Quel cappello fuori luogo

    0
    48

    Vorrei dire la mia sull’uso opinabile del nostro cappello. Moltissime volte ho letto attraverso la nostra rivista lamentele circa l’uso improprio del nostro cappello in manifestazioni di partito. Sono militante di un partito radicato prettamente al Nord d’Italia, rispetto tutto e il contrario di tutto ma francamente sono stanco di leggere sulla nostra rivista lezioni di bon ton contro personaggi vicini alla mia idea politica i quali sono colpevoli di portare il nostro cappello durante manifestazioni politiche. Francamente a me non dà nessun fastidio, anzi, apprezzo che altri alpini condividano la mia ideologia politica. Tanti li conosco personalmente e li apprezzo anche quando svolgono impegni/lavori per il sociale, la solidarietà, i viaggi umanitari. Allora, se porti avanti tutti questi impegni con il cappello in testa sei un grande, ma se il cappello lo porti anche durante manifestazioni politiche sei una vergogna.

    Santo Giuseppe Minetti Ponteranica

    Della tua lettera apprezzo il tono moderato e l’innocenza di certe affermazioni. Sul contenuto non posso che dissentire e cercherò di spiegarti perché. Nelle democrazie di antica tradizione gli schieramenti politici, conservatori, laburisti, democratici, repubblicani, veri movimenti di opinione, si confrontano sui programmi. Nessuno oserebbe accaparrarsi i simboli che appartengono alla tradizione storica, religiosa, culturale di tutti i cittadini per finalità elettorali. Sarebbe un suicidio. Il dibattito politico, a volte anche coreografico, si concentra sulle cose da fare, con la consapevolezza che l’elettore, se gli impegni non saranno mantenuti, non fa sconti. I candidati, poi, sono sottoposti ad un vaglio impietoso sulla loro competenza e moralità. Con una sorta di accanimento inquisitorio tutto viene scandagliato: numero di case in proprietà, assolvimento dell’obbligo militare, quand’era obbligatorio, pagamento dei contributi alla colf e soprattutto niente bugie. Da noi musica e suonatori cambiano radicalmente. Pochi oligarchi capipartito appropriatisi del potere vanno a caccia di voti con qualsiasi mezzo e senza limiti al pudore. Tanto, sanno di poter fare tutto quello che vogliono, da un lato perché abbiamo la memoria corta e lo stomaco buono, dall’altro perché prevale su tutto la passione di parte. Così in Italia, senza scandalo, c’è stato un esproprio dei simboli più cari della nostra identità di popolo. Ovvio che anche il cappello alpino faccia gola. Ma non è in svendita sul mercatino della politica. Se mai dovesse esserlo, per rispetto ai 400 che nel 1920 sono saliti sull’Ortigara, alla nostra storia e soprattutto a chi l’ha scritta, dobbiamo avere l’onestà di arrotolare vessilli e gagliardetti, dare una ripulita al cappello e mettere tutto in naftalina. Il capitolo alpini sarebbe chiuso. Mettere poi sullo stesso piano solidarietà e militanza politica mi sembra che ti sia scappata grossa. La prima ha il merito, oltre ad essere gratuita e senza finalità di potere, di porre l’Italia ai primi posti nella graduatoria mondiale in quel campo, la seconda molto più in basso.

    Pubblicato sul numero di ottobre 2008 de L’Alpino.