Piccole valigie per grandi sogni

    0
    38

    Il Comune di Muris di Ragogna (UD) non è nuovo nella storia delle penne nere. Custodisce il Memoriale degli alpini del battaglione Gemona naufragati col Galilea di ritorno dalla Grecia nella primavera del 1942. A farlo tornare agli onori della cronaca ci hanno pensato due emigranti, Mario e Arrigo Collavino, residenti da oltre mezzo secolo a Windsor, in Canada. Storie ordinarie, dirà qualcuno. Sì e no.

     

    Se è vero che gli italiani e loro discendenti sparsi nel mondo superano i settanta milioni, questi due friulani emigranti un po’ particolari lo sono. È sufficiente dire che a New York, dove stanno risorgendo le Torri Gemelle, campeggia la scritta COLLAVINO. Infatti le loro aziende in fatto di costruzioni edilizie, nel Nord America, non sono seconde a nessuno. Ma questo non basterebbe a giustificare la presenza nella bella radura che circonda la baita ANA del gruppo di Muris di tante autorità della Regione, della Provincia, dei Comuni, di mons. Pietro Brollo arcivescovo di Udine, del presidente della sezione ANA Dante Soravito de Franceschi con i suoi alpini.

    Il fatto che ha radunato in quel luogo parecchie centinaia di persone, a pochi metri dal Memoriale e dall’antica chiesetta alpina, è stato l’inaugurazione di uno splendido monumento dedicato all’emigrante. Si tratta di un grande globo sul quale cammina con passo incerto un emigrante. Tiene stretta una valigia riempita di poche cose, tante sogni, tra questi quello di tornare. Sul volto si legge un’indicibile tristezza.

    Non casualmente l’unica cosa che brilla in quella realizzazione è una lacrima. Sembra d’oro, ma è una lacrima. Mario e Arrigo hanno riempito la loro valigia di tante soddisfazioni e tornano in patria con l’orgoglio di lasciare ai loro figli un avvenire diverso da quello che avrebbe potuto offrire la loro terra e anche la consapevolezza di aver tenuto alto il nome del Friuli, come è stato commentato dagli oratori che si sono succeduti nel corso della cerimonia.

    Questa regione, che ha espresso delle eccellenze in tutti i campi in ogni parte del mondo, non è rintracciabile nelle carte geografiche del Canada, ma nel profondo dell’animo dei friulani resta radicata come la terra promessa degli antichi padri. Non è casuale quindi che quasi tutti gli interventi degli oratori fossero in friulano. Ogni traduzione severamente vietata.