Un ponte sul baratro, sotto il fuoco nemico

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    Esercitazione del 32º Genio Guastatori della brigata alpina Taurinense : prima dimostrazione al poligono di Lombardore del battaglione erede del glorioso XXXII di Tobruk e di El Alamein e del 1º Battaglione Misto Genio della Taurinense distintosi sui fronti occidentale e balcanico nell’ultimo conflitto mondiale.

    di Adriano Rocci

    Il caldo è micidiale, il sole del primo pomeriggio abbagliante. Friniscono le cicale, nella macchia d’alberi che si profila lontana, oltre il corso che il torrente si è scavato sboccando dal monte. Sui picchi più alti delle montagne – uno sfondo azzurroverde quanto mai vicino e desiderabile – luccicano i nevai. Nella breve pianura, oltre il burrone scavato dalle acque irruenti, acquattati e ben mimetizzati stanno i tiratori. Debbono proteggere l’intervento del resto della compagnia del capitano Barbieri, 32° battaglione Genio Guastatori, brigata alpina “Taurinense” che lancerà un ponte oltre l’ostacolo naturale.

    Gli operatori si muovono in silenzio, si parlano a cenni, rapidi, immediatamente decifrati dai commilitoni. Proprio come farebbero penso se fossero in un angolo tormentato dell’Afghanistan (già ci sono stati, questi guastatori alpini) o della Balcania dalla pace precaria (anche lì hanno onorato la loro Penna) o…Un ”via” secco e sommesso, quasi un soffio, mi riporta alla realtà. Squadra dopo squadra, i guastatori alpini scattano, in assoluto silenzio, recando ed assemblando veloci gli elementi di ponte da gittare oltre il canalone del torrente. Li montano rapidamente, senza rumore, senza apparente fatica, nonostante l’elmetto, il giubbotto antischegge, il fucile d’assalto a tracolla e il caldo assassino.

    Oltre la macchia lontana, narra intanto la voce fuori campo del comandante di compagnia, stanno muovendosi terroristi intenzionati a bloccare l’azione dei nostri genieri, a colpire i nostri mezzi che transiteranno oltre il ponte, sulla pista sterrata. Ma le pattuglie di esploratori li hanno intercettati a distanza, snidati dai loro covi e ora li stanno attirando in trappola, proprio sul campo minato che un altro plotone sta terminando di posare alcune centinaia di metri più a Sud… Il ponte che i guastatori stanno gittando è un MGB, appartenente alla classe 60, lungo 25 metri e largo 4 e mezzo. Il luogo dell’evento addestrativo è il poligono militare di Lombardore e questa è “First Time”, la “prima volta” in cui il battaglione, erede del glorioso XXXII di Tobruk e di El Alamein, quello di Paolo Caccia Dominioni, ma anche del 1° Battaglione Misto Genio della Taurinense distintosi sui Fronti Occidentale e Balcanico nell’ultimo conflitto mondiale, si produce in una simulazione sul campo. E’ nato da appena due anni, il battaglione, inglobando la Compagnia Genio Guastatori della Brigata Taurinense e, come dice il comandante, ten. col. Maurizio Vittorio Costanzo, al presidente nazionale Corrado Perona “non abbiamo mai avuto il tempo di presentarci a voi, che pure ci siete stati vicini sin dal primissimo giorno.

    Ho desiderato che foste qui, a questa esercitazione tutta per voi che è un’anteprima, perché i ragazzi stanno lavorando duro ed io desidero che si ricordino d’essere alpini, alpini sempre e per sempre”. Una serie di raffiche diseguali e crescenti d’intensità riporta la nostra attenzione all’area d’esercitazione. I guerriglieri sono arrivati a contatto, sul campo minato, ed ora si spara. La dura reazione a fuoco dei guastatori alpini obbliga gli aggressori a sganciarsi, ripiegando pericolosamente verso le trappole predisposte per neutralizzarli. Ancora un colpo con lo “spintore”, il pesante autocarro che, sfruttando un supporto detto “avambecco”, ha fatto scivolare il ponte oltre il burrone.

    Il ponte è a posto. Con un rombo, i blindati leggeri del battaglione (dietro le Browning da 12,7 mm, i guastatori sono pronti ad aprire il fuoco) valicano l’ostacolo e si lanciano all’inseguimento dei ribelli in fuga… Corrado Perona è visibilmente soddisfatto dell’invito speciale a questa vivacissima “prima” dei guastatori alpini nell’ambito del campo d’Arma “First Strike” (primo colpo, n.d.r.) che dura circa un mese. E se una cosa gli dispiace è di non potersi trattenere più a lungo: nella tarda serata è atteso, infatti, a Susa. Al passo e cantando il “Trentatré”, i ragazzi del battaglione con il loro cappello dalla nappina amaranto precedono noi e le autorità comunali al monumento ai Caduti del piccolo borgo. Semplice e pulito, bianco di marmo e fresco d’acque correnti. Una corona è deposta per quelli che non sono tornati. La toccano reverenti il comandante, il sindaco e il nostro presidente nazionale, mentre echeggiano le note del Silenzio. Poi, tutti all’accampamento, un bell’accampamento alpino nella brughiera, guidati dall’amica presenza del ten. col. Angelo Iannuzzi, un “montagnino” prestato al Genio alpino.

    Ci guida a visitare la piccola esposizione delle dotazioni di reparto: non solo pale meccaniche e mezzi movimento terra, ma sofisticati robot cingolati per inattivare a distanza congegni esplosivi e attrezzature da fantascienza che gli artificieri indossano per farci vedere come, utilizzando l’altissima pressione di un cannone ad acqua, si possa rendere inoffensivo un ordigno. “ Debbo andare, e mi spiace”, dice infine il presidente Perona ringraziando per l’ospitalità e per la targa ricordo che il comandante gli ha donato. “Ma le lascio qua i miei alpini, perché condividano con i suoi ragazzi il rancio. Sono certo che non la deluderanno”. L’amico Iannuzzi, nostro consocio da gran tempo (fa parte del Gruppo di Rivoli), sorride in silenzio due passi più in là. I bocia (sono professionisti e professionali, ma hanno in media poco più di vent’anni) si mescolano subito coi veci, mentre dalla cucina da campo giunge un buon profumo di “panissa”, il succulento risotto alla vercellese confezionato dal locale Gruppo ANA. E tra i veci del Piemonte e questi giovani “alpini del Genio” che vengono da Sardegna, Sicilia, Puglia, Calabria, Campania la scintilla della simpatia scocca subito.

    Ci sentono vicini e noi li sentiamo vicini. E glie lo diciamo, con tutto il cuore, usando il loro linguaggio, il linguaggio diretto dei giovani: “Vi vogliamo un casino di bene!”. Scatta l’applauso, l’hurrà ed il brindisi coinvolge tutti. Sediamo poi a tavola, gomito a gomito, e il tempo rimane sospeso, il divario d’età miracolosamente s’annulla, il dialogo si fa sciolto, intenso, affettivo. Qualcuno azzarda una canta nostra, gli altri lo seguono: la famiglia alpina ora è riunita attorno al fuoco del bivacco. “ Ragazzi” dico loro “siete alpini, lo sarete per sempre”. “Fino alla fine, come il motto del battaglione!”, mi risponde uno di loro.