STORIA SEZIONE ESTERO Gran Bretagna classe 1928!

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    Uno dei grandi flussi migratori che hanno visto centinaia di migliaia d’italiani lasciare il proprio Paese, ebbe luogo subito dopo il primo conflitto mondiale che aveva devastato il continente europeo, era costato otto milioni di vite ed aveva causato miseria e tribolazioni ovunque. Rientrati dalle trincee e senza lavoro, molti reduci decisero di emigrare dirigendosi verso altri paesi vicini e lontani in cerca di un futuro migliore. Per chi già aveva parenti all’estero, molti dei quali emigrati alla fine del 1800 durante il primo grande flusso migratorio, la decisione di partire per altri lidi e di unirsi a loro fu meno dura.

    In passato la Gran Bretagna era già stata meta di tanti connazionali molti dei quali vi erano giunti a piedi dopo mesi di peregrinazione attraverso il continente, soggiornando di tanto in tanto qua e la durante il cammino per guadagnarsi un tozzo di pane. Si racconta di arrotini che da Pinzolo giunsero a Londra rotolando la mola lungo tutto il tragitto ed altri italiani, intraprendenti, che aguzzando l’ingegno e con duro lavoro riuscirono a sfuggire alla miseria che attanagliava chi era rimasto in Patria e far fortuna in terra straniera.

    Negli anni Venti tanti furono coloro che lasciarono le montagne in cerca di quella fortuna; molti di loro erano alpini provenienti dalla Garfagnana e dagli Apennini sopra Parma e Piacenza in particolare, dal Friuli e da tante altre parti d’Italia. Attraversata la Manica si erano diretti verso la Scozia ed il Galles dove molti trovarono lavoro come minatori, ma la maggior parte scelse Londra, dove già esisteva una numerosa comunità di connazionali accentrata nel quartiere di Clerkenwell, nei pressi della chiesa di San Pietro, considerata ancora oggi come il punto di riferimento degli italiani nella capitale britannica.

    Nasce la Sezione della Gran Bretagna

    Dopo l’assestamento iniziale e passati alcuni anni, vari alpini sentendo sempre più la nostalgia della terra natale decisero di fondare una sezione dell’ANA. Ciò avvenne il 4 novembre 1928. Le poche notizie storiche che ci restano di quel periodo ci furono fornite negli anni settanta da Gino Galbiati, brianzolo, ragazzo del 1897 , socio fondatore dell’ANA nel 1919 e della sezione della Gran Bretagna nove anni dopo. Sul retro di una storica foto che ancora conservo e riferendosi a chi vi era riprodotto questi scrisse il Capitano G. Sora di ritorno dal Polo Nord fu la scintilla che fece nascere la prima Sezione all’estero dell’ANA .

    Lo spirito di Corpo era molto forte a quei tempi e sempre grazie a Galbiati abbiamo in archivio foto che riproducono gli alpini della sezione della Gran Bretagna con il vessillo sezionale al pellegrinaggio sull’Ortigara nel 1933 e all’Adunata Nazionale di Tripoli nel 1936 e a varie scampagnate nella campagna del Surrey all’inizio degli anni Trenta. La foto scattata in una di tali occasioni è particolarmente significativa: riproduce un gruppo di alpini tra cui il Capitano Curà, presidente di sezione, lo stesso Galbiati, S.E. l’ambasciatore a Londra Dino Grandi, Colonnello del 6° Alpini, nonché l’alpino Borgo, che unitamente a tanti altri alpini morì nel siluramento dell’Arandora Star, la nave che nel 1940 portava oltre un migliaio d’internati italiani verso il Canada.

    Grazie poi al Signor John Zucconi siamo anche in possesso di fotocopie di vari menu di Veglie Verdi che si tennero a Londra presso il prestigioso Criterion di Piccadilly: la seconda il 24 febbraio 1930, la quarta l’8 febbraio 1932 e la quinta il 27 febbraio 1933. Particolarmente simpatico il menu della seconda Veglia Verde del 24 febbraio 1930: Minuta il consumato dopo lunga marcia la delizia di sogliola Principessa Maria Josè i polli acciuffati dal 10° Alpini con i piselli Principe Umberto e le patatine con Fiamme Verdi l’insalata vivandiera il biscotto ghiacciato Dino Grandi (già colonnello del 6º ed Ambasciatore a Londra in quel periodo) con le dolci idee della Conferenza Navale caffè del capitano.

