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lunedì, 30 Giugno 2025

Cantare la Sardegna

Alcuni soci del gruppo Barbagia - molti dei quali giovani Alpini - facevano già parte del coro folkloristico “Nugoro Amada” e quindi venne spontanea la richiesta di costituire il “Coro ANA Nugoro Amada” di Nuoro, che fu presto riconosciuto a livello statutario da parte della sezione Sardegna e dalla Sede nazionale. La peculiarità del coro è quella di essere in grado di esibirsi sia in costume tradizionale, con canti della terra sarda, sia calzando il cappello alpino con i tipici canti della montagna.

Risorgeremo?

Nel periodo natalizio la nostra coscienza ci chiede e ci impone di essere più buoni con noi stessi e verso gli altri mettendo da parte il nostro orgoglio. Forse è il più bel periodo dell’anno in cui i sentimenti più nobili e la nostra alpinità, che è il DNA degli Alpini, sbocciano in tutta la loro bellezza come i fiori del campo.

Il Canto degli italiani

Lo scrisse nel 1847 Goffredo Mameli, poeta ventenne incline alle idee liberali e repubblicane, e poco dopo nel capoluogo piemontese Michele Novaro lo tradusse in musica. Il nostro Inno fu pensato da due genovesi in due città, Genova e Torino, legate a doppio filo dal fervore patriottico che preannunciava la guerra d’indipendenza dall’Austria, primo passo verso l’Unità. Ma quando cantiamo l’Inno nazionale, sappiamo cosa voleva comunicare Mameli?

In memoria di Florindo Pretto

Carissimo direttore, per prima cosa complimenti per la direzione del nostro giornale L’Alpino. Faccio riferimento alla lettera al direttore “In ricordo di Urriani” pubblicata su L’Alpino di novembre.

Cinquant’anni in musica

Da cento penne a una, potremmo riassumere così i primi anni di vita della Fanfara di Vallecamonica. Nata nel 1963 come Fanfara dei Bersaglieri, il complesso musicale ha dovuto ben presto sdoppiare la sua personalità venendo incontro al Corpo militare più diffuso in Vallecamonica, quello degli Alpini. È stata fondata su iniziativa del sergente maggiore dei Bersaglieri, cav. Anastasio Morandini che ha ricoperto il ruolo di “capo fanfara” fino al 1986, anno della sua morte. Nel 1968 entra nell’organico il maestro Martino (Tino) Savoldelli che, in breve tempo, viene assurto a tromba solista e successivamente a capo fanfara.

Cultura e solidarietà

«Vent’anni, per una persona, sono pochi; al contrario, per un concorso letterario rappresentano un obiettivo prestigioso: non un punto d’arrivo, un epilogo, ma un traguardo oltre il quale procedere. È il caso del premio Parole Attorno al Fuoco che alla 20ª edizione ha fatto registrare un concorso di autori notevole: 88 da tutta Italia. E accanto alla quantità, una qualità d’eccellenza riconosciuta da tutti i componenti della giuria». Queste parole, espresse nell’intervento d’apertura dal presidente della giuria Giovanni Lugaresi, giornalista e scrittore, ben sintetizzano lo stato di salute del concorso letterario, ideato nel 1995 dal compianto Alpino maestro Carlo Tognarelli e organizzato in sinergia fra gli Alpini del gruppo di Arcade e la sezione di Treviso, grazie all’instancabile opera del capogruppo Florindo Cecconato e del past-president Francesco Zanardo.

Segnali che inquietano

Caro direttore, la lettura dell’editoriale “Segnali che inquietano”, condivisibile per l’impostazione generale e per l’equilibrio dei toni, mi suggerisce una riflessione che desidero condividere con te. Il malessere che larga parte del cosiddetto secondo e terzo mondo nutre nei confronti dell’Occidente e che si manifesta con moderazione in molti e con crudele esasperazione in alcuni altri, trova una delle sue origini nell’imposizione violenta (molto spesso con le “armi” che, troppo spesso, le Chiese hanno pregato venissero “rese forti”) di valori culturalmente estranei se non ostili.

Il coraggio dell’utopia

Siamo finalmente entrati nell’anno dell’anniversario della Grande Guerra, per l’Italia quarta guerra d’indipendenza perché ha completato nella logica, soprattutto geografica, i confini di una nazione che ancora faticava a trovare una propria identità. Come in ogni anniversario ci sono delle riflessioni che si debbono fare. Il giudizio sull’evento che la storia dopo cent’anni ci consegna, finalmente libero dalla retorica trionfalistica di una vittoria che è comunque costata fra i militari 651.000 morti e quasi un milione di feriti, di cui circa 50.000 Alpini e 589.000 caduti civili. Sono queste cifre che dimostrano quanto la guerra, ogni guerra, sia una folle sciagura, quali ne siano le motivazioni che la ispirano. L’anniversario è anche celebrato per ricordare coloro che per dovere sacrificarono la loro vita.



Grande Guerra: la drammatica vicenda di quattro alpini in onda su “Terra”

  La trasmissione “Terra” di lunedì 2 febbraio - in onda su Rete4 poco dopo mezzanotte, al termine di “Quinta colonna” - ricostruirà un episodio della Grande Guerra che ancora oggi suscita l’indignazione e mobilita le coscienze di una intera comunità che chiede, a distanza di cento anni, che a quattro alpini, fucilati in Carnia, sia restituito l’onore.

Adriano Crugnola

  Adriano Crugnola è nato a Cagno (Como) il 7 novembre 1950. Coniugato con due figli, è stato dirigente in un'azienda industriale multinazionale. Ha frequentato...

LE PRIME ALBE DEL MONDO

È un viaggio che chiunque può intraprendere, seduto sulla poltrona di casa. Marco Albino Ferrari, uomo essenziale e attento, conduce il lettore lungo un percorso introspettivo: da un lato i personaggi dell’alpinismo classico, Walter Bonatti, Giusto Gervasutti, Ninì Pietrasanta con Gabriele Boccalatte, Bill Tilman, plasmati dalla maestra muta e silenziosa, dall’altro loro: guglie aguzze che puntano il cielo, enormi ciclopi di ghiaccio, cime ai più sconosciute che raccontano storie inattese, intriganti. Ferrari svela senza lirismi, ma con lucida e razionale sensibilità, l’antica affinità elettiva tra uomo e natura. Sono questi gli elementi protagonisti che si incontrano in un lungo, muto colloquio fino a fondersi nella storia personale dell’autore che sognava di montagne e di esplorazioni già dai tempi della scuola.

LA VERITÀ ITALIANA SULL’ORTIGARA

Una delle battaglie più analizzate della Grande Guerra offre, nelle pieghe degli avvenimenti, ancora margini di approfondimento. L’autore analizza alcuni aspetti della ricostruzione storica: le modalità dell’attacco, gli elementi climatici, i reparti impiegati e il loro operato, tutti fattori oggetto di discussione e di confronto per i cultori della materia. La parte dedicata al servizio sanitario permette di conoscere gli aspetti più umani: la pietas di chi doveva sanare il corpo e la mente dei reduci dal fronte e gli ultimi giorni di chi è morto per la Patria. Un volume che, a cent’anni di distanza, genererà ulteriori dibattiti. Anche questo serve a rendere giustizia a chi sull’Ortigara ha dato la vita e la gioventù.

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