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domenica, 6 Luglio 2025

Il capitano Sora e i crimini che non commise

Caro direttore, mi riferisco all’articolo di Gian Antonio Stella uscito sul Corriere della Sera di domenica 23 agosto dal titolo “La vera storia della Preghiera dell’Alpino” nel quale il giornalista oltre a raccontare la storia della “Preghiera dell’Alpino” racconta i crimini che sarebbero stati commessi in Etiopia, a Zeret, da parte del col. Sora, al comando del XX battaglione coloniale. Ricordo che il col. Gennaro Sora non solo partecipò alla leggendaria ricerca e salvataggio dei superstiti della spedizione del generale Umberto Nobile al Polo Nord nel maggio 1928 ma, durante la Prima Guerra Mondiale, combatté valorosamente alla testa dei suoi insuperabili alpini, con il grado di sottotenente, sui ghiacciai dell’Adamello e sulle creste del Tonale a fianco degli eroici fratelli Nino e Attilio Calvi, di Cesare Battisti e dei trentini Larcher e Mosna, guadagnandosi tre Medaglie d’Argento al Valore Militare e una promozione per eccezionali meriti dimostrati sulle alte cime dell’Adamello.

Una storia di dedizione

Un richiamo forte alla fratellanza e alla solidarietà, a tutti i valori alpini è partito dal 44º raduno alpino al Bosco delle Penne Mozze, mentre l’albero del memoriale racchiuso nella suggestione della valle di San Daniele, si è arricchito di altre due foglie: Bassano del Grappa e Casale Monferrato si sono aggiunte sulla stele monumentale, accanto alle altre 2.503 stele ferree degli alpini trevigiani forgiate da Simon Benetton.

Al lavoro per il Giacomini

A fine maggio ha avuto luogo il primo intervento per i lavori di ristrutturazione del Rifugio Giacomini a Forca di Presta (Ascoli Piceno), ad opera di volontari alpini della Sezione di Pordenone. Scopo dell’iniziativa è stato anche quello di favorire, diffondere la conoscenza, e in logica successione, promuovere l’utilizzo della struttura a livello nazionale.

Prenotate il Calendario storico 2016

È in preparazione il Calendario storico Ana 2016, giunto all’8ª edizione, dedicato al “Centenario della Grande Guerra”, con particolare riferimento agli avvenimenti del 1916.

Nelle 24 pagine di grande formato sono presentate molte illustrazioni storiche e recenti che raccontano la storia e le attività associative di conservazione della memoria e di volontariato oltre alle manifestazioni più significative della nostra Associazione.

Le Sezioni, i Gruppi e i singoli interessati possono richiedere il Calendario storico Ana 2016 direttamente a “L. Editrice s.r.l.”, tel. 019/821863, cell. 333/4189360, oppure 346/7384176; fax 019/8935774; e-mail: l.editrice@libero.it

Un canto di pace

Cosa sia il Monte Tomba e quale l’importanza della sua annuale commemorazione da parte della Sezione di Bassano, lo ha ricordato il direttore de L’Alpino nel discorso di apertura alla cerimonia ufficiale. Prendendo a prestito l’immagine del concorso a Miss Italia, ricordava che a vincere è una sola, ma quanto a bellezza anche il resto non è contorno. Questa è la bellezza del Monte Tomba.

La montagna per la vita

Per la “sua” festa ha scelto di indossare il suo sorriso semplice e spontaneo. Giuseppe Federici, trentanovenne vincitore della 35ª edizione del “Premio fedeltà alla montagna”, ha accolto così nella natìa Anzola – piccola frazione sperduta sull’Appennino parmense dove vive tuttora – e nel vicino capoluogo di Bedonia, le migliaia di persone e le tante autorità che lo hanno raggiunto il 18, 19 e 20 settembre per la consegna dell’importante riconoscimento voluto dall’Ana.

Per la Julia

Dopo una notte di tregenda, che ormai da un po’ di tempo accompagna questa bizzarra stagione, il 6 settembre scorso, sul Monte Bernadia che sovrasta Tarcento (Udine), un tiepido sole coronava lo sforzo di quanti si erano attivati per ricordare degnamente il 57º anniversario dell’inaugurazione del Monumento “Faro-Julia” che dal 1958 irradia la pianura friulana con il suo fascio tricolore. È proprio il caso di dire che ogni tanto anche gli alpini hanno in cielo qualcuno che li osserva e li aiuta.

Una faccenda un poco seria

Una faccenda un poco seria Era la metà dello scorso agosto quando, nel laborioso Nordest, andava in onda l’ennesima polemica ferragostana, di quelle che danno modo ai giornalisti di vendere qualche copia in più e, ai politici, scampoli di visibilità, in attesa che i talk show televisivi li rimettano in gioco. Se Flaiano, parlando della politica, diceva che la cosa era grave ma non seria, nel nostro caso la querelle non era grave. Casomai un pochino seria. Nel senso che ad essere tirati in ballo sono stati gli alpini e il vescovo del luogo, finito incolpevolmente sulla graticola. Cosa seria perché si andavano a incrinare rapporti che da sempre, chiamare cordiali, risulta perfino riduttivo. Ad accendere le polveri, ancora una volta, la “Preghiera dell’Alpino”.

La nostra Preghiera

Compie cento anni la “Preghiera dell’Alpino”. Nata nella Grande Guerra, ha avuto diverse versioni, fino ad arrivare alle due attuali, ed è sempre il momento più sacro per noi alpini: una voce annuncia solenne: «Preghiera dell’Alpino», squilla l’attenti e mentre scorrono quelle parole sfila davanti a noi la lunga colonna di quelli che ci hanno preceduti, le loro imprese, i loro sacrifici. La Preghiera del ’15-’18 è molto diversa dall’attuale, ma esprime già concetti che torneranno nelle versioni successive: i ghiacciai eterni posti a difesa della Patria, l’invocazione a salvarci dal gelo e dalla tormenta e a proteggere le famiglie lontane. Nel 1935 viene pubblicata la “Preghiera dell’Alpino” scritta dal magg. Sora, comandante del battaglione Edolo, che contiene gli elementi base della versione definitiva.

Il paradiso contestato

Stimatissimo direttore, “Il paradiso di Cantore” mi ha stupito e in modo veramente negativo. Non credo che Cantore possa avere un paradiso. Personalmente ho sempre letto un’altra storia non certo edificante e da ricordare come esempio di amor di Patria. Questa è pur sempre (l’entrata in guerra) una ricorrenza da ricordare per la carneficina che i nostri vertici hanno inferto al nostro popolo.

Cantiamo l’Inno d’Italia

Egregio direttore, sono abbonato a L’Alpino che leggo sempre volentieri, nonché un alpino praticante, fiero della tradizione, della storia e dei princìpi che accomunano questo popolo particolare. Sono stato a L’Aquila e confermo l’esperienza bellissima in un clima festoso, di profonda amicizia e solidarietà. Partecipo alle cerimonie più importanti con sincero trasporto, consapevole di rappresentare ideali profondi autentici ed unici.

Cerimonie in memoria del Beato don Gnocchi

Domenica 25 ottobre 2015, alle ore 10.30, nelle celebrazioni del sesto anniversario di beatificazione di don Carlo Gnocchi, sarà celebrata una Messa al Santuario del Beato, in via Capecelatro, 66 a Milano, presieduta mons. Carlo Ghidelli, vescovo emerito di Lanciano-Ortona.

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