    La Guida Generale degli italiani in Gran Bretagna del 1936, a pagina 57, sotto il titolo Associazione Nazionale Alpini, recita tra l’altro: Il 4 novembre 1928 fu un giorno indimenticabile in cui tutti gli alpini di Londra, per lunghi anni dispersi tra la nebbia della metropoli si trovarono attorno ai loro simboli più cari per creare una loro famiglia e cantare assieme nostalgiche canzoni di montagna. A soli pochi mesi dalla fondazione la giovane sezione aveva l’alto onore di ricevere in dono da Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte un magnifico gagliardetto solennemente benedetto nella chiesa di San Pietro in Clerkenwell .

    In un inserto, sempre a pagina 57 si legge sotto il titolo Battaglione Monte Rosa : L’Associazione Nazionale Alpini ha cessato di essere un ente sociale; essa è stata inquadrata militarmente venendo aggregata al 10° reggimento Alpini, le cui Sezioni sono chiamate Battaglioni. Poichè essi per legge debbono solo intitolarsi a nomi di località gloriose di Guerra, cosi il battaglione di Londra, per ordine del Comando Generale del 10° reggimento di Roma, è intitolato al glorioso nome di Monte Rosa . Il Presidente è chiamato comandante di battaglione. Il battaglione Alpini Monte Rosa continua nelle medesime attività di prima di cui anima e vita è il solerte comandante Luigi Curà. I proventi di esse attività vengono elargiti in gran parte a pro dell’Ospedale (n.d.r., italiano) e delle Opere Assistenziali del nostro Fascio .

    Purtroppo non abbiamo dati che ci permettano di stabilire la forza della Sezione durante gli anni trenta ma è palese che la Sezione fu molto attiva in quel periodo e gli Alpini si accattivarono la simpatia ed il rispetto non solo dei connazionali ma anche degli inglesi con cui erano a contatto. Purtroppo alla fine del decennio e con l’inizio del secondo conflitto mondiale molti italiani di sesso maschile e di età compresa tra i 18 ed i 70 anni furono internati in vari campi, il più noto dei quali si trovava sull’Isle of Man, l’isola a pochi chilometri dalla costa occidentale del paese. Col passare del tempo tanti furono imbarcati ed inviati in Australia e Canada.

    Nel giugno del ’40, l’Arandora Star salpò da Liverpool con 1.500 internati italiani, tedeschi ed ebrei, diretta in Canada. Il 2 luglio fu colpita da un siluro lanciato da un U boot tedesco: le vittime furono oltre settecento di cui 446 italiani, parecchi dei quali Alpini come quel Borgo che appare sorridente, portando fieramente il cappello con la penna, nella foto di Galbiati di cui scriviamo più sopra.

    La lunga parentesi

    Terminato il secondo conflitto mondiale, iniziò la terza grande emigrazione e, come accadde trent’anni prima, molti furono gli Alpini che, lasciata l’Italia si recarono oltremanica. Così, come allora, a Londra, a metà degli anni sessanta si cominciò a parlare di rifondare la Sezione, cosa che finalmente avvenne nel 1967. Era un miscuglio di ragazzi del ’99 o anche di classi precedenti e bocia, di Alpini che avevano fatto la guerra la prima, quella d’Africa e la seconda e postbellici , di banchieri, di ristoratori, di arrotini, d’imbianchini ma tutti orgogliosi di aver portato la penna.

    Figure carismatiche come il professor Silvio Bacchi Andreoli, classe 1911, tenente dell’artiglieria da montagna, reduce dell’Africa Orientale o eccentriche come il sommelier globetrotter Giovanni Mazzetto. Alla carica di presidente fu eletto Romeo Rigolli ed a quella di vice presidente Giovanni Inzani il cui caffè, a pochi passi dalla chiesa di San Pietro, era un po’ la sede ufficiosa della
    Sezione.

    Era febbraio e dalla sede nazionale venne a Londra il generale Musso a portarci il vessillo sezionale che fu consegnato ufficialmente con una breve cerimonia avvenuta in un ristorante della City, nei pressi della cattedrale di St. Paul. Iniziò così, in sordina, l’attività della Sezione con qualche scampagnata e la prima Veglia Verde postbellica , che ebbe luogo in un angusto locale gremito all’inverosimile. Il successo e la popolarità degli Alpini fu tale che negli anni successivi l’evento ebbe luogo in grandi saloni come quello del comune di San Pancras o, a Queensway, la Porchester Hall, per poter ospitare fino ad oltre sei settecento persone.

