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“Un Segno per ricordare”. È questa l’introduzione alla targa posta sul basamento della croce eretta dagli alpini sul Monte Cadrigna, in Comune di Veddasca sopra Passo Forcora che fu sede, nel 1999, di una tappa di Camminaitalia. In cima al Cadrigna, balcone dominante il Verbano, a 1.300 metri di quota sopra Maccagno, c’è un pianoro chiamato “Pian de la Cros”. I resti di un basamento ricordavano che ai tempi una croce proteggeva quel luogo. L’alpino Gianmario Piazza, nativo dell’alta valle, pensò un giorno che sarebbe stato bello posarne una nuova e lo propose. Raccolta fondi, autorizzazioni, lavoro dei soliti noti, ora la croce è su, a ricordare e onorare, nel 150° dell’Italia unita, tutti i Caduti, in particolare i dispersi, gli infoibati e chi è sepolto senza il segno della sua fede cristiana.

Il cimitero di Milovice, nei pressi di Praga, è stato teatro anche quest’anno di una cerimonia densa di emozioni nel ricordo dei 5.276 connazionali internati deceduti durante la prima guerra mondiale. È stata una cerimonia molto semplice, con la deposizione delle corone alla presenza dell’ambasciatore italiano a Praga Pasquale D’Avino, del ten. col. Romeo Tomassetti delle Forze Nato, esponenti militari delle forze armate della Repubblica Ceca, religiosi della chiesa cattolica e ortodossa, reduci boemi, il sindaco di Milovice con molti suoi concittadini e, a sorpresa, anche una folta rappresentanza di italiani residenti a Praga.

Giovanni Faggionato, vice presidente della sezione di Adelaide (Australia), intitolata a Franco Bertagnolli, abbraccia orgoglioso la nipote Ashlee Marie Faggionato, studentessa di medicina alla University of South Australia.

Il “Museo degli Alpini” inaugurato dalla sezione di Genova nella sede del gruppo di Savignone, è certamente uno dei più completi (anche se un museo è in continuo divenire) della nostra Associazione. Nacque da un’idea di un grande amico degli alpini, Delfo Pieramati, che in collaborazione con l’alpino Alberto Vianello, entrambi collezionisti, approntò una mostra sulle Truppe alpine e sull’Associazione in occasione della festa sezionale del 1992 che si tenne a Savignone.

Il premio “La penna alpina per la nostra montagna”, giunto alla seconda edizione, è stato istituito dalla sezione di Feltre con lo scopo di far risaltare l’operato di quanti svolgono azioni a favore della popolazione e del territorio della provincia di Belluno. Nel corso della cerimonia sono anche state consegnate le targhe “Generale Giangi Bonzo”, per azioni di alto valore militare e civile compiute da alpini in servizio al 7° Reggimento. Quest’ultimo riconoscimento è stato conferito alla memoria dei cinque militari Caduti lo scorso anno in Afghanistan nell’ambito della missione di pace ISAF.

Rispettiamo i luoghi sacri

Scrivo per una cosa che da un po’ mi sta… sul gozzo, non propriamente bella. Partecipo da anni a vari nostri raduni e mi pare di notare sempre più di frequente la partecipazione di persone, cappello ben piantato in testa, che si comportano come fossero ad una fiera paesana, sia durante le cerimonie, sia trattando senza rispetto i nostri stessi simboli e monumenti. Il 10 luglio scorso, forse complice il bel tempo che ha notevolmente aumentato il numero di veri e propri “gitanti”, ho visto con rammarico la base della Colonna Mozza (Ortigara) e poi quella della Madonna a Cima Lozze utilizzate come tavole da pic-nic. Forse ci sono tra noi persone che non sanno cosa significano quei Segni che grondano sangue.

Carlo Fontana - Rezzoaglio (GE)

Maria Luisa ci ha lasciato

Venerdì 6 gennaio Maria Luisa Ferri ci ha lasciato. Aveva 47 anni e da 25 lavorava alla nostra sede nazionale di via Marsala, all'ufficio associati. Per noi era Marilù, riservata e schiva, ma sempre aperta al sorriso. Sul lavoro era scrupolosissima. Era la voce per tante migliaia di alpini che chiamavano il suo ufficio per avere informazioni e per tanti Gruppi e Sezioni con i quali era in costante contatto.

Nelle nostre Forze Armate abbiamo enti, reparti, unità dalle caratteristiche completamente diverse tra di loro. Da dove deriva questa caratterizzazione, in che cosa consiste, quali effetti produce? In sintesi, questa caratterizzazione deriva dalla storia dell’Unità e costituisce quella che comunemente viene indicata come la “tradizione” di questo o quell’ente, reparto o unità. Ma cosa intendiamo per “tradizione”?

Ho letto con vivo interesse l’articolo su L’Alpino di novembre in merito alla riunione dei presidenti del 2° raggruppamento e alle proposte emerse. Verso la fine dello scritto si parla dei sacrari. Seppur tenuti perfettamente, mai una volta ho visto là un custode ad accogliere e a controllare i visitatori che si recano ad onorare la memoria dei nostri Caduti. In tutte le occasioni in cui passo con il mio cappello alpino un groppo alla gola mi prende e inizio a piangere. Sono sicuro di non essere il solo perché noi alpini siamo fatti così. La mia idea: potremmo essere noi volontari/e di Protezione civile, potremo essere noi alpini e alpine in sinergia con il comando Truppe alpine a tenere aperto e ad essere guide durante i fine settimana e le festività.

Giovanni Bissoli - Rivalta (VR)

Il mio insegnante di lettere all’istituto d’arte negli anni sessanta redarguiva me e i miei compagni del fatto che non avevamo alcuna passione per la cultura popolare. Oltre ai trattati di estetica crociana cercava d’inculcarci la cultura popolare che in Italia riesce a produrre più risultati della cultura ufficiale. L’artigianalità è ancora il tessuto produttivo e a volte riesce a raggiungere risultati di eccellenza. Così: in mezzo al mar ci stan camin che fumano… è cultura popolare autentica, figlia di tradizioni e spontaneità. Un artigiano che ama il proprio lavoro produce cultura. Alle Adunate degli alpini vorrei rivalutare i trabiccoli ed i loro creatori italiani estrosi, a volte approssimativi ma autentici come sanno essere gli alpini!

Guido Da Riva - Sassuolo (MO)

La nostra stampa.

Da due battaglioni a cinque brigate

Concluso il conflitto mondiale, l’Italia è un paese a “sovranità limitata”: il regime armistiziale e la presenza del governo militare alleato, unitamente alle difficoltà economiche dovute a cinque anni di conflitto e di bombardamenti, impediscono di affrontare la ricostruzione con la rapidità che molti vorrebbero. Entro questa cornice storica (che troverà sollievo solo con l’ingresso nell’Alleanza Atlantica del 1949), anche la rifondazione delle Truppe alpine subisce rallentamenti: dagli iniziali due battaglioni (“Piemonte” e “L’Aquila”) che avevano partecipato alla guerra di Liberazione, alla formazione delle cinque brigate che hanno costituito l’organico del Corpo sino agli anni Novanta (“Julia”, “Tridentina”, “Taurinense”, “Orobica”, “Cadore”), trascorrono otto anni.

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