Timone non governato?

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    Leggendo il tuo editoriale, di gennaio 2009, non direi proprio che abbiamo il timone fermo, caso mai sembra un timone non governato. Senza nessuna presunzione o pretesa di condivisione, mi chiedo, dove nasca tutta questa fretta di contarci. L’Associazione mi sembra in salute, le sezioni, i gruppi fervono di attività, piccole o grandi, siamo ben voluti da tutti e non siamo ancora stati soccorsi da nessuno, a dire il vero è sempre il contrario. Qui non si tratta di essere duri e puri, ma semplicemente realisti. Non abbiamo bisogno di aperture e quando verrà il momento si sancirà la chiusura dell’Associazione e qualcun altro troverà una ricca eredità da tramandare, ma con altro nome, non sarà più l’ANA. Al contrario, noi alpini, vedremmo con grande piacere se il CDN facesse sforzi, che qualcuno ritiene utopia, per ripristinare in qualche modo la leva. Mi sorge il dubbio che questa fibrillazione di aperture sia la via più breve per un’Associazione infoltita, ma priva di autenticità e di vera identità.

    Pier Giacomo Contessa Gruppo di Marcheno (BS)

    Parli di timone non governato : è un’affermazione pesante e gratuita, ma forse voleva essere solo una battuta, mal riuscita. Dovresti rileggere con attenzione l’editoriale: c’ è scritto che lo Statuto non si tocca e il cappello alpino è fuori discussione. Il ricordo dei Caduti, la difesa dell’integrità dell’Italia, il Tricolore, la diffusione dei nostri valori, compreso quello educativo della montagna, e la vicinanza ai nostri ragazzi in armi costituiscono il nostro modo d’interpretare l’alpinità. Era opportuno ribadirlo proprio per chi dice di rispettare tutte le idee, purché si arrivi a concludere che l’unica valida è la sua. Se siamo ben voluti e qualcuno, non alpino, ci dimostra simpatia e desidera condividere con noi momenti di fraternità alpina, perché bisogna chiudergli la porta in faccia e dirgli che per la ricca eredità aspetti la fine dell’ANA?Quel patrimonio l’hanno costruito i nostri veci e ce l’hanno affidato con la consegna di diffonderlo , non di lasciarlo morire. La leva obbligatoria è stata un chiodo fisso, da sempre, nella testa degli alpini e di chi ha retto le sorti dell’associazione. Forse, togliendo l’obbligatorietà, qualcosa, in quella direzione, è possibile che maturi nei prossimi anni.

    Pubblicato sul numero di marzo 2009 de L’Alpino.