    Parte dei proventi veniva e viene tuttora devoluta ad enti ed opere assistenziali (tra cui l’Ospedale Italiano che purtroppo ha chiuso i battenti già da parecchi anni). Nel 1974 Gianni Martelli, alpino ligure e titolare di una tipografia a Londra lanciò l’idea di pubblicare un giornale sezionale. Con Bruno Roncarati direttore responsabile e Gianni Martelli redattore nacque così in formato A5 Pino l’Alpino che vide la luce nel novembre di quell’anno uscendo all’inizio mensilmente, per poi diventare trimestrale dal ’76 dopo il rientro a Genova di Martelli poi semestrale dall’82 e quindi annuale dall’84 ai nostri giorni.

    L’11 aprile 1976 a seguito delle dimissioni di Romeo Rigolli veniva eletto presidente di sezione Bruno Roncarati che già dal ’72 aveva ricoperto la carica di vice presidente, carica che nella stessa occasione fu affidata a Romano Conti. Poche settimane dopo, il 6 maggio del ’76 il Friuli fu colpito da un devastante terremoto ed immediatamente si organizzò una raccolta di fondi da inviare ai sinistrati di cui si rese responsabile il tesoriere Piero Bellini e che fruttò ben un milione e 500 mila sterline. Contemporaneamente il vice segretario di sezione Giovanni Mazzetto, con uno slancio di altruismo, lasciò Londra per trascorrere due settimane ad Osoppo, al cantiere ANA n. 8, ed al suo ritorno scrisse un’emozionante memoria che apparse sul numero di settembre di Pino l’Alpino.

    Nel ’77 dimessosi Piero Bellini, grazie alle cui iniziative migliaia di sterline erano state raccolte e devolute in beneficenza durante gli anni, l’incarico di tesoriere fu dato a Marino Maccini, che lo riveste tuttora. Nel novembre di quell’anno fu celebrato il 10° anniversario di rifondazione della sezione presso il London Press Centre, presente il presidente nazionale Franco Bertagnolli.

    Nasce il gruppo del Galles

    Il 15 e 16 novembre 1980 a Port Talbot nasceva ufficialmente il gruppo del Galles con la consegna del gagliardetto, portato dall’Italia al capogruppo Giuseppe Tambini dal vice presidente nazionale Periz e da Trentin responsabile dei collegamenti con le sezioni all’estero. A quel tempo il gruppo era composto da una quindicina di alpini, quasi tutti provenienti dagli Appennini sopra Parma e Piacenza, la maggior parte dei quali era giunta in Galles negli anni cinquanta.

    In quell’occasione, sotto la paziente direzione di Padre Gaetano Parolin, si esibì il coro sezionale Monte Rosa, così denominato in omaggio alla prima Sezione della Gran Bretagna. Quattro anni dopo, nel febbraio del 1984 il coro ebbe il privilegio di cantare al Wembley Conference Centre alla presenza del presidente della Repubblica Sandro Pertini a Londra in visita privata e nel 1990, in occasione della visita di Stato del presidente Cossiga alla presenza dello stesso al Grosvenor House il 26 ottobre.

    Nel 1992 poi si volle marcare il 25° anniversario della rifondazione della Sezione, con vari eventi che culminarono in novembre con un pranzo di gala presso il Café Royal, presente l’allora presidente nazionale Leonardo Caprioli. In tale occasione fu visitato il Cimitero Militare Italiano di Brookwood e si tenne, sempre a Londra, anche la riunione annuale dei presidenti delle sezioni europee presso l’Hotel Glouchester. Sempre nel 1992, in settembre, il consigliere Eriano Quattromini ha rappresentato la Sezione a Rossosch in Russia unendosi ai volontari dell’ANA che stavano costruendo un asilo, ed in luglio il presidente Roncarati con il figlio Marco ha portato una drappella sezionale sul Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa.

