Va dove tu porta il cuore. O no?

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    Amio avviso la partecipazione all’Adunata nazionale, la sfilata e l’entusiastica convivenza con tutti amici, ex commilitoni, iscritti all’ANA, alpini in armi ed in congedo, soci aggregati, coristi come avviene per noi ex allievi non diversamente dagli altri, sono intrinsecamente indice e prova tangibile di dichiarato senso di appartenenza al Corpo degli Alpini, senza riserve e senza distinzioni di alcun genere, tanto meno di grado. Premesso ciò, il cuore mi spinge a sfilare con chi ha acceso ed ispirato maggiormente i sentimenti. E cioè con coloro che hanno frequentato il 60º corso SMALP (per inciso, l’istruttore e comandante del plotone era il giovane sottotenente Giuseppe Parazzini) al cui fianco ho passato periodi memorabili della mia giovinezza e della mia vita non solo militare alpina.

    Claudio Michelazzi Trieste

    Ma allora è tutto chiaro! Se avete avuto come istruttore il sottotenente Parazzini non potete che essere dei pericolosi creativi. È già un miracolo che la mattina della sfilata siate presenti all’ammassamento, sia pure con gli occhiali neri a protezione massima. E qui finisce lo scherzo. Con i sentimenti, l’ho già detto, sono con voi, con l’esigenza di dare un ordine allo sfilamento qualche problema nasce. È in crescita la tendenza a frammentare i blocchi, non solo per sezioni ma anche per gruppi di appartenenza: paracadutisti, motociclisti, artiglieri, camperisti, reparti. E voi siete gli antesignani di questo fenomeno. Una formula per riportare nella norma le esigenze che evidenzi si può trovare e non è nemmeno difficile. Ma dev’essere norma . Il va dove ti porta il cuore mi sembra poco sostenibile.

    Pubblicato sul numero di aprile 2011 de L’Alpino.