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La chiesetta “Madonna degli Angeli” sorge sulla collina che sovrasta Brusnengo, paese raggiungibile solo a piedi o con veicoli fuoristrada. È molto cara agli abitanti del luogo perché durante le due guerre mondiali molte mamme e spose qui pregavano per i loro cari.
Nel 2013 due alpini motociclisti, Aldo Bergoglio, capogruppo di Brozolo-Robella (sez. di Torino) e Massimo Rubeo della sezione di Biella, nel 70° dalla Campagna di Russia, decidono di viaggiare, a cavallo delle loro due ruote, ripercorrendo le tappe dell’epopea alpina: Rossosch, Nikolajewka, Nowo Kalitwa. Durante il viaggio incontrano il prof. Morozov che consegna loro un piastrino appartenuto ad un alpino. Al ritorno in Italia inizia la ricerca dei parenti e si scopre ben presto che il proprietario del piastrino è ancora vivo! È l’alpino Giovanni Polli, classe 1920. Durante la Campagna di Russia era con il 9° Alpini, btg. Val Cismon.
Sono trentacinque i giovani bergamaschi che hanno accettato di mettersi in gioco per un periodo di due settimane alla caserma Cantore del 6° reggimento Alpini di stanza a San Candido. Il primo giorno è iniziato con una lezione, quasi un ritorno in classe, utile per affrontare i giorni successivi. L'attività fisica è iniziata l'indomani, con una bella scarpinata sopra Braies, al rifugio Vallandro, a quota 2.040, dove ad attendere i giovani bergamaschi c’erano gli alpini della compagnia comando del 6° reggimento. Hanno predisposto un campo base per le attività del reparto che ha ingrossato le proprie fila con altri alpini rientrati dal monte Specie: erano lassù in occasione della festa del Reggimento, accompagnati dal loro comandante, il colonnello Luigi Rossi e dal comandante delle Truppe alpine, gen. C.A. Alberto Primicerj.
Si terrà al Fraternity club di Wollongong, il 4 e 5 ottobre, il 29° raduno degli alpini d’Australia. Questo il programma dei soli due giorni del raduno, poiché nei giorni precedenti non sono previste escursioni organizzate.
Nel 1991, in occasione dell’Adunata nazionale di Vicenza, venne organizzata a Bassano del Grappa la 1ª rassegna di cori alpini e il teatro Astra fu letteralmente preso d’assalto. Da allora la rassegna viene riproposta ogni anno ed è curata dal coro sezionale “Edelweiss ANA Monte Grappa”, diretto da Massimo Squizzato, a nome della sezione di Bassano e dell’amministrazione comunale. I cori che partecipano non sono mai gli stessi, in tal modo il pubblico ha la possibilità di ascoltare generi musicali diversi, fedeli alle tradizioni alpine. Ma l’elemento più importante rimane lo spirito della rassegna, da sempre rivolto alla solidarietà.
“Gesù dov’eri? Dov’eri settant’anni fa? Dov’eri quando i reduci erano in Russia a 19, 20 anni?”. Con queste parole don Alberto Casella, cappellano della sezione di Imperia, ha aperto l’omelia, alla Messa celebrata in occasione del 65° raduno nazionale al Colle di Nava, il 6 luglio scorso. “Non ho risposte – ha continuato don Casella – ma vi leggo le parole di chi ha vissuto sulla propria carne quei momenti”.
Si sono svolte a Lanzo Torinese le celebrazioni per il 94° di fondazione della sezione ANA di Torino - chiamata “La Veja” perché è la prima nata - e il 90° di fondazione del locale Gruppo alpini. La giornata uggiosa non ha scoraggiato i numerosi partecipanti, che hanno invaso il capoluogo delle Valli di Lanzo. Le cerimonie hanno preso avvio con gli onori al pluridecorato vessillo della sezione di Torino, scortato dal presidente Gianfranco Revello e dal consiglio sezionale. L’alzabandiera e la deposizione della corona al monumento dei Caduti di tutte le guerre hanno preceduto la sfilata per le vie del centro cittadino, aperta dalla fanfara sezionale “Montenero”.
“I Caduti non muoiono sui campi di battaglia, ma quando sono dimenticati. È allora che il popolo dei vivi non è più degno del grande popolo dei Caduti”. Questa è la frase incisa sulla lapide dedicata ai Caduti di tutte le guerre, che gli alpini del gruppo di Caluso hanno posto alla base della colonna al centro del Parco della Rimembranza, recentemente inaugurato. A tagliare il nastro del “luogo della memoria”, dimenticato da tempo e lasciato in uno stato di desolante abbandono, è stato monsignor Edoardo Cerrato, vescovo della diocesi di Ivrea, che ha celebrato la Messa al campo.
Dopo 30 mesi di mandato, il generale degli alpini Paolo Serra ha ceduto il comando della missione UNIFIL al gen. D. dei bersaglieri Luciano Portolano (a destra nella foto). Alla cerimonia hanno presenziato le massime autorità politiche e militari libanesi, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, il Capo di SMD ammiraglio Luigi Binelli Mantelli e il comandante del Comando Operativo Interforze, gen. C. Marco Bertolini.
I ramponi stridono sul ghiaccio vivo, lo graffiano senza cautela mentre il lento procedere della colonna supera il piano e punta un valico ancora miraggio, nel silenzio vuoto di quota tremila. Lui, il ghiacciaio, antico, imperturbabile maestro s’eleva al cielo, abbraccia la terra e si lascia percorrere porgendo la schiena carica di neve fresca. Peregrinare sui sentieri in costa, oltre i valichi e i passi imbiancati. In colonna, legati l’uno all’altro. E infine avvistare di lontano la meta, una sorta di traguardo spirituale che pone fine alla fatica, alla stanchezza e mette a tacere i disagi. Accade così ogni anno, gli ultimi giorni di luglio. Ma non questa volta.
La tipologia e la complessità degli scenari scelti, la meticolosa preparazione, l’appassionata partecipazione dei volontari, il coinvolgimento di parte della popolazione e l’intensa frequenza di eventi hanno fatto sì che l’esercitazione “Full scale” (“A larga scala”) sembrasse una vera emergenza. Il coordinatore del 4° Raggruppamento Nicola Cianci e i suoi collaboratori sono stati i principali artefici dell’ottima riuscita nella pianificazione dell’esercitazione. Per essere produttiva e ottenere una crescita professionale degli attori impegnati, essa deve tenere in massimo conto il territorio in cui si opera e i rischi al quale può essere soggetto. Quindi, tenuto presente che si era nella Majella settentrionale, il programma ha simulato un rischio sismico.
Molte e di straordinaria suggestione sono le leggende che la tradizione attribuisce ai Monti Sibillini che diffondono su di essi un alone di fascino e di mistero. È sufficiente evocare i nomi e i luoghi per dare libero corso alla fantasia su questo gruppo montuoso dell’Appennino umbro-marchigiano: il Monte Sibilla sul quale si cerca ancora l’antro del mitico personaggio, oppure il Lago di Pilato, piccolo specchio d’acqua di origine glaciale, nel quale ha trovato il suo habitat il “Chirocefalo del Marchesoni”, un piccolo crostaceo d’acqua dolce con la caratteristica, unica nel genere, di nuotare con il ventre rivolto verso l’alto.