Premiato il lavoro d'una vita per la Fedelt alla montagna

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    La conca dell’Alpago (Belluno) vestita a festa, a Tambre, per una cerimonia tutta speciale. Il premio assegnato alla cooperativa Monte Cavallo , che ha creato dal nulla un’azienda agricola modello, salvaguardando il territorio e rilanciandone l’economia.

    di Matteo Martin



    Il complesso dell’azienda agricola della cooperativa ‘Monte Cavallo’


    Sulla pianura veneta stretta tra il massiccio del Nevegal e la parte più orientale del bosco del Cansiglio si affaccia il lago di Santa Croce, a dominare la valle ai piedi della maestosa conca dell’Alpago.
    È a Tambre, in uno dei 5 borghi dell’Alpago che gli alpini si sono ritrovati sabato 27 e domenica 28 settembre per festeggiare la cooperativa Monte Cavallo , cui è stato consegnato il Premio fedeltà alla montagna , il riconoscimento che dal 1981 l’A.N.A. assegna a quanti con il loro lavoro mantengono vive le tradizioni alpine e contribuiscono alla salvaguardia e valorizzazione della montagna.
    Per l’occasione erano presenti il presidente nazionale Giuseppe Parazzini, il vicepresidente Mauro Romagnoli, i consiglieri nazionali Piero Camanni, Antonio Cason, Attilio Martini, Giorgio Sonzogni e Michele Tibaldeschi. Accanto al Labaro e al vessillo di Belluno, sezione ospitante guidata da Arrigo Cadore, c’erano i rappresentanti della sezione Abruzzi, delle sezioni di Biella, Cadore, Cividale, Conegliano, Feltre, Genova, La Spezia, Luino, Milano, Palmanova, Pinerolo, Pordenone, Salò, Trento, Treviso, Trieste, Valdobbiadene, Valsesiana e Vittorio Veneto.
    Tambre è l’ultimo comune dell’Alpago che, come ha ricordato il sindaco Corrado Azzalini nel discorso di benvenuto, ha subìto più di altri lo spopolamento in favore della vicina pianura: È per questo che il premio istituito anni fa dall’A.N.A. ha colto nel segno, perché ci ricorda che deve esserci l’impegno a tutti i livelli per la salvaguardia e la tutela delle tradizioni e delle risorse della montagna .
    Ed è anche per questo che 25 anni fa la scelta dell’amministrazione comunale di concedere un terreno alla cooperativa Monte Cavallo si è rivelata lungimirante. Eh sì, perchè la storia della rinascita di questa parte della montagna è cominciata
    proprio da un comodato e dall’impegno dei 9 soci della cooperativa. Dal 1976 Valentino, Fabrizio e Stefano De Prà, Osvaldo Saviane, Milo, Luca e Mirko Fulin (tutti alpini), Stella Mennel e Silvia Toigo hanno continuato il lavoro nei pascoli imparato dai genitori.
    Nel 1983 quando è iniziata l’attività della cooperativa racconta Valentino De Prà da questi pascoli non si ricavava neanche un chilo di fieno: era tutto sassi e la zona era utilizzata come poligono militare. E pur facendo altri lavori per vivere, appena avevamo un momento libero io e gli altri soci ci dedicavamo al prato e agli animali .
    Ci sono voluti ben 19 anni per completare in tutte le sue parti l’azienda agricola, in cui oggi lavorano 9 dipendenti. È una struttura all’avanguardia nel campo dell’allevamento zootecnico, della produzione di latte, della carne e di prodotti caseari, tutti rigorosamente biologici e venduti con il marchio del Centro Caseario Allevatori del Cansiglio. Tra i prodotti tipici e della tradizione, una speciale menzione va fatta per la ricotta affumicata del Cansiglio e il salame di vacca e maiale.
    L’azienda si estende su una superficie di 165 ettari, comprensivi di malghe e pascoli. Un’ampia zona in località Col Indes è occupata dall’impianto agricolo: la stalla con 150 vacche di cui una settantina da latte, curata da Attilio Fulin, il locale mungitura automatizzato dal quale ogni giorno si ottengono 21 litri di latte per capo e l’essicatoio per il foraggio. Una struttura che alle tradizionali tecniche ha affiancato le indispensabili moderne tecnologie: la maggior parte delle vacche sono infatti provviste di un bracciale elettronico, applicato sulla zampa posteriore, che ha il compito di segnalare con anticipo malattie e patologie dell’animale: Non utilizziamo antibiotici ci tiene a precisare Valentino De Prà usiamo solo omeopatia, grazie anche alla competenza del nostro veterinario che quotidianamente segue gli animali .
    Oltre ai bovini la cooperativa tiene al pascolo un gregge di agnelli pagotti, una razza di ovini in via d’estinzione e dieci cavalli da monta, utilizzati anche per le escursioni nella vicina foresta del Cansiglio, un’area posta sotto tutela dalla Comunità Europea che gli alpini della cooperativa aiutano a tenere pulita.
    Proprio dove si trova il maneggio, qualche centinaia di metri più a Nord dell’azienda agricola, in località Pian Grant, sorge l’agriturismo in cui gli ospiti possono assaggiare tutti i prodotti tipici della zona, le marmellate e i succhi, prodotti raccogliendo i frutti del bosco.
    Sabato pomeriggio la festa a Tambre si è trasferita a Col Indes, dove alpini e autorità hanno visitato l’azienda. A fare gli onori di casa i soci della cooperativa che hanno accolto il presidente dell’Associazione Beppe Parazzini, i consiglieri nazionali e le autorità civili e militari: tra loro i sindaci di Tambre e Farra, Corrado Azzalini e Attilio Dal Paos e il comandante del 16º reggimento Belluno , tenente colonnello Benvenuto Pol.
