra concludere.

Alpino alla ribalta

Fatico un po’ a trovarlo. Poi finalmente il telefono squilla e una voce calda quasi impostata, risponde. Superati i primi momenti di naturale incertezza, cominciamo a chiacchierare. Lascio che sia lui a parlare; vorrei non sembrasse un’intervista, ma piuttosto un racconto. Una sorta di biografia vocale. Il telefono non aiuta, ma ci provo lo stesso. Andreapietro Anselmi parla di sé in una dizione perfetta, impeccabile. Mi spiazza, immaginavo di sentire qualche espressione dialettale, invece nulla. Eppure è nato e vissuto fino ai trent’anni a San Bortolo delle Montagne, comune di Selva di Progno, provincia di Verona.

Comprendere per condannare

Ho letto con attenzione la lettera di Maurizio Mazzocco di Legnago, pubblicata su L’Alpino, dal titolo “Onori al Carnefice”. Da appassionato di Storia (che ha il compito di aiutare a comprendere e non di giustificare), modestamente osservo come i “sentimenti popolari” citati nella lettera del Sig. Mazzocco, se non corroborati dalla storia documentata e provata, corrano il rischio di diventare populismo stereotipato.

Il cappello in chiesa (ribadiamo!)

È bene ribadire quale deve essere il comportamento dell’alpino quando si trova all’interno della Chiesa, in ordine all’uso del cappello, così come ha rilevato l’alpino Facciolo nella lettera al direttore del numero di febbraio.

Un'amara realtà

Leggo su L'Alpino di febbraio la lettera del capogruppo di Legnago (Verona) Maurizio Mazzocco indirizzata al direttore Bruno Fasani con il titolo “Onori al carnefice”.

I nostri amici alpini

Una cerimonia emozionante e partecipata, quella che si è svolta sabato 8 marzo in occasione dell’intitolazione della scuola dell’infanzia di Casumaro (Ferrara) a monsignor Enelio Franzoni. Schierata per l’occasione con i suoi dirigenti nazionali e i rappresentanti da tutta Italia, l’Associazione Nazionale Alpini che ha realizzato e donato, a seguito degli eventi sismici del maggio 2012, la nuova scuola che brilla nel Comune di Cento per l’eccellenza della struttura e della didattica.

Liturgia e alpini

Un recente articolo sulla Tribuna di Treviso ha riportato a galla la vecchia storia del divieto ecclesiastico ai canti alpini ed alla Preghiera dell’Alpino (versione ANA) a Messa o nelle esequie funebri. Ciò ha creato un certo scompiglio tra parecchi alpini. Mi puoi raccontare come stanno le cose in realtà?

Bravi!

Gentilissimo ‘smalpino’ don Bruno, mi complimento con te e tutta la redazione de L’Alpino per la nuova veste grafica del nostro mensile. Condivido appieno il nuovo taglio editoriale dando più spazio alle rubriche “Lettere al direttore” ed agli “Incontri”.

La grande cavalcata

L’alpinista e cartografo Julius Payer era uno dei soldati più felici dell’esercito austriaco, in quel giorno del 1865 quando Franz Kuhn von Kuhnenfeld, il vecchio generale avversario di Garibaldi allora diventato ministro della guerra, gli aveva consegnato l’incarico di disegnare la carta geografica di tutto il Gruppo Ortles-Cevedale per conto dell’Imperial Regio Istituto Geografico Militare. «È fatta!» si era detto il giovane tenente boemo appena appresa la notizia. Nei suoi anni futuri c’era ora un mondo quasi totalmente inesplorato: labirinti glaciali, cime inviolate, valli in parte mai percorse, morene, e angoli sconosciuti. Molte importanti lacune cartografiche dovevano essere fugate, e nelle zone sconosciute – dove gli antichi latini avrebbero liquidato i misteri geografici con la convenzionale scritta “hic sunt leones” – lui stesso avrebbe dovuto avventurarsi e con pazienza assegnare nuovi toponimi.

Ricordo di Andreotti

Avvicinandosi l’Adunata nazionale desidero inviarti una fotocopia di una lettera che ho ricevuto da Giulio Andreotti scomparso l’anno scorso pochi giorni prima dell’Adunata. Nel 1962 ho assistito a Bergamo alla sfilata da cittadino in quanto non avevo ancora svolto il servizio militare ed erano presenti Fanfani e Andreotti.

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