Cultura popolare e trabiccoli

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    Il mio insegnante di lettere all’istituto d’arte negli anni sessanta redarguiva me e i miei compagni del fatto che non avevamo alcuna passione per la cultura popolare. Oltre ai trattati di estetica crociana cercava d’inculcarci la cultura popolare che in Italia riesce a produrre più risultati della cultura ufficiale. L’artigianalità è ancora il tessuto produttivo e a volte riesce a raggiungere risultati di eccellenza. Così: in mezzo al mar ci stan camin che fumano… è cultura popolare autentica, figlia di tradizioni e spontaneità. Un artigiano che ama il proprio lavoro produce cultura. Alle Adunate degli alpini vorrei rivalutare i trabiccoli ed i loro creatori italiani estrosi, a volte approssimativi ma autentici come sanno essere gli alpini!

    Guido Da Riva – Sassuolo (MO)

    Vedo di rispondere artigianalmente su un tema che meriterebbe ben altre considerazioni. La cultura è principalmente espressione dell’intelligenza e della creatività dell’uomo. I crociani non inorridiscano. Cerco di seguire il ragionamento di Guido perché un po’ di ragione ce l’ha quando dice: uno che ama il suo lavoro, che ci mette passione nelle cose che fa, si avvicina al concetto nobile del prodotto intelligente. Alcuni trabiccoli sono ingegnosi. Anche i carri mascherati a carnevale talvolta lo sono. Nessuno si pone il quesito di quanto siano artistici. Nelle Adunate, ahimè, vediamo sempre più spesso semplicemente trattori fracassoni con qualche bandiera e sopra un gruppo di ‘gitanti’ chiassosi che scorrazzano per le piazze, le vie dove gli alpini e la gente si concentrano per incontrarsi, cantare, scherzare. Quelli tutto sono fuorché intelligenti e un po’ tanto lontani anche dalla ‘cultura popolare’.