    Un paio d’anni più tardi, il 4 settembre 1994 fu inaugurato al Cimitero di Beachley a Chepston nel Galles un monumento ai Caduti Italiani costruito per iniziativa degli alpini ed amici degli alpini del gruppo del Galles. In tale occasione la sezione era rappresentata dal tesoriere Marino Maccini e da alcuni alpini provenienti da Londra con il vessillo sezionale. Anno dopo anno rimanevano e restano sempre fissi alcuni appuntamenti: quello della celebrazione della fondazione del Corpo degli alpini, che solitamente avviene la domenica più prossima al 15 ottobre e della visita al Cimitero Militare Italiano di Brookwood, all’inizio di novembre.

    A quest’ultimo evento era spesso presente una pattuglia di Alpini della Julia, di ritorno dalla gara di pattuglie militari conosciuta come Cambrian Patrol, che immancabilmente ospitavamo a colazione con grande entusiasmo presso il Club Mazzini Garibaldi. Purtroppo da un paio d’anni l’Italia non partecipa più a questa gara e siamo privati del piacere di avere con noi dei bocia che ci portino un po’ di entusiasmo giovanile di cui abbiamo bisogno!

    Inizia il 21° secolo Altro evento importante è la Veglia Verde che solitamente ha luogo a fine gennaio e che oltre a mantenere i rapporti con la comunità italiana è l’unica fonte d’introito per la Sezione. Buona parte dei proventi vengono regolarmente elargiti a scopo benefico. Nel 1998 è stato celebrato il 70° anniversario della fondazione della Sezione ed in tale occasione fummo onorati ancora una volta dalla presenza del presidente nazionale, in questo caso Beppe Parazzini ed ospitammo anche l’incontro annuale dei presidenti delle Sezioni ANA in Europa.

    Il tutto culminò con un pranzo al Cafè Royal, con la partecipazione del coro della Julia giunto a Londra per iniziativa del generale Alberto Ficuciello, al quale intervenne l’allora ambasciatore presso la corte di San Giacomo S.E. Galli. Anche se da tempo il nostro periodico Pino l’Alpino usciva come numero unico, restava e resta sempre un valido veicolo che registra annualmente la vita della Sezione pur spesso ripetitiva che sia. Così, per celebrare il 30° compleanno del giornale, nel 2003 abbiamo pubblicato un numero speciale a colori cui hanno contribuito tra gli altri il presidente nazionale Beppe Parazzini, l’addetto per l’Esercito a Londra generale Vito di Ventura e il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Rolando Mosca Moschini.

    L’anno dopo il titolo del periodico si è allungato divenendo Pino l’Alpino d’Oltremanica, per dare allo stesso un’identità più specifica. Cinquant’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 2005, l’ANA ha voluto ricordare tutti gli alpini che hanno partecipato a quel conflitto facendo loro pervenire un attestato per ricordare con gratitudine il dovere da loro compiuto. Presso la chiesa italiana di San Pietro, al termine della S. Messa per celebrare l’anniversario di fondazione del Corpo, nell’ottobre del 2005, S.E. l’ambasciatore Giancarlo Aragona ha consegnato gli attestati a Egidio Badini, Giuseppe Brugnoli e Bruno Lusardi.

    Nel marzo del 2006, al termine dell’assemblea annuale dei soci tenutasi al Club Mazzini Garibaldi, anche Adolfo Dellapina ha ricevuto il suo meritato attestato; nel corso dell’anno, con grande nostra sorpresa ed immenso piacere, qualche giovane recentemente congedato si è unito a noi, portando linfa vitale alla sezione e facendoci
    sperare di poter finalmente passare il testimone. Lo scorso anno l’Adunata di Cuneo è stata un grande successo, le attività sezionali sono state modeste come sempre ma abbiamo iniziato la programmazione delle celebrazione dell’80° che include l’erezione di un monumento all’alpino e tutto ciò sta creando un certo entusiasmo. E così siamo arrivati al 2008.

    Il 4 marzo ha avuto luogo l’assemblea annuale dei soci e la forza della sezione è risultata essere di: 79 alpini e 41 amici degli alpini. Il consiglio direttivo sezionale è così composto: presidente Bruno Roncarati, vice presidente Paolo Detassis, segretario Sergio De Luca, tesoriere Marino Maccini, revisori dei conti Mario Croci, Angelo Negri, Nicolò Povinelli, consiglieri Fabrizio Biscotti, Luca Dusi, Celeste Ghirardani, Francesco Maroso, Bruno Mortali, Filippo Negri, Antonio Paganuzzi, Giulio Pizzi, Giovanni Todesco.

    Bruno Roncarati

    Pubblicato sul numero di settembre 2008 de L’Alpino.