Faccio riferimento alla lettera al direttore “La misura che fa la differenza” pubblicata su L’Alpino del mese scorso. Mi compiaccio per la sua risposta che mi sembra seria, pacata e condivisibile. Il nostro gruppo è nato per caso 29 anni fa con solo otto penne nere, non essendo il nostro un territorio di reclutamento alpino.
Pian piano sono spuntati nuovi alpini tra i quali anche il sottoscritto, preso per le orecchie e fatto segretario del Gruppo. Grazie al nostro Comune mi è stata data la possibilità di visionare le liste di leva e spulciando il registro ho copiato i nomi di quanti avevano fatto l’alpino. Così il Gruppo ha cominciato a crescere al punto di diventare quello più numeroso della nostra Sezione. Abbiamo scelto come motto: “Umilmente al servizio di tutti”. Nella nostra cittadina erano tutti agricoltori che sono diventati operai nelle nuove industrie: lavoravano durante la settimana e la domenica non si vedeva anima viva per le vie. Abbiamo pensato di intervenire a rallegrare le feste, organizzando attività che coinvolgessero la cittadinanza e così abbiamo dato inizio alle attività alpine che sono piaciute a tutti. Il ricavato ottenuto è stato consegnato ai nostri tre missionari e alle suore in Albania ed è stato usato per donare tre cani guida per non vedenti e a beneficio di molti enti bisognosi. Al nostro fianco sono nate tante associazioni culturali e di volontariato che collaborano con noi alpini, per il bene della società. Siamo orgogliosi di essere diventati le Onlus e il bancomat delle parrocchie e del Comune per le collaborazioni che diamo a tutti, non dimenticando che siamo alpini. Forse non conosciamo l’art. 2 dello Statuto degli alpini, ma conosciamo bene la Preghiera dell’Alpino e da essa abbiamo imparato il rispetto della dignità umana dell’amore per la Patria, la Bandiera e di tutti gli alpini e non che hanno dato la loro vita per essa. Non siamo in grado di giocare alla guerra con i soldatini di piombo.
Luigi Zocca – Merate (Lecco)
C’è tanta pacata compostezza in questo scritto, da cui traspare una generosità, che non si perde in tante elucubrazioni, ma va dritta al concreto. Sapere perché si fanno le cose è importante, ma senza dimenticare che il radicamento territoriale e il servizio alla gente che abita quel territorio è la prima chiamata e il primo biglietto da visita che ci qualifica.