Ventimila alpini per una sfilata di 5 ore

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    Massiccia partecipazione di penne nere al raduno del 1º Raggruppamento.

    DI ADRIANO ROCCI

    Quanti avevano scelto, per raggiungere Pinerolo, la via storica che da Torino, attraverso Stupinigi ed il suo parco reale, porta alla Val Chisone, hanno visto garrire le prime bandiere tricolori sulle antiche case in cotto di Airasca, 17 chilometri prima della città ospite. Ma così era un po’ dovunque: agli svincoli dell’autostrada in fase d’ultimazione, agli incroci della statale per il Sestriere, perfino lungo la remota strada del valico della Colletta, che congiunge il Pinerolese alla Val Sangone, o sullo stradale per Saluzzo, altra terra di penne nere. L’accoglienza non poteva essere migliore, dunque.

    Conscia delle proprie tradizioni, l’antica città, linda e ordinata, è davvero scesa in piazza, per tre giorni, ad applaudire i suoi alpini, i suoi soldati, di ieri e di oggi. Sede storica delle nappine bianche dell’omonimo battaglione del 3º, dopo l’ultimo conflitto Pinerolo vide risorgere alla caserma Berardi i fasti del 4º Alpini e del battaglione Susa, negli anni della guerra fredda punta di diamante dello schieramento italiano nella NATO ed ora, nel rinnovato 3º Alpini, operativo oltremare in ambito ISAF. Città militare da sempre (ospitò infatti un reggimento di cavalleria sin dai tempi in cui, terra disputatissima dai Savoia, era inclusa nei domini del Re Sole) fu ed è sede dei dragoni di Nizza Cavalleria (1º reggimento), oggi inquadrato nella Taurinense.

    Anche il Genio alpino ha profonde radici qui: la compagnia Genio pionieri Taurinense, erede del 1º battaglione sacrificatosi in Balcania e nonna del 32º reggimento Guastatori, oggi in Kosovo, vi ebbe sede per oltre vent’anni. Ma torniamo alla cronaca. Grazie anche a condizioni meteorologiche favorevoli, il concerto corale del venerdì sera, sotto le volte tardogotiche della collinare basilica di San Maurizio (sec. XI) ha registrato ben più del tutto esaurito. Avremmo dovuto mettere all’esterno un paio di maxischermi , lamentava qualcuno degli organizzatori, impressionato dalla ressa di quanti volevano entrare nel tempio. Le cante alpine e dell’antica tradizione occitana e piemontese hanno strappato al fitto pubblico applausi prolungati.

    Un’ovazione con la gente in piedi è poi esplosa tra le navate, quando i tre cori (di Cavour, di Saluzzo e di Alessandria) hanno intonato insieme l’inno nazionale. La mattinata del sabato ha visto l’impegno dei 23 presidenti di sezione del 1º Raggruppamento, riuniti a congresso, presente il vicepresidente nazionale Gian Paolo Nichele. Tra i molti punti discussi ed approvati, anche quello relativo alle sedi dei prossimi raduni: Intra nel 2006, Loano (SV) nel 2007 e, per il 2008, Briançon, in Francia. Quest’idea vincente è stata proposta da Renato Zuliani, presidente della sezione ANA di Francia, che aveva previamente raccolto l’adesione entusiastica del presidente nazionale dell’Associazione degli Eclaireurs Skieurs Alpins francesi, monsieur Samuel Petermann, che è anche sindaco della cittadina (poco più di 11mila abitanti) del dipartimento francese delle Hautes Alpes.

    Un’organizzazione a due voci, francese ed italiana, che resterà probabilmente memorabile nei nostri annali associativi. Alle 14,30, insieme al sindaco, prof. Alberto Barbero, al vicecomandante della Taurinense, col. Silvio Biagini, ed ai comandanti del 3º e del Susa, tutti in piazza 3ºAlpini per rendere o­nore ai Caduti, presente il Labaro dell’ANA con adeguata scorta. Gran folla anche qui: giovani famiglie con i bimbi, ragazzi ed adulti attenti, compunti, partecipi. Una scena che si è ripetuta ancora molte volte: in Duomo per la Messa di ringraziamento e poi, la sera, per il concerto delle fanfare alpine e, ancora, il giorno dopo, durante la sfilata durata circa 5 ore e, nel pomeriggio, alla caserma Berardi, spalancata ad un flusso ininterrotto di visitatori. Sembrava minacciare pioggia, l’alba di domenica. Gradualmente, invece, il tempo si è aperto e la città si è riempita di penne nere, sotto un timido sole.

    Dalla piazza AVIS, dove il gen. div. Franco Cravarezza, comandante del Reclutamento Forze di Completamento Interregionale Nord ha comandato l’alzabandiera, la sfilata si è mossa, scandita dalle fanfare, lungo i 2.800 metri di percorso, in direzione di piazza 3ºAlpini. Tra due fitte ali di pinerolesi plaudenti, hanno marciato almeno in ventimila , come ha precisato soddisfatto Francesco Busso, presidente della sezione, che era in contatto con le forze dell’ordine. Ma la televisione nazionale ha parlato di una presenza di oltre trentacinquemila persone. In effetti, son venuti un po’ da ogni dove, gli alpini radunisti: oltre ai vessilli delle ventitré sezioni ANA del 1º Raggruppamento, abbiamo contato sette rappresentanze sezionali, provenienti anche da lontano: dal Molise, persino dal Brasile.

    I gagliardetti erano un fiume: ben seicentosessantasette. E non sono mancate le altre Associazioni d’arma e quelle di volontariato: 23 insegne. I Comuni rappresentati ufficialmente erano 31; molti i sindaci con cappello alpino e fascia tricolore. Le Crocerossine volontarie, poi, avevano quasi la consistenza di una compagnia, ordinata ed applauditissima. Applausi, entusiasmo, commozione, dunque. Soprattutto al passaggio del plotone in armi del Susa, dei volontari di Protezione Civile con i loro nuovi mezzi (fiore all’occhiello dell’ANA pinerolese) e dei reduci più anziani, come l’alpino Secondo Roffinella da Montafià (AT), che di anni ne ha 107, compiuti a maggio. Essi hanno ricevuto la loro robusta quota di battimani e di saluti, mentre sfilavano sulle camionette.

    Quando, poi, recato su un cuscino bianco dal vicepresidente sezionale Cattalino Massimino, è passato davanti alla tribuna d’onore il cappello del generale Michele Forneris, l’applauso si è fatto tuono, scroscio di temporale. Ed a più di qualcuno son venute le lacrime agli occhi. Michele Forneris, al termine di una carriera prestigiosa, che lo vide Comandante della Taurinense e vice Comandante del 4 Corpo d’Armata alpino, resse e sviluppò, investendo a piene mani nel volontariato e nella Protezione Civile, la sezione di Pinerolo per 11 anni, fino al 1997, allorché volle ritirarsi. Il suo cuore sapiente si era fermato appena una ventina di giorni prima. Ma per gli alpini di Pinerolo egli era, è e resterà ben vivo. Per questo, essi e molti altri con loro hanno salutato fieramente il loro generale che ancora marciava nei ranghi: la mano destra all’ala del cappello, sull’attenti, appena vibrante per un tremito d’emozione.

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