La custodia dei nuovi sacrari

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    Ho letto con vivo interesse l’articolo su L’Alpino di novembre in merito alla riunione dei presidenti del 2° raggruppamento e alle proposte emerse. Verso la fine dello scritto si parla dei sacrari. Seppur tenuti perfettamente, mai una volta ho visto là un custode ad accogliere e a controllare i visitatori che si recano ad onorare la memoria dei nostri Caduti. In tutte le occasioni in cui passo con il mio cappello alpino un groppo alla gola mi prende e inizio a piangere. Sono sicuro di non essere il solo perché noi alpini siamo fatti così. La mia idea: potremmo essere noi volontari/e di Protezione civile, potremo essere noi alpini e alpine in sinergia con il comando Truppe alpine a tenere aperto e ad essere guide durante i fine settimana e le festività.

    Giovanni Bissoli – Rivalta (VR)

    Il problema dei sacrari e la necessità di tenerli in ordine e custoditi è talmente grosso che se ne parla da tempo senza mai arrivarne a capo. Le urgenze della quotidianità e le difficoltà finanziarie in cui ci hanno portato governi cicale hanno solo aggravato la situazione. Qualcosa dobbiamo fare perché l’incuria e la mancanza di custodia dei nostri luoghi sacri non pesano solo su chi governa. Il rispetto verso i Caduti è di tutti. Quindi encomiabile la tua disponibilità, anche se si deve riconoscere che in termini di opere di restauro già molto è stato fatto dagli alpini. Sulla custodia non so che dire: non è semplice attivare un servizio così complesso e aggiungo che la supplenza a compiti che spettano allo Stato dev’essere definita con chiarezza e qualche onere, non il costo di un panino.