    L’entusiasmo suscitato dal sopralluogo all’azienda lo si è riscontrato nelle parole dei rappresentanti delle istituzioni territoriali durante la conferenza al centro sociale di Tambre. L’on. Maurizio Paniz, il presidente della provincia Oscar De Bona, l’assessore al turismo e alle politiche della montagna Floriano Prà e il presidente della Comunità montana Gianpaolo Zanon hanno sottolineato tutti la necessità di proporre leggi mirate alla maggiore tutela di chi sceglie di vivere e lavorare in montagna.
    Nell’occasione, il presidente della sezione di Belluno Arrigo Cadore che con il suo impegno ha concorso a portare tanti alpini a Tambre ha parlato del premio come di un Nobel alla montagna, un riconoscimento per quanti con coscienza e
    tenacia non abbandonano le valli .
    Parole che sono state riprese dal presidente Parazzini, che ha esaltato lo spirito del premio: Sintesi dell’uomo alpino che è attaccato alla montagna e lavora duro perché la terra oltre ad essere bassa è in salita .
    Ha poi rivolto l’attenzione su un tema caro alle penne nere, quello della difesa dei reparti alpini in armi, proponendo una parallelo tra il servizio militare e l’utilità che ne deriverebbe per la tutela della montagna: La difesa dell’ambiente montano non può non iniziare dalla vocazione e dalla passione per la montagna che spesso si rafforza nei mesi di naja. Se si snaturano le Truppe alpine, se si sciolgono le fanfare, si concorre a minare alla base quel delicato equilibrio che è proprio della montagna, della sua gente e della sua cultura. Ciò determinerà una reazione a catena che produrrà la perdita non solo delle nostre tradizioni, ma andrà anche a discapito dell’ambiente montano e di ciò che ad esso è connesso .
    Ma l’interesse per la cultura della montagna non è sentito solo dalle penne nere. Lo si è notato alla tradizionale serata di cori nella chiesa di Tambre, gremita. A intonare le più belle canzoni alpine il coro La contrada di Santo Stefano d’Aveto, in trasferta con gli alpini liguri, il sindaco di Santo Stefano Maria Antonietta Cella e il vincitore della scorsa edizione del Premio fedeltà alla montagna , Pietro Monteverde, di Santo Stefano d’Aveto.
    Un attaccamento alla montagna splendidamente manifestato anche domenica con la comunità dell’Alpago che ha accolto alpini provenienti dall’Italia intera: erano presenti gran parte dei vincitori delle passate edizioni del premio, 20 vessilli sezionali, un centinaio i gagliardetti dei gruppi, tutti riuniti per festeggiare la cooperativa Monte Cavallo .
    Penne nere, autorità e rappres
    entanti delle altre associazioni d’Arma hanno sfilato, al suono della fanfara del gruppo di Borsoi, fino al municipio per l’alzabandiera e l’onore ai Caduti. Quindi la S. Messa, concelebrata nella piazza antistante la chiesa dal cappellano militare mons. Sandro Capraro, da don Gianni, don Gino e accompagnata dal coro Monte Dolada .
    Dopo la Messa il presidente Parazzini ha consegnato ai vincitori delle passate edizioni una medaglia ricordo che reca incisa il simbolo del premio: una radice, emblema dell’attaccamento ai valori della montagna. Un’iniziativa quella del Premio fedeltà che, come ha rammentato il presidente nel suo discorso, è uno dei tanti impegni dell’A.N.A. per la montagna: Il premio fedeltà come oggi lo vedete è stato ideato 23 anni fa, ma già negli anni 70 l’Associazione Nazionale Alpini aveva capito l’esigenza della tutela della montagna. Oggi l’impegno continua con questa e altre iniziative. Da parte dei rappresentanti delle istituzioni è stato ricordato l’indirizzo attuale in ambito europeo di una attenzione particolare per i problemi delle zone alpine. Il progetto che ha portato all’approvazione della Carta europea della montagna da parte del Consiglio d’Europa è stato seguito da una delegazione dell’ANA che, recatasi a Strasburgo, ha fornito importanti indicazioni, già oggetto di acceso dibattito a Pieve di Cadore . Un impegno congiunto con i rappresentanti degli enti locali in Europa che ha portato a metà giugno, a Cavalese, la Conferenza sullo sviluppo sostenibile delle regioni montane .
    Ha quindi preso la parola il capogruppo di Tambre, Loris Bona, che ha voluto dedicare la giornata all’ex capogruppo Ersilio Gandin (andato avanti due anni fa) che si prodigò perché il premio arrivasse a Tambre.
    Terminati i discorsi, si è svolta la cerimonia di premiazione. Il presidente Parazzini ha letto la motivazione del premio e la cooperativa Monte Cavallo rappresentata da De Prà e Fulin con le rispettive mogli hanno ritirato la targa ricordo e l’assegno. Un premio che cade proprio nel ventennale di costituzione della cooperativa. Il pomeriggio è proseguito nella tensostruttura montata accanto alla chiesa con il pranzo, in allegria fino all’imbrunire.
    Sulla strada che conduce a valle si sentivano le voci gioiose di Tambre, ovattate, sempre più lontane: è la montagna che s’è vestita a festa per un’occasione speciale.



    La cooperativa Monte Cavallo al completo: da destra Osvaldo Saviane, Stella Mennel,
    Milo e Mirko Fulin, Valentino De Prà, Luca Fulin, Silvia Toigo, Stefano De Prà e i piccoli
    Riccardo e Giorgia.


    (Fotoservizio Guido Comandulli)