Paladini di italianit

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    In Afghanistan quattro alpini sono stati uccisi. Quattro alpini del 7º. Il mio reggimento e quello nel quale mio padre, capitano, combatté in tempo di guerra. Titoloni, discorsi, funerali solenni e dopo pochi giorni tutto passato nel dimenticatoio. Mi piacerebbe che la stampa alpina si facesse carico di tener viva la memoria di questi Caduti e mi piacerebbe che, in occasione del 150º dell’Unità d’Italia, la nostra Associazione si facesse paladina di una propaganda di italianità, della sua cultura e della sua storia, che comincia ben prima del 1861. Raffaele Bonomi Milano Sono un vecchio caporale del Cividale, div. Julia. Pregherei vivamente di menzionare sul nostro giornale il TG2, ore 20,30 del 9 ottobre che ha aperto la sua edizione con le terrificanti immagini di quell’attentato e come sottofondo il nostro suggestivo Signore delle cime . Mi sono a dire poco commosso.

    Toni Filippin Paderno del Grappa (TV)

    Afghanistan e 150 anni di Unità d’Italia. I nostri Caduti, di tutte le guerre, sono ricordati più che negli altri paesi d’Europa e del mondo. Ma ha ragione Raffaele; mai abbastanza. Morire in giovane età in nome del giuramento di obbedienza fatto per aver indossata la divisa militare è sempre un fatto sconcertante e pone più di un interrogativo. Una risposta, sicuramente non esaustiva, viene da una lettura della storia sgombra da ideologie, da condizionamenti culturali e fondata su un’idea dello Stato inteso come massima espressione di civiltà, bisogno di identità e di appartenenza. Purtroppo nella nostra lunghissima e straordinaria vicenda nazionale sono prevalsi e continuano a prevalere interessi particolari e conflittualità di bottega. Per questo noi alpini sentiamo il dovere di continuare ad onorare i Caduti e a non nascondere la nostra commozione quando li ricordiamo. L’Alpino non fa propaganda di italianità , ma ogni mese propone una riflessione sulla nostra storia.

    Pubblicato sul numero di gennaio 2011 de L’Alpino.