Un oceano di penne nere. Era Piazza Vittoria, a Brescia, nella giornata conclusiva delle celebrazioni dell’80° anniversario di Nikolajewka. Anche se i numeri non sempre dicono di qualità e significato di un evento, in questo caso è indubitabile che una sfilata con circa settemila penne nere, dietro alla Bandiera di guerra del 5° reggimento alpini, al Labaro, ai vessilli di una cinquantina di Sezioni e di oltre 350 gagliardetti conferisca ad esso spessore particolare: e testimonia quanto siano radicati i sentimenti che ci legano a quel tragico e valoroso fatto d’arme del 1943 in Russia e quanto forte sia il messaggio che si è tramandato.
Brescia è stata per un’intera settimana oltre che capitale della cultura capitale degli alpini, perché alle manifestazioni in forma solenne qui si è aggiunta la prima occasione per celebrare, il 26 gennaio, la “Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini”, istituita dal Parlamento con la legge 44 del 2022. Numerose, oltre alle manifestazioni, le occasioni culturali a cui ha dato vita la Sezione di Brescia, a cominciare da una rassegna pittorica e scultorea in collaborazione con gli artisti bresciani, da una serata dedicata alla figura del gen. Romolo Ragnoli, a Postojali col 6° e poi comandante partigiano delle Fiamme Verdi e da una mostra storica nel convento di San Francesco in gran parte dedicata alla figura del col. Federico Lantieri de Paratico e di padre Marcolini, cappellano degli alpini.
L’inizio delle manifestazioni pubbliche sabato davanti al “monumento vivente” che gli alpini bresciani Reduci di Russia vollero costruire nel 1983, 40° anniversario, per far sì che il nome Nikolajewka vivesse in eterno attraverso un’opera di solidarietà: così quella struttura, ampliata nel 2000 e raddoppiata nel 2019, immaginata come scuola per ragazzi svantaggiati si è trasformata nella più grande e moderna struttura sociosanitaria per la disabilità grave del nostro Paese. Davanti a quella che tutti chiamano ancora “scuola” lo schieramento del Labaro e l’esposizione del cappello e del medagliere del gen. Reverberi, hanno solennizzato la commemorazione ufficiale, affidata al col. Massimiliano Cigolini, comandante del 5° reggimento alpini, che attingendo alle pagine del libro “Warwarowka anno zero” di Ottobono Terzi, ha ripercorso con voce rotta dall’emozione i giorni del gennaio 1943: un excursus coinvolgente, salutato da un lungo applauso, in cui l’ufficiale ha ricordato che Nikolajewka «aiuta a sostituire l’odio e la rabbia con la solidarietà e perpetua disciplina, senso del dovere e spirito di corpo ancora oggi dimostrati dagli alpini».
Gli ha fatto eco il nostro presidente nazionale, Sebastiano Favero, che ha ricordato gli interventi di riconciliazione e fratellanza realizzati dall’Ana in Russia, come l’Asilo Sorriso di Rossosch e il Ponte dell’amicizia a Nikolajewka. Nel pomeriggio gli alpini si sono schierati, con la Bandiera del 5°, in piazza della Loggia, davanti al palazzo da cinque secoli sede del municipio, per ascoltare i saluti delle autorità, affidati alla prefetta Maria Rosaria Laganà, al sindaco, on. Emilio Del Bono e al comandante delle Truppe Alpine, gen. C.A. Ignazio Gamba. Una costante negli interventi, per tutti i giorni delle celebrazioni, è stato il richiamo a quanto gli alpini rappresentano nel tessuto sociale per la loro capacità di essere sempre presenti ovunque ci sia un bisogno.
Concetto sublimato nell’omelia del vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, in cattedrale. «Il sacrificio degli alpini, ha detto il presule, col suo nobile corredo di virtù rende tutto questo perenne, consegnandolo come testimonianza. Così la memoria del sacrificio e della virtù riesce a riscattare momenti terribili, avvolti dalle tenebre, generando la solidarietà che ispira l’agire degli alpini». E ha concluso: «Caduti e reduci ci accompagnano, esortandoci a spendere le nostre energie per un mondo più giusto, più nobile e vero, in una parola più umano». Domenica poi l’apoteosi con la grandiosa sfilata nel cuore cittadino. «Brescia vi vuole bene» è stata la conclusione del sindaco Del Bono, mentre il presidente della Sezione di Brescia, Gian Battista Turrini (legittimamente orgoglioso della riuscita della manifestazione) ha ricordato come la testimonianza di quei tempi serva d’esempio in un’epoca in cui la storia pare non aver insegnato nulla. Gli ha fatto eco il generale Gamba ricordando i numeri terribili delle perdite di vite umane nella steppa russa e sottolineando l’importanza del ruolo delle Forze Armate in tempi certo non facili.
Trascinante e applaudito l’intervento del nostro presidente, che ha concluso l’80° di Nikolajewka. «Gli alpini non sono uomini di guerra – ha affermato Favero – ma uomini di pace, abituati a fare il loro dovere, è il nostro Dna: il nostro spirito, come ci ha detto papa Francesco è quello di essere con gli altri e per gli altri».
Massimo Cortesi
L’intervento del col. Cigolini all’80° di Nikolajewka