Sul Monte Tomba, baluardo di valori

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    Con la partecipazione delle rappresentanze delle otto nazioni che vi hanno combattuto, si è svolta domenica 4 settembre 2011 una significativa cerimonia sul monte Tomba la cui dorsale, nel novembre del ’17, costituì la prima linea dopo la disfatta di Caporetto. A dar maggior lustro alla commemorazione quest’anno si è avuta anche la presenza del Labaro con il presidente Corrado Perona, accompagnato dal vice presidente nazionale vicario Sebastiano Favero, dal vice presidente nazionale Antonio Arnoldi, dal segretario del CDN Angelo Pandolfo e dai consiglieri nazionali Roberto Bertuol e Nino Geronazzo.

     

    C’erano inoltre il vicepresidente della Giunta regionale Marino Zorzato con l’assessore regionale Elena Donazzan, numerosi sindaci del territorio e il ten. col. Stefano Fregona, vice comandante del 7° Alpini, con un picchetto di penne nere. Con l’accensione di una fiaccola di pace da parte della delegazione tedesca si sono voluti ricordare tutti coloro che sono morti all’ombra della propria bandiera, con l’auspicio che il futuro riserbi soltanto giustizia e libertà per tutti i popoli che una volta si erano tanto aspramente combattuti.

    Prima della Messa, ci sono stati i saluti del presidente sezionale Carlo Bordignon e del ten. col. Fregona. Subito dopo si è avuto l’atteso intervento del presidente nazionale. Fin dalle sue parole iniziali tutti hanno colto in Corrado Perona una emozione intensa, viva, quasi sofferta. Questo suo modo di porgersi, autentico e spontaneo, ha contribuito a renderlo ancora più genuino e vicino al sentire di tutti i presenti.

    Il presidente ha ricordato i motivi di questo suo “pellegrinaggio” al Tomba. Lo doveva fare innanzitutto per rendere testimonianza ai “suoi” alpini del biellese Caduti sui pendii dei vicinissimi Solaroli nel 1918 (inquadrati nel battaglione Aosta) e a suo padre (che combatté sul Pasubio). Ma lo doveva fare anche per esortare tutti, “in un momento difficilissimo della nostra amata Patria, a rimanere fedeli ai valori della solidarietà, dell’impegno civico, dell’aiuto reciproco, senza calcoli né cinismi”. “Mi rivolgo a tutti – ha continuato – ma specialmente ai giovani, a voi che siete il nostro futuro ed in molti casi siete già il nostro presente. Raccogliete il testimone, siate baluardo dei valori in cui hanno fortemente creduto le generazioni che vi hanno preceduto; le generazioni dei vostri padri, dei vostri nonni, di 90 anni di vita della nostra Associazione”.

    Dopo un lungo applauso degli alpini e delle autorità, il presidente ha ripreso: “Secondo un uomo di cultura francese, la potenza dei ricordi è una delle cose più difficili da estirpare dall’animo umano, per cui bisogna credere fortemente in ciò che si desidera. Le parole del vostro capogruppo Ceccato mi hanno fatto venire la pelle d’oca. Ed è giusto che sia così: è bello che un giovane abbia lui stesso la pelle d’oca quando si parla di alpinità.

    Dobbiamo andare oltre i calcoli di meschino tornaconto personale; dobbiamo rendere omaggio alla memoria dei nostri vecchi ed essere trasmettitori di valori positivi alla società nella quale viviamo. Ogni giorno che passa – ha concluso – sento il peso di questo ruolo, ma sono confortato dal fatto che mi trovo in cordata, cioè sono legato a persone che condividono gli stessi ideali e collaborano nel trasmetterli. A questi amici dico grazie e dico anche: continuiamo su questa strada”.

    Un uragano di applausi non poteva mancare, dopo queste parole, e (perché no?) qualche lacrima di commozione. Tutti hanno voluto dire grazie col cuore al presidente perché, ancora una volta, attraverso lui, si sentono vicini all’Associazione.

    Gianni Idrio


    Soldati di 8 nazioni senza vincitori nè vinti

    Il futuro associativo occupa una parte importante dei pensieri e dell’attività del presidente Perona. A ritmo serrato sta incontrando presidenti e capigruppo delle ottantuno Sezioni in Italia per un confronto basato su dati, proiezioni statistiche, necessità di conservare l’identità alpina. Venerdì 3 settembre era a Conegliano, presente anche la sezione di Vittorio Veneto; sabato – dopo una lunga sosta sul Ponte Vecio a Bassano per salutare gli alpini e visitare lo splendido museo che nell’arco dell’anno conta centotrentamila visitatori – era a Possagno, nelle vicinanze del Tempio del Canova, a dialogare con i responsabili delle sezioni di Bassano e Valdobbiadene.

    Domenica, con il Labaro, presenziava alla cerimonia sul monte Tomba, sommità stretta tra il Piave e il Grappa, per onorare i Caduti delle drammatiche giornate di fine novembre 1917, quando su quei desolati pendii reparti di otto nazioni (Austria, Belgio, Francia, Germania,Gran Bretagna, Italia, Ungheria e Stati Uniti d’America) si scontrarono per la partita decisiva del primo conflitto mondiale. In uno stesso giorno il bollettino di guerra austriaco annunciava la conquista di quel monte e quello italiano dichiarava di averne mantenuto il possesso.

    Avevano ragione tutti e due. Gli austriaci riuscirono a raggiungere una delle due quote sommitali del costone e gli italiani non cedettero un palmo della seconda. Distanza tra i due contendenti: duecento metri. Differenza di quota: diciotto. E lì, tra l’andare e venire delle nebbie autunnali, cominciò a svanire il sogno dell’aquila bicipite di occupare la pianura veneta e chiudere i conti con l’Italia.