C’era una volta un monumento all’Alpino. Era a Brunico, costruito nel 1938 per onorare gli alpini della divisione Pusteria caduti in Eritrea. Alla caduta del fascismo, nel 1943 venne abbattuto, per essere ricostruito nel ’51.
Il 2 dicembre del 1966 fu fatto saltare in aria con una carica di tritolo: era il tempo della cosiddetta guerra dei tralicci , che provocò anche vittime, organizzata da estremisti tirolesi di qua e di là del Brennero che volevano l’annessione dell’Alto Adige all’Austria. In quest’ottica delirante, il monumento all’Alpino eretto ai margini della piazzetta dei Cappuccini, fronte strada, venne connotato come un simbolo dell’oppressione fascista, e finì in pezzi.
Fu ricostruito a cura della sezione ANA di Bolzano e di nuovo distrutto da un attentato nel ’79: si salvò, in parte, soltanto il busto della statua che è ora posto su un basamento di elementi di porfido. Il vecchio monumento, dunque, non c’è più, ed è sfumato anche il suo significato originario perché onora gli alpini in una città che storicamente è sede di reparti alpini.
Le guerre coloniali sono acqua passata, e non solo per noi ma per tutti i paesi del mondo. Tranne che per gli Sch tzen, o almeno per quanti hanno annunciato che il 25 aprile, anniversario della Liberazione, marceranno a Brunico invitato d’onore un nipote del Negus Hailè Selassié fino al monumento all’Alpino perché si sentono oppressi in una provincia che è la più ricca d’Italia (tasso di disoccupazione bassissimo, competenze legislative primarie in diversi settori, trasferimenti di fondi da parte dello Stato come nessun’altra provincia in Europa), la cui autonomia speciale ha finito per trasformare gli altoatesini di lingua italiana in una minoranza in Patria.
Gli Sch tzen ce l’hanno con i simboli del Ventennio, esempi d’una architettura ormai innocua e inserita nel contesto d’una città che non coltiva certe nostalgie e ripudia la logica del muro contro muro chiusa, contrariamente a quanto invece dovrebbe essere, al dialogo, indispensabile alla pacifica convivenza.
Spostare quel monumento, sarebbe non soltanto un’offesa a tutti coloro, di lingua italiana e tedesca, che hanno svolto il servizio militare a Brunico e agli alpini in generale, ma anche alla storia e al buonsenso.
Ecco la lettera che per conto del Consiglio Direttivo Nazionale dell’ANA è stata inviata ai quotidiani:
Apprendiamo, con sorpresa e preoccupazione della nuova iniziativa degli Sch tzen contro il monumento all’Alpino di Brunico. La storia non si cancella, la storia si discute e si capisce. Chiunque, in nome della propria identità etnica e culturale, promuova azioni distruttive nei confronti dei simboli storici dell’identità altrui come il monumento all’alpino di Brunico si pone fuori dal contesto civile.
Se gli Sch tzen vorranno discutere con gli storici dell’Associazione Nazionale Alpini il significato di quel monumento, ci troveranno disponibili. Le armi della critica non ci spaventano, ma ci inquietano e non poco quelli che vorrebbero passare alla ‘critica delle armi’, o meglio delle ruspe. Nessuno, meglio degli alpini, può capire il sentimento di appartenenza e di identità che muove gli Sch tzen.
Ma nessuno come gli alpini può testimoniare che la Storia non è un impedimento alla comprensione e alla solidarietà: le Penne Nere sono andate in Russia a costruire asili nei luoghi dove hanno combattuto durante la seconda guerra mondiale; gli alpini sono tornati sui luoghi della prima guerra mondiale per onorare, insieme ai Kaiserjäger, i Caduti di entrambi gli eserciti.
Nell’anno dedicato alla commemorazione di Andreas Hofer, gli alpini che rispettano ed onorano chi, come loro, ha combattuto per i propri ideali, non comprendono, né accettano, l’attacco ad un simbolo di coerenza a valori condivisi. Noi, che tra le nostre fila abbiamo sempre annoverato e apprezzato alpini anche di lingua tedesca, crediamo fortemente nella ricchezza del dialogo.
Se l’iniziativa degli Sch tzen vuole essere una provocazione mediatica come tale l’accogliamo ma chiediamo che il luogo del confronto sia un convegno dove si discute e non una manifestazione di piazza.
Associazione Nazionale Alpini
Questa la lettera giunta dagli Sch tzen della Val Pusteria
Questa la risposta del presidente nazionale Perona
Il monumento all’Alpino com’è oggi.
Pubblicato sul numero di marzo 2009 de L’Alpino.