Persone splendide

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    Caro direttore, per poter partecipare all’Adunata a L’Aquila, un mese prima dell’evento, mi sono recato in Abruzzo per cercare un posto dove alloggiare. Avevo con me due persone da contattare. Sono ancora commosso per quanto si sono date da fare per poter soddisfare le esigenze del mio Gruppo. Oltre ad avermi trovato uno splendido posto, la prima mi ha portato a conoscere L’Aquila per l’intero pomeriggio, la seconda mi ha messo a disposizione un capannone a Paganica, dove ci siamo fermati, dopo averci fatto conoscere il paese terremotato e i dintorni, malgrado fosse oberato dagli impegni.

    Un grazie caloroso, dunque, a Giuseppe Battistelli e signora di L’Aquila e a Mario Ferella di Paganica, persone splendide che ci hanno consentito di vivere un’Adunata indimenticabile.

    Pietro Zanelli Gruppo Gradiscutta, Sezione di Udine

    Ne citiamo due, ma quanti abruzzesi hanno avuto lo stesso stile? Grazie da tutti noi.


    Ho sentito parlare di terremoto, ho visto come tutti le immagini in televisione, ma visitare una città e constatare di persona i segni devastanti di un evento che, assurdamente e tragicamente, non ha fatto distinzioni su cose e persone mi ha prodotto un tale affanno che va oltre l’effetto “pelle d’oca” (effetto epidermico e, in quanto tale, superficiale) perché le crepe visibili sulle case, sui palazzi e sugli edifici in genere sono impronte profonde che si trasmettono come profonde ferite inferte disumanamente su persone che non possono avere avuto colpe così gravi da meritarsi un tale avvenimento. E allora la mia immaginazione (con l’affanno) va allo sguardo di quegli uomini e donne che hanno vissuto il roboante sussulto della terra, hanno visto correre le crepe sulle facciate e sui muri delle loro case, hanno visto il crollo e non solo del loro nido, ma anche del corso del tempo successivo a quello presente. Il mio sussulto ora è davanti alla “Casa dello Studente” con lo squarcio che ha provocato la morte di vite promettenti di cui l’umanità non potrà beneficiare per colpa di questo malvagio e impietoso evento. Personalmente, da alpino, sono orgoglioso di aver constatato un’altra cosa grande sul volto di questa gente in occasione del nostro raduno nazionale: il sorriso, almeno parzialmente ritrovato, grazie alla nostra presenza, che in più fasi ha spinto la gente a dire grazie, a chiederci di tornare, a chiederci di non lasciarli soli.

    Fulvio Lotto

    Quando la domenica sera il sindaco di L’Aquila ci ha salutati, con commossa soddisfazione ci ha ringraziato e poi ha aggiunto: «Qualche anno ancora e la città sarà di nuovo in piedi». Non era solo una speranza e una promessa. Era la percezione che nell’animo dei suoi abitanti fosse tornata a fiorire la voglia di ripartire con nuovo slancio ed entusiasmo. Spesso nella notte della delusione basta anche una piccola luce per riaccendere la vita.