Zona franca

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    Rubrica aperta ai lettori.

    Alpini, in difesa della pace


    Sono un alpino classe 1971, appartenente all’ormai mitico btg. alpini Susa di Pinerolo (Torino), quando questo reclutava ancora soldati di leva.
    Leggendo e rileggendo la posta inviata alla testata de L’Alpino per ciò che concerne l’invio delle nostre Truppe in Afghanistan mi sono convinto ad intervenire come controparte .
    Leggo che la maggior parte della gente come me (già alpini di leva) sente di doversi opporre alla decisione del nostro governo. Ma perchè?
    Non è forse questo un atto di resa o ripensamento da parte dei nostri governanti sull’argomento inutilità alpina ?Non è forse questo un passo indietro?In questa missione io non vedo altro che onore.
    Lasciamo perdere le mamme patriote che patriote sono solo fintanto che non è il loro pargolo a dover difendere la Patria. Lasciamo perdere la dietrologia dì chi fa l’offeso e dice di non partire per ripicca. Guardiamo in faccia la realtà: il Paese abbisogna ora di un esercito che vada oltre le ronde e servizi di guardia alle polveriere e questo esercito, senza offesa per nessuno, è composto soprattutto dai reparti alpini.
    A trentadue anni e con due figli sento che sarei il primo a partire per difendere la causa Pace. Ai miei figli insegno i valori di Patria, Rispetto delle persone e in Dio.
    Si troveranno fra qualche anno ad ereditare la mia azienda, ma dovranno farlo con la consapevolezza che certi valori vanno oltre il senso del comodo; che bisogna guardare sì il proprio tornaconto, ma soprattutto non infrangere mai i valori umani.
    Non desidero vederli in un futuro in piazza a fare ridicoli girotondi politicizzati e pilotati dai soliti noti o con sprange pacifiste abbattute sulle vetrine di gente onesta dimostrando per la fantomatica pace che l’America vuole distruggere, ma piuttosto lottando per la Pace che tutto il mondo deve ottenere contro le dittature, i terroristi, i brigatisti o pazzoidi di chissà quale levatura sociale, politica o religiosa. La vita, la libertà e la democrazia sono doni sacri per i quali a suo tempo qualcuno è morto per ottenerli e per questo non è sempre giusto porgere l’altra guancia. Se la mia violenza può far cessare la prepotenza di qualcuno verso terzi inermi, ebbene ben venga.
    Dimostriamo una volta tanto che non siamo gli italiani che il mondo conosce come gente opportunista che inizia una guerra da una parte della trincea e la finisce dall’altra.
    Dimostriamo che siamo Italiani con la I maiuscola; che abbiamo dei valori sacri quali Dio, Patria e Famiglia. Smettiamo di nasconderci dietro ad un dito di indifferenza, di demagogia, di ipocrisia.
    Mettiamoci in testa che siamo parte in causa; una parte attiva e valorosa.
    Siamo sempre stati benevoli ad accettare sul nostro suolo gente bisognosa, ma ora dobbiamo essere altrettanto decisi e solerti a far intendere che non accettiamo sopprusi di sorta; che la nostra cultura, la nostra identità, la nostra dignità non saranno mai calpestate da chicchessia.
    Ho sangue alpino che scorre nelle vene da generazioni e mi sto adoperando per trasmetterlo ai miei figli, ma mi sembra di essere ormai l’ultimo in questo paese a sentire un bisogno d’onore per la Patria e per le persone che la compongono.
    Dovremmo arretrare di qualche tempo e cercare di capire che cosa, gente come i miei nonni, provassero quando, con la penna sul cappello, innalzavano la Bandiera e combattevano per il nostro futuro.


    Mauro Sanmorì Luserna San Giovanni (TO)



    Un bravi ai nostri alpini in missione


    Chi scrive ha fatto parte della Task Force Gemona , che sotto la gloriosa bandiera dell’8º Alpini ha operato intensamente a Sarajevo dall’ottobre 2001 al marzo 2002 per garantire l’attuazione degli accordi di pace che hanno siglato la fine della tragica guerra di Bosnia.
    Intendiamoci, nessuno di noi ha compiuto atti di eroismo o fatto alcunchè di speciale (visto che la situazione, grazie a Dio volge sempre più verso la normalità) ma noi tutti, ufficiali, sottufficiali e truppa, ci siamo impegnati per adempiere al nostro dovere nel modo migliore consapevoli che lavorando in un contingente multinazionale, rappresentavamo di fronte ai colleghi della NATO, la nostra Nazione e le Sue istituzioni. E così hanno fatto e fanno tutti i nostri soldati che impegnati all’estero, tengono alto il buon nome del nostro Paese.
    Il 15 febbraio ero a Roma per il giuramento degli allievi ufficiali di complemento ed ho potuto vedere le migliaia di persone che sfilavano per la pace : Le confesso che ho provato una grande amarezza. Tanti si sono riempiti la bocca di una parola così sacra e sublime come pace , tanti sono scesi in piazza per manifestare, gridare, cantare, lanciare slogan…
    Ma nessuno, nemmeno una persona di quella manifestazione ha avuto una sola parola di sostegno, di stima, di riconoscenza verso i nostri soldati, verso quei giovani che potrebbero essere loro figli, fratelli, amici e che passano mesi lontano da casa, proprio a salvaguardia di quella pace per cui loro sono tanto pronti ad andare a manifestare.
    Mi chiedo e chiedo, ma quella gente merita i nostri soldati?Si merita quei ragazzi che ora, proprio per la pace, pattugliano le strade di Sarajevo, di Pristina, di Kabul?
    E come si sentiranno i nostri ragazzi, nel vedere questo triste spettacolo?Per questo mi permetto di fare una proposta, pur consapevole del poco tempo che resta di qui all’Adunata nazionale: dedichiamo il nostro raduno, la nostra presenza ed il nostro pensiero a tutti quei soldati, alpini e non, che lavorano e rischiano perchè quella parola, PACE, non sia solo una parola ma una realtà per tutti i popoli del mondo, perchè sentano il nostro sostegno ed il nostro Bravi! .


    Alessando Cartelli