Che sorpresa!
Quando si apre la cassetta della corrispondenza, si spera sempre nella bella sorpresa, magari una buona notizia che sollevi lo stato d’animo, visto che negli ultimi anni siamo invasi da depliant pubblicitari e soprattutto da bollette da pagare. Infatti, è difficile da credere, ma il miracolo è avvenuto. Chi l’avrebbe mai potuto immaginare di trovare in quella cassetta L’Alpino del mese di giugno 2015 con, in copertina, la foto di un alpino abruzzese, membro del consiglio direttivo del Gruppo di Trasacco (L’Aquila), cioè il mio paese natìo che conta appena seimila anime?
Onestà alpina
Gentilissimo direttore, sono Massimo Gotti, Capogruppo degli alpini di Sedrina-Botta, Sezione di Bergamo; vorrei raccontare un fatto accaduto durante l’ultima Adunata nazionale. Purtroppo il sabato antecedente all’Adunata un mio alpino ha perso una notevole somma di denaro che doveva essere donata al Gruppo alpini de L’Aquila.
«Non andate via!»
Grazie e grazie… Lo ripeteremo ogni volta che penseremo a voi. Questi giorni, questo raduno così grande, così oceanico, un po’ l’avevamo temuto. Non vi conoscevamo, non sapevamo nulla, o quasi, della vostra vitalità, del vostro coraggio, della vostra allegria e delle vostre musiche. Il primo giorno vi abbiamo guardato un po’ con curiosità e molto con sospetto.
Quel “Silenzio” struggente
Caro direttore, vorremmo condividere con L’Alpino un’emozione vissuta durante l’Adunata a L’Aquila! Scendiamo via XX Settembre, dal centro verso la stazione, sabato 16 maggio intorno alle 18, insieme al nostro gruppo.
La delusione scomparsa
Caro alpino don Bruno, ora, come si usa dire, a bocce ferme, posso dire che mi sono sbagliato e mi sono pentito. Fra gli alpini astigiani che il primo sabato di settembre 2013, allorché fu assegnata l’Adunata nazionale a L’Aquila, penso non ci sia stato nessuno più deluso di me, e l’ho subito espresso con una email di protesta sul sito https://www.ana.it (l’unica pubblicata di disapprovazione e per la quale ho subito tante proteste).
Un’Adunata indimenticabile
Caro direttore, ti invio copia della mail che mi ha mandato l’agenzia de L’Aquila presso cui mi ero rivolto per organizzare il viaggio del nostro Gruppo di Tarcento (Udine). Qui di seguito il messaggio pervenutomi. «L’Adunata è passata... e a L’Aquila abbiamo un grande vuoto, quello che voi avete colmato in tre giorni di allegra, ordinaria follia.
“Ci volevano gli alpini!”
Siamo tornati a L’Aquila per tante ragioni: per incontrare le persone che avevamo soccorso dopo il sisma, per rivedere i luoghi e cosa è stato fatto in questi sei anni, per veder sfilare finalmente in un unico blocco tutta la Protezione Civile e per prestare ancora una volta il nostro supporto. Le attività che i volontari della Protezione Civile hanno svolto sin dalla prima mattinata di lunedì 11 maggio hanno pienamente raggiunto gli obiettivi prefissati. Quattro sono i luoghi segnalati e concordati con l’Amministrazione del Comune di L’Aquila. Anche in questo caso gli attestati di riconoscenza non sono mancati: «Ci volevano gli alpini…» è stata la più gettonata delle espressioni.
Un fiume giallo
Da tempo coltivavo il desiderio di vedere sfilare all’Adunata nazionale, la Protezione Civile dell’Ana in un unico blocco. Ho quindi inoltrato la richiesta al Presidente nazionale ottenendo l’approvazione per l’Adunata a L’Aquila. Avevo espresso più d’una motivazione a sostegno della mia richiesta, soprattutto ripensando all’opera svolta dagli uomini della Protezione Civile Ana durante l’emergenza per il sisma dell’aprile 2009: fu la più massiccia partecipazione di volontari a un’attività di solidarietà. Ben 8500 turni settimanali, un anno intero, dal 6 aprile 2009 fino a fine marzo 2010 coperto da 50/60 persone con punte iniziali anche di 250, coinvolgendoci ad ogni livello di responsabilità.
Una grande adunata
Ti accoglie da lontano con quel suo profilo di braccia scheletriche protese verso il cielo a chiedere di poter risorgere, la gru della ricostruzione. Questa è L’Aquila a sei anni dal terremoto che si portò via in un minuto 309 vite e secoli di storia. Eppure sono bastate poche ore perché quelle strade si rianimassero, come e più di una volta, inondate dal fiume vitale degli alpini accorsi da tutta Italia per l’88ª Adunata nazionale. Per molti è stato un ritorno a casa, almeno per gli 8.500 volontari che da ogni regione si misero in moto la mattina stessa del sisma e allestirono 29 campi per le migliaia di sfollati. “Onorare i morti aiutando i vivi” è il motto dei 364mila volontari dell’Ana, una realtà che qui, nella città ferita, diventa evidenza.
“Vicinanza partecipe”
La Messa in suffragio ai Caduti è stata officiata dall’Ordinario Militare Santo Marcianò e dall’arcivescovo de L’Aquila Giuseppe Petrocchi, che nel suo saluto agli alpini ha ricordato come «la scelta di venire a L’Aquila per il Raduno nazionale testimonia la vostra “vicinanza partecipe” e la salda decisione di portare un contributo sincero alla rinascita di questa città».
Italianità e alpinità
Lontananza, sacrifici e duro lavoro. Sono queste le caratteristiche che contraddistinguono i nostri connazionali emigrati all’estero. Nell’Ottocento i milioni di italiani che per primi lasciarono il Belpaese erano friulani, piemontesi e veneti. Seguì l’esodo di tante famiglie del Sud Italia, in cerca di una “nuova Patria” che permettesse di vivere del proprio lavoro. Erano viaggi verso l’ignoto, con gli occhi rivolti speranzosi al futuro e il cuore ancorato alla terra natìa. Ecco perché per l’Associazione è importante rinnovare ogni anno, in occasione della festa più bella, l’incontro con loro.
Gente d’Abruzzo
Conobbi i primi abruzzesi diversi anni fa a Tarvisio, durante il servizio militare, e di essi mi piacque subito il forte carattere unito ad una grande generosità che arrivai a sperimentare personalmente nella Caserma Lamarmora di Tarvisio e soprattutto nel corso delle esercitazioni di